STM starebbe valutando fino a 3.000 licenziamenti in Italia e Francia

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STMicroelectronics starebbe valutando tagli fino al 6% della sua forza lavoro, ovvero circa 3.000 dipendenti nei suoi stabilimenti francesi e italiani.

Secondo quanto riportato da Bloomberg, che ha citato fonti anonime, il produttore franco-italiano di semiconduttori STMicroelectronics sta valutando tagli fino al 6% della sua forza lavoro, ovvero circa 3.000 dipendenti negli stabilimenti francesi e italiani, nell’ambito di un programma di ristrutturazione da 300 milioni di dollari. La notizia non è stata confermata ufficialmente dall’azienda, ma un suo portavoce ha richiamato le dichiarazioni del CEO Jean-Marc Chery, il quale ha annunciato l’avvio di colloqui con i sindacati per riduzioni volontarie del personale.

Secondo Pietro Occhiuto, responsabile della FIOM CGIL in Brianza, dove STM ha uno stabilimento, l’azienda ha proposto all’European Work Council un piano di prepensionamenti con un solo nuovo posto aperto ogni tre pensionamenti anticipati.

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Anche Rosy Scollo, leader della FIOM CGIL di Catania, ha espresso preoccupazione, chiedendo al Ministro dell’Industria Adolfo Urso un incontro per ottenere rassicurazioni sul mantenimento dei livelli occupazionali, sugli investimenti e sulle nuove assunzioni. Il riferimento è all’ingente finanziamento di 2 miliardi di euro annunciato lo scorso anno dal governo italiano per la costruzione (proprio a Catania) di un impianto di microchip, che dovrebbe generare 3.000 nuovi posti di lavoro.

Il Ministero dell’Industria italiano e quello delle Finanze francese non hanno rilasciato commenti sulla vicenda.

STM, partecipata per il 27,5% dai governi francese e italiano, impiega attualmente 50.000 persone in tutto il mondo, ma sta affrontando un periodo difficile dovuto a un calo prolungato nei suoi principali mercati, in particolare quello automobilistico e industriale. Il piano di ristrutturazione, annunciato a novembre, prevede il trasferimento della produzione da impianti più datati e con wafer di dimensioni ridotte verso stabilimenti più avanzati a Crolles, in Francia, e ad Agrate, in Italia.

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Il Governo USA avvia la causa per fermare l’acquisizione di Juniper da parte di HPE

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Secondo il DoJ, l’acquisizione ridurrebbe la concorrenza nel mercato delle reti wireless LAN (WLAN), dove HPE e Juniper sono rispettivamente il secondo e il terzo maggiore fornitore.

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DoJ) ha intentato una causa per impedire l’acquisizione di Juniper Networks da parte di HPE per 14 miliardi di dollari. Secondo il DoJ, l’operazione ridurrebbe la concorrenza nel mercato delle reti wireless LAN (WLAN), dove HPE e Juniper sono rispettivamente il secondo e il terzo maggiore fornitore.

La causa, depositata presso il tribunale distrettuale della California del Nord, sostiene che la fusione comporterebbe una concentrazione eccessiva in un settore già dominato da pochi attori, limitando la scelta per i consumatori e portando a un aumento dei prezzi. Omeed A. Assefi, Assistente Procuratore Generale facente funzione della Divisione Antitrust, ha dichiarato che “anziché continuare a competere come rivali nel mercato WLAN, HPE e Juniper cercano di consolidarsi, aumentando la concentrazione in un mercato già concentrato”.

Il DoJ evidenzia inoltre che l’operazione rappresenterebbe una strategia per eliminare un concorrente diretto che stava erodendo i margini di profitto di HPE. A supporto della tesi, l’accusa cita comunicazioni interne di HPE precedenti all’annuncio dell’acquisizione, in cui i dirigenti esprimevano preoccupazione per la crescente minaccia rappresentata da Juniper. Alcuni documenti rivelano persino una strategia aggressiva per contrastare Juniper nelle trattative commerciali.

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HPE e Juniper hanno risposto con una dichiarazione congiunta in cui criticano l’analisi del Dipartimento di Giustizia, definendola “fondamentalmente errata”. Le aziende si dicono determinate a difendere la transazione, sostenendo anzi che favorirà l’innovazione e la scelta dei consumatori, migliorando la competitività nel settore del networking e rafforzando l’infrastruttura tecnologica degli Stati Uniti. Secondo HPE e Juniper, il mercato WLAN è già altamente competitivo e la fusione non limiterebbe la capacità di altri fornitori di competere.

L’operazione, annunciata oltre un anno fa, avrebbe permesso a HPE di raddoppiare le dimensioni della sua divisione networking, facendola diventare la principale fonte di reddito operativo dell’azienda. Tuttavia, la sovrapposizione con Aruba, azienda WLAN già di proprietà di HPE, e la divisione Mist di Juniper ha sollevato preoccupazioni da parte delle autorità antitrust.

Nonostante il via libera della Competition Markets Authority britannica e della Commissione Europea, il Dipartimento di Giustizia USA ha deciso di bloccare l’operazione, ritenendo insufficienti le rassicurazioni fornite da HPE.

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