Piccoli MSP italiani crescono: il 30% gestisce più di 500 endpoint
Piccoli MSP crescono, anche in Italia. Il modello del Managed Service Provider, che offre servizi di gestione continuativa del sistema informativo delle aziende utenti dietro pagamento di un canone periodico fisso, è in continua ascesa. E gli MSP italiani – pur in gran parte medio-piccoli, e con tariffe ancora molto variabili – mostrano interessanti crescite di fatturato, parchi IT gestiti in espansione, gamma di servizi offerti sempre più ampia, con margini in aumento, ed erogati nell’80% dei casi attraverso piattaforme digitali di controllo e gestione remota.
Questa è in poche parole l’evoluzione dell’MSP italiano “medio” che esce dall’indagine “Lo stato degli MSP in Italia 2020” realizzata da Achab su 194 fornitori di servizi IT in Italia, e presentata dal distributore italiano in occasione del suo evento digitale “MSP Day 2020” che si è tenuto nei giorni scorsi.
Il 29% degli MSP italiani fattura oltre un milione di euro
“L’MSP italiano tipico gestisce meno di 100 clienti (solo il 45% ne ha di più), e offre contratti annuali (solo il 24% propone durate inferiori), con tariffe orarie tra 46 e 60 euro. Rispetto al 2019 (Achab aveva fatto un’indagine analoga anche un anno fa, ndr) aumentano le aziende che gestiscono più di 100 clienti e quelle che offrono contratti pluriennali, anche con tariffa oraria superiore alla media”, spiega Andrea Veca, CEO di Achab (che ci ha parlato diffusamente del mercato MSP anche in questa intervista).
Scendendo più in dettaglio sulla dimensione degli MSP italiani uno su 3 ha più di 10 dipendenti, “ma il dato più interessante è che la percentuale di realtà sotto i 5 addetti scende in un anno dal 63% al 51%”.
Quanto al fatturato, il 17% realizza meno di 100mila euro l’anno, il 54% tra 100mila e un milione, e il 29% va oltre il milione. “Quasi il 60% ha visto aumentare il fatturato tra 2018 e 2019, e di questi circa il 48% è cresciuto in doppia cifra. Rispetto a un anno fa cala il numero di microaziende e aumenta il numero di aziende strutturate, e tutto ciò può significare che alcune si sono ingrandite grazie al modello MSP”.
Altro dato a conferma della crescita degli MSP italiani è quello delle dimensioni del parco IT gestito: ormai un operatore su 3 raggiunge o supera i 500 endpoint (pc, server, mobile, stampanti): “Una soglia critica che richiede un passaggio da una gestione artigianale a una gestione strutturata e organizzata”, sottolinea Veca.
L’80% eroga i servizi gestiti attraverso piattaforme digitali
Ma gli elementi strutturali probabilmente più importanti dell’indagine sono due. Primo: oltre la metà (53%) si dichiara un fornitore di servizi IT gestiti, cioè un MSP a tutti gli effetti, contro il 27% che utilizza un modello reattivo “break/fix” (intervento su richiesta del cliente), e il 20% che vende pacchetti di ore o assistenza.
Secondo: lo strumento principale di erogazione dei servizi è ormai in larga parte una piattaforma digitale: nel 40% dei casi un software di controllo remoto (es. Teamviewer, ISL Online, Ammyy, RDP), e in un altro 40% una soluzione integrata di gestione IT o RMM (Remote Monitoring e Management), mentre si riduce al 20% la quota di chi opera principalmente tramite visite presso i clienti.
Le criticità: trovare specialisti tecnici e differenziarsi dalla concorrenza
Tra le criticità principali, gli MSP italiani indicano il reperimento di specialisti tecnici (47%), la necessità di aumentare l’efficienza dei processi aziendali (40%), la mancanza di consapevolezza dei clienti in tema di ransomware e cybersecurity (66%), la difficoltà a differenziarsi sul mercato (49%), e i lunghi tempi di risposta dei fornitori dei prodotti gestiti (72%).
Quanto alla formazione, il 72% degli MSP vi dedica un giorno al mese, il 10% un giorno alla settimana. Il 96% degli MSP partecipa a eventi di settore e il 26% ad almeno a un evento ogni due mesi. “ Dati incoraggianti a dimostrazione di un settore in evoluzione e desideroso di apprendere”, ha commentato Veca.
La gamma dei servizi: dalla gestione dei server al pay-per-print
L’ampia sezione dell’indagine dedicata alle tipologie di servizi erogate dagli MSP italiani evidenzia prima di tutto l’estrema varietà delle tariffe: per esempio il canone mensile per la gestione di un server va da meno di 20 euro a oltre 150, e il 20% addirittura non eroga questo servizio, mentre il canone per la gestione di un pc o notebook va da meno di 10 euro a oltre 30, e il 28% non eroga il servizio.
Per il resto i servizi più diffusi sono antivirus – offerto dal 90% degli MSP italiani -, backup e disaster recovery (72%), e servizi email (67%). “Per quanto riguarda il backup e DR, rileviamo tariffe molto differenziate, da meno di 50 euro al mese a oltre 150, in funzione dei diversi livelli di servizio offerto, alla possibilità e velocità di recupero dei dati o di ripartenza di un intero sistema non più disponibile”, spiega Veca.
Invece tra i servizi meno diffusi spiccano gestione dei mobile device (offerti dal 32% dei MSP italiani), servizi VoIP (27%) e servizi pay-per-print (11%). “Nel primo caso, tra quelli che lo fanno è aumentata del 20% (ora è il 52%) la percentuale di chi riesce a farsi pagare, il VoIP è una nicchia dove non c’è ancora troppa concorrenza (parlando di servizi gestiti), visto che aumentano del 20% gli MSP che riescono a spuntare tariffe oltre i 20 euro al mese, mentre nel pay-per-print rispetto al 2019 i canoni mensili sono aumentati: è un settore da valutare, magari stringendo collaborazioni con realtà già consolidate e strutturate che possono erogare il servizio per conto terzi”.
Infine l’indagine dimostra che i MSP italiani si rivolgono a clienti di tutti i tipi e dimensioni, con prevalenza di studi professionali e imprese manifatturiere, seguiti da società di consulenza e di costruzioni ed edilizia. “Gli MSP italiani lavorano indistintamente su tutti i settori merceologici, e questo ha aiutato la gran parte degli MSP italiani a diversificare il rischio e mitigare gli impatti della crisi Covid-19 – conclude Veca –. E li sta aiutando a capitalizzare alcuni dei trend che continueranno anche dopo l’emergenza, per esempio la maggior consapevolezza dell’importanza dell’IT, il fatto che la presenza fisica del fornitore non è indispensabile, e la forte necessità di efficienza e sicurezza”.