Mercato IT in Italia molto meglio del PIL: la crescita sfiora il 4%

Il mercato IT in Italia va molto meglio dell’economia generale del paese: nel 2018 ha fatto segnare un tasso di crescita del 3,8%, più che doppio rispetto al 2017, raggiungendo i 24,2 miliardi di euro di valore. In questo dato generale brillano particolarmente i comparti hardware e software addirittura a livelli di crescita “cinesi”, rispettivamente +6,2% e +5,7%, mentre il comparto servizi IT si attesta a un tasso di crescita più “normale” dell’1,4%.
Sono i principali dati dell’Assintel Report 2020, realizzato insieme a IDC Italia e presentato ieri nella cornice dello Smau a Milano da Fabio Rizzotto, Head of Research Italy appunto di IDC.
Il trend continua: +2,6% annuo fino al 2022
Altra buona notizia che emerge dal rapporto è che il trend positivo per il mercato IT italiano continuerà nei prossimi anni, con un tasso medio annuo di crescita del 2,6% fino al 2022, trainato soprattutto dal software (6,4%), mentre per l’hardware il picco di crescita del 2018 continuerà anche nel 2019 a causa del rinnovamento delle infrastrutture a supporto dei molti progetti in corso di trasformazione digitale, per poi attestarsi su un andamento piatto tra 2020 e 2022.
La cattiva notizia invece è che il comparto dei servizi di telecomunicazioni è l’unico in calo. Nel 2018 ha avuto una flessione del 2,7% che riduce la crescita dell’intero mercato ICT (IT più tlc) al 2,3%, per un totale di 30,5 miliardi. Ma anche nei prossimi anni, fino al 2022, i servizi tlc continueranno a calare di un 2% medio annuo, nonostante le grandi attese per la diffusione delle reti 5G.
Nella presentazione dell’Assintel Report 2020 allo Smau, Rizzotto si è soffermato in particolare sui segmenti a più alta crescita. Tra quelli consolidati, che IDC definisce pilastri della “terza piattaforma”, spicca la crescita del 26% del Public Cloud, che ha superato i 2 miliardi di euro e quest’anno manterrà lo stesso tasso di sviluppo portandosi a 2,5 miliardi, più o meno la stessa dimensione (2,4 miliardi) del comparto Big Data & Analytics, che però quest’anno crescerà “solo” del 7,8%.
Invece tra le tecnologie emergenti, definite “innovation accelerator”, la parte del leone è dell’Internet of Things, che cresce del 24% e che secondo IDC in Italia raggiungerà alla fine di quest’anno un fatturato di oltre 19,5 miliardi di euro. Molto più contenute, ma in forte crescita, le dimensioni dei segmenti Intelligenza Artificiale (+39%), Realtà Aumentata e Virtuale (+160%) e dispositivi Wearable (+116%).
Budget 2020: il 16% aumenta, il 10% taglia
L’Assintel Report 2020 contiene un’ampia sezione dedicata al punto di vista delle imprese utenti, basata su un’indagine in cui ne sono state intervistate oltre mille. Il quadro generale è positivo, con oltre il 16% che aumenterà il budget ICT nel 2020 e solo il 10% che lo ridurrà, mentre il restante 74% lo manterrà invariato.
La situazione però è molto diversa tra imprese medio-grandi e piccole: nelle prime la percentuale di chi aumenterà il budget ICT sale al 25%, nelle seconde scende al 10%. Spaccatura che si evidenzia anche sulla fase di avanzamento della trasformazione digitale, dove il 62% delle grandi aziende si dichiara in fase di implementazione in corso o avanzata, contro il 18% delle piccole.
La trasformazione digitale serve a ridisegnare il business e monetizzare i dati
In uno scenario generale in cui le principali priorità di business sono il miglioramento della soddisfazione del cliente e la riduzione dei costi aziendali, gli obiettivi prevalenti della trasformazione digitale sono il ridisegno del modello di business (40%) e la valorizzazione e monetizzazione dei dati (26%).
“Sono questi sono i due grandi fattori della “determinazione digitale, trend che IDC sta rilevando in tutto il mondo”, ha detto Rizzotto. “Altri obiettivi della trasformazione digitale sono gestire i talenti, segnalato dal 20% delle aziende italiane, automatizzare le operations (19%), e gestire i canali digitali in modo integrato (15%)”.
Interessante anche il confronto tra le criticità principali della trasformazione digitale percepite due anni fa, e quelle percepite adesso. Il change management resta su livelli alti e praticamente invariati (46% adesso, 44% due anni fa), il fattore finanziario (costi dell’innovazione) preoccupa molto di meno (31% oggi, 45% due anni fa), così come la definizione della strategia e modello di business (6% contro 22%) mentre la carenza delle competenze invece oggi preoccupa molto di più (28% contro 12%).
Il trionfo del Cloud
Un’altra cosa importante che emerge dall’Assintel Report 2020 è il trionfo del Cloud nelle priorità di investimento tecnologiche delle aziende utenti nel 2020, con tre dei primi quattro posti (primo SaaS, secondo PaaS, quarto IaaS). Un’egemonia interrotta solo dalla Sicurezza IT al terzo posto, mentre le priorità seguenti vedono la Mobility citata due volte (Mobile App al quinto posto, piattaforme di enterprise mobility al settimo). Completano la Top 10 le applicazioni core business (ERP, CRM, SCM) al 6° posto, l’area analytics/big data/cognitive/AI all’ottavo, il software open source al nono, e virtualizzazione e software-defined al decimo.
Cambio della guardia alla presidenza Assintel
Da segnalare infine anche il cambio della guardia alla presidenza di Assintel: proprio alla presentazione del rapporto 2020 Giorgio Rapari, presidente da 15 anni, ha passato il testimone a Paola Generali, eletta pochi giorni fa. “La sfida per la community ICT è guidare la trasformazione digitale, mettendosi davvero in gioco. Al suo interno, riscrivendo i propri modelli di business, e verso l’esterno, facendosi driver culturale verso il sistema delle imprese e della Pubblica Amministrazione. Vedo l’associazione come un treno super tecnologico che deve via via accogliere viaggiatori sempre più consapevoli”, ha detto Generali.