Prezzi dei prodotti tech, “con i dazi di Trump +46% per i laptop, +26% per gli smartphone”
I dazi sull’importazione di prodotti esteri che il neo presidente degli USA Donald Trump ha più volte dichiarato di voler introdurre in caso di sua elezione possono comportare forti aumenti di prezzo di diversi prodotti tech sul mercato statunitense: Laptop e Tablet per esempio potrebbero aumentare del 46%, le console per video game del 40%, gli smartphone del 26%.
Inoltre il dazio del 60% sui prodotti cinesi non servirebbe a riportare la produzione di tali prodotti negli USA, perché le dinamiche di mercato renderanno più conveniente la loro produzione in altri paesi.
Sono le conclusioni di un report commissionato dalla CTA (Consumer Technology Association) – l’associazione dei produttori di tecnologie USA che tra l’altro organizza la principale manifestazione mondiale del settore, il CES di Las Vegas – e pubblicato in ottobre.
L’analisi si concentra su due proposte che Trump e i suoi alleati hanno ripetuto più volte durante la campagna elettorale, e che potrebbero essere promulgate dal Presidente degli Stati Uniti tramite un executive order, senza necessità di un voto di approvazione del Congresso:
– un dazio del 60% su tutte le importazioni dalla Cina.
– un dazio del 10% o 20% sulle importazioni da tutti gli altri paesi.
Gli obiettivi di questi dazi, secondo la campagna elettorale dei Repubblicani, sarebbero i seguenti: riportare la produzione negli Stati Uniti; proteggere le comunità e i lavoratori statunitensi dalla concorrenza estera; raccogliere maggiori entrate tariffarie per sostituire l’imposta sul reddito USA; rispondere ad altri paesi che mantengono rispetto agli Stati Uniti, o che limitano le esportazioni e gli investimenti degli Stati Uniti.
La verità, si legge nel report, è che i dazi proposti da Trump non raggiungeranno mai questi obiettivi e porteranno a conseguenze indesiderate.
“Attraverso questo report”, spiega CTA, “stiamo contribuendo al crescente corpus di analisi su queste proposte. Gran parte di queste analisi finora riguarda le conseguenze che avrebbero questi dazi sull’economia in generale. L’analisi di TPW per nostro conto invece esamina gli impatti specifici di tali dazi (60% sulle importazioni dalla Cina e 10% su quelle dagli altri paesi) su dieci prodotti di consumer tech, tra cui smartphone, laptop e tablet, dispositivi connessi, console per videogiochi e accessori per computer”.
Le conclusioni – le principali le abbiamo citate all’inizio dell’articolo – sono che i dazi causeranno aumenti di prezzo del 46% per laptop e tablet (l’aumento medio sarebbe di 357 dollari), del 40% per le console per videogiochi (per un aumento medio di 246 dollari), del 26% per gli smartphone (cioè mediamente di 213 dollari), del 6% per i Desktop, e del 9% per le TV.
E che i dazi sulle importazioni cinesi sposteranno in gran parte la produzione in altri paesi, ma non negli Stati Uniti.
Nel complesso, spiega il report, il potere d’acquisto dei consumatori statunitensi per i prodotti tecnologici di consumo diminuirà di 90 miliardi di dollari all’anno. I consumatori ridurranno i loro acquisti di laptop e tablet del 54%, di smartphone del 44% e di console per videogiochi del 57%.
“I dazi proposti non creeranno più occupazione o produzione negli Stati Uniti”, scrive CTA. “In effetti, potrebbe accadere il contrario, ovvero la nostra produttività diminuirà e i posti di lavoro potrebbero essere persi nel tempo, quando i lavoratori e le aziende avranno un accesso meno conveniente alla tecnologia. Se queste tariffe venissero imposte, la reputazione e la credibilità degli Stati Uniti si deteriorerebbero rapidamente, così come il rating creditizio del paese”.
Invece di affidarsi alle tariffe per affrontare tutti i problemi percepiti della vita, sottolinea la CTA, gli Stati Uniti possono e devono adottare una politica commerciale pro-crescita e lungimirante che affronti le pratiche commerciali sleali con gli avversari, innalzi gli standard ambientali e del lavoro, risolva le barriere al commercio in modo amichevole con gli alleati e apra nuovi mercati alle esportazioni statunitensi di beni, servizi e investimenti in tutto il mondo: “Una “Fortezza America” tagliata fuori dal resto del mondo renderà gli Stati Uniti meno innovativi, più poveri, scollegati dall’economia globale e incapaci di affrontare i crescenti rischi e conflitti globali”.