Una supply chain stabile per i chip: le mosse dei “Fab 4”
Pochi giorni fa si è riunito un gruppo di lavoro (chiamato in gergo Fab 4 o Chip 4) composto da alti funzionari di Stati Uniti, Taiwan, Giappone e Corea del Sud per discutere del futuro della supply chain dei chip a livello globale. Secondo un articolo di Bloomberg, che cita un funzionario taiwanese non meglio precisato, nessuna azienda produttrice di chip ha preso parte all’incontro e i funzionari dei quattro paesi coinvolti dovrebbero scambiarsi informazioni su vari aspetti della supply chain. Taiwan e la Corea del Sud si concentrerebbero sulla produzione, il Giappone sui materiali e gli Stati Uniti sulle questioni di mercato.
Secondo l’articolo di Reuters, nel settembre dello scorso anno gli Stati Uniti hanno tenuto la prima riunione dei Fab 4 per discutere i modi per rafforzare la catena di fornitura dei semiconduttori, dopo due anni di carenza di chip a livello globale. L’incontro di questo mese, tuttavia, è stato il primo meeting formale tra i Fab 4 e arriva nel momento in cui l’amministrazione Biden si sta rivolgendo ai suoi alleati globali per imporre dei limiti alle esportazioni di tecnologia avanzata per la produzione di chip in Cina, con l’obiettivo di frenare i progressi del paese in varie tecnologie avanzate. Gli Stati Uniti sono sempre più preoccupati per il crescente potere geopolitico della Cina, che si basa in parte sulle sue capacità produttive.
La Cina, in quanto seconda economia mondiale, è un mercato enorme per le aziende globali di semiconduttori e le limitazioni alle esportazioni avranno un impatto sulle loro entrate e sui loro piani di crescita. I controlli sulle esportazioni avranno un impatto non solo sulle apparecchiature informatiche, ma anche su molti prodotti di consumo basati sui semiconduttori.
Rafforzare la produzione di chip
I controlli sulle esportazioni arrivano sulla scia del CHIPS and Science Act del 2022, firmato in agosto dal presidente USa Joe Biden. La legge prevede agevolazioni fiscali e fondi per attirare i produttori a costruire fabbriche negli Stati Uniti e dare impulso alla produzione di semiconduttori del Paese.
Ora anche molti altri Paesi, tra cui India, Francia, Regno Unito, Giappone e Australia, stanno estendendo gli incentivi per attirare gli investimenti nei semiconduttori. Taiwan è da tempo leader nella produzione di chip semiconduttori per PC, server e apparecchiature utilizzate per la ricerca avanzata.
Negli ultimi mesi, il gigante taiwanese della produzione di chip TSMC ha annunciato diversi investimenti per la costruzione di nuove fonderie e per l’iniezione di fondi in quelle esistenti. All’inizio di febbraio, il consiglio di amministrazione di TSMC ha approvato un’iniezione di capitale fino a 3,5 miliardi di dollari in TSMC Arizona.
A dicembre, il colosso delle fonderie ha annunciato l’intenzione di aprire una seconda fabbrica di chip in Arizona, triplicando i suoi investimenti negli Stati Uniti fino a 40 miliardi di dollari. Questo rappresenta “il più grande investimento diretto estero nella storia dell’Arizona e uno dei più grandi investimenti diretti esteri nella storia degli Stati Uniti”, ha dichiarato TSMC, che prevede inoltre di aprire un secondo impianto di produzione di semiconduttori in Giappone con un investimento di circa 7,4 miliardi di dollari.