Web Tax stralciata dalla finanziaria, resta la soglia dei 750 mln: scampato pericolo per le PMI digitali
È iniziata la settimana cruciale per la manovra di bilancio 2025 con le votazioni nelle commissioni. Durante il vertice di maggioranza di ieri al termine del Consiglio dei Ministri, chiamato a sciogliere gli ultimi dubbi e a trovare possibili accordi sugli emendamenti, è stato trovato un accordo per lo stralcio agli emendamenti che avrebbero portato a estendere l’applicazione della cosiddetta Web Tax a qualsiasi azienda abbia ricavi da pubblicità o intermediazione su piattaforme digitali.
La norma si sarebbe dovuta applicare sul fatturato, e non sugli utili, perché era stata originariamente pensata per colpire le grandi multinazionali che – pur realizzando enormi profitti – riescono ad abbattere gli con trasferimenti transfrontalieri. Come avevamo riportato in questo articolo, la proposta governativa puntava ad estenderla a tutti gli esercenti attività d’impresa, residenti e non residenti, andando a eliminare l’attuale limite di 750 milioni di euro di fatturato previsto dalla normativa attuale.
In particolare è passata la linea di Forza Italia, contraria fin da subito all’estensione della Web Tax anche a editori digital e startup (entrambe attività in cui la famiglia Berlusconi ha importanti interessi, va detto).
Al termine dell’incontro di ieri capigruppo di Forza Italia alla Camera e al Senato, Paolo Barelli e Maurizio Gasparri, si sono dichiarati soddisfatti per l’accordo raggiunto nella maggioranza. Non si conosce ancora il testo dell’emendamento all’art.4 che sarà sottoposto al voto nelle commissioni, ma la sostanza è che il mondo delle Pmi e gli editori dovrebbero poter tirare un sospiro di sollievo.
L’incontro, da quello che si è appreso, ha consentito di condividere alcuni aggiustamenti, in particolare sulle priorità della manovra: imprese, famiglie e sanità.