L’Intelligenza Artificiale italiana vale 380 milioni, il mercato torna a correre: +27%
Il mercato italiano della Intelligenza Artificiale nel 2021 è cresciuto del 27%, raggiungendo i 380 milioni di euro di valore. Una crescita quasi doppia rispetto a quella del 2020 (+15%) e tornata ai livelli precedenti alla pandemia, segno che le imprese italiane hanno capito la strategicità di queste tecnologie, favorite anche da uno scenario di abbondanza di risorse pubbliche (vedi PNRR) e di forte impegno sull’AI da parte delle istituzioni italiane ed europee.
È il dato principale dell’edizione 2022 (la quinta) dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, presentato ieri, che definisce il mercato AI come il fatturato verso clienti finali registrato da imprese private con sede in Italia nel 2021 per sistemi hardware e software con capacità tipiche dell’essere umano (interazione con l’ambiente, apprendimento e adattamento, ragionamento e pianificazione), capaci di perseguire autonomamente una finalità definita, prendendo decisioni fino a quel momento solitamente affidate alle persone.
Il 76% dei 380 milioni proviene da investimenti di aziende italiane, il 24% di aziende estere. Inoltre il software rappresenta il 61% del mercato della intelligenza artificiale contro il 39% di servizi.
Computer Vision e Chatbot/Virtual Assistant le aree a più forte crescita
“L’Intelligenza Artificiale è oggi fortemente maturata e ha tutto il potenziale per diventare un fattore centrale nella trasformazione digitale di imprese, PA e della società nel suo complesso – ha detto Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio AI -. Il mercato ha ripreso a crescere consistentemente per tutte le tipologie di progetti, e in particolare nelle aree Computer Vision (+41%), Chatbot e Virtual Assistant (+34%) e Intelligent Data Processing (+32%)”.
Più in dettaglio l’Osservatorio ha analizzato sei aree applicative (definite qui) delle tecnologie AI: l’Intelligent Data Processing ne rappresenta circa un terzo del valore (35%), Natural Language Processing (17,5% del mercato, +24% la crescita 2021), Recommendation Systems (16% del mercato, +20%), Computer Vision (11% del mercato), Chatbot e Virtual Assistant (10,5%), e Intelligent RPA (10%, +16%).
“380 milioni di euro possono sembrare una dimensione piccola rispetto ad altri mercati del mondo digitale in Italia che studiamo come Osservatori: quello dei Big Data e Analytics per esempio vale oltre 2 miliardi, quello Cloud quasi 4 miliardi”, ha osservato Piva. “In realtà riteniamo che in pochi anni la Intelligenza Artificiale diventerà l’attore protagonista della rivoluzione digitale in Italia. Il fatto è che le nostre scelte metodologiche per l’AI sono restrittive, per esempio non consideriamo gli investimenti interni delle aziende a supporto dei progetti AI, alcune aree applicative come robot e veicoli autonomi, e tutti i sistemi che non decidono autonomamente, per esempio quelli che supportano decisioni umane“.
Spesa di intelligenza artificiale per settori, il più attivo è il banking/finance
Per quanto riguarda la spesa in AI dei vari settori, il più attivo è il banking/finance (21% del mercato), seguito da energy/utility (15%), manufacturing (13,5%), telco/media (10%) e insurance (10%). “Banche e finance sono interessate soprattutto a usare l’AI per il riconoscimento biometrico e l’analisi del mercato in contesti di grande incertezza, il settore energy a ottimizzare gli impianti energetici, ai digital twin per monitoraggio componenti e stima di vita utile, le assicurazioni a polizze ottimizzate per stile di guida, e polizze per asset industriali con sensori IoT, e telco e media alla manutenzione predittiva per apparati di rete con droni AI enabled, e alla produzione di contenuti basati sulle preferenze degli utenti”, ha aggiunto Piva.
L’Osservatorio ha poi analizzato l’atteggiamento verso la Intelligenza Artificiale delle aziende italiane con due indagini, una su 200 grandi imprese e una su 516 piccole e medie imprese (PMI), da cui emerge un forte divario. Nelle grandi imprese infatti la percentuale di quelle che hanno avviato almeno un progetto AI è salita al 59% (dal 53% del 2020), mentre nelle PMI si ferma al 6%, di cui il 4% con iniziative sperimentali e il 2% con progetti già operativi.
“Il Programma Strategico governativo per l’AI affronta alcuni mali cronici dell’innovazione in Italia”
Una parte del rapporto è dedicata al nuovo Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale 2022-2024, nato dal lavoro congiunto di tre Ministeri (Università e Ricerca, Sviluppo Economico, Innovazione Tecnologica), e commentato anche dal sottosegretario Anna Ascani e dai ministri Vittorio Colao e Maria Cristina Messa in brevi video durante il convegno di presentazione dell’Osservatorio AI.
“Il Programma ha prodotto 24 raccomandazioni d’azione nelle aree Talenti e Competenze, Ricerca, e Applicazioni nel Privato e nella PA, con un approccio collaborativo e inclusivo, che affronta in modo esplicito alcuni mali cronici dell’innovazione nel nostro Paese”, ha sottolineato Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio AI. “Ora è necessario compiere il passo successivo, la creazione di un piano esecutivo, che dovrà prevedere meccanismi di governance e monitoraggio, con l’articolazione temporale degli interventi, il bilanciamento tra distribuzione delle risorse e presidio dei risultati, e quello tra le indicazioni del programma (top-down) e le proposte dall’ecosistema industriale e accademico (bottom-up)”.
Evoluzione tecnologica: crisi dei chip, data analysis e sostenibilità i trend principali
Non è mancato anche un aggiornamento sull’evoluzione tecnologica in ambito AI nel 2021, “che è stata caratterizzata da tre principali trend”, ha spiegato Manuel Roveri, responsabile della ricerca dell’Osservatorio. “Il primo è la crisi dei semiconduttori, che ha fatto salire il tempo di attesa medio per un chip hardware ad alte prestazioni per l’AI a 35 settimane, e che ha incentivato la ricerca di modi per sfruttare meglio e più a lungo le piattaforme già esistenti”.
Il secondo è il sempre maggiore interesse per la data analysis, “soprattutto in tempo reale e su dati eterogenei, che dovrà essere bilanciata nei sistemi di AI con le tematiche di tutela della privacy degli utenti”. E il terzo è la crescente attenzione per i temi della sostenibilità anche in campo AI: “Già oggi l’1% del consumo mondiale di energia elettrica viene dai Data Center, nei quali vengono eseguiti gli algoritmi di AI, ma soprattutto è stato calcolato che il training di una rete neurale profonda genera la stessa quantità di CO2 di 5 automobili in tutta la loro vita: la sostenibilità deve quindi essere parte del design delle soluzioni di Intelligenza Artificiale”.
Consumatori molto positivi, ma con alcune perplessità
Infine un accenno a un’altra indagine dell’Osservatorio AI, in questo caso su 1000 consumatori, in collaborazione con Doxa. Ne emerge che solo il 5% dei consumatori non ha mai sentito parlare di Intelligenza Artificiale: una conoscenza diffusa ma molto superficiale, perché solo il 60% riesce a riconoscere la presenza di funzioni di AI nei prodotti/servizi utilizzati. L’80% ha un’opinione abbastanza o molto positiva dell’AI, ma rimangono perplessità su temi come la privacy, gli impatti sul lavoro e le implicazioni etiche, e su alcuni scenari di applicazione dell’AI. Ad esempio il 48% dei consumatori è contrario ai robot “badanti” per le persone anziane o fragili, e il 47% ai consulenti finanziari “robot” che gestiscono autonomamente gli investimenti.