L’emergenza economica dovuta alla pandemia ha spinto molte piccole e medie imprese (PMI) italiane ad accelerare il loro percorso di digitalizzazione, anche se il quadro generale resta di adozione limitata delle tecnologie e soprattutto di carenza culturale e di competenze. Eppure le poche che possono dirsi davvero digitalmente avanzate hanno risultati economici nettamente migliori della media.

Queste le conclusioni principali di un’indagine su 1038 PMI italiane contenuta nella prima edizione dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano, presentata proprio oggi.

E-commerce, gestione documentale, servizi cloud: segnali incoraggianti

I ricercatori del Politecnico, in collaborazione con Capterra, hanno lavorato su un campione di imprese che rientrano nella definizione ufficiale di PMI dell’Unione Europea (numero di addetti tra 10 e 249, meno di 50 milioni di euro di fatturato).

Su questo comparto, come sull’economia in generale, la congiuntura negativa dell’ultimo anno ha avuto impatti rilevanti, con effetti di lungo periodo ancora incerti. Ma durante i lockdown il digitale ha rappresentato un’ancora di salvezza per molte imprese, spingendo forzatamente le PMI a investire in alcune di queste tecnologie.

Per esempio nell’e-commerce: le PMI italiane che vendono prodotti online, storicamente poche rispetto alle grandi imprese e alle PMI europee, sono cresciute di oltre il 50% rispetto al periodo pre-COVID, grazie soprattutto alle piattaforme eCommerce di terze parti, cui le PMI si sono rivolte per raggiungere nuove fette di clienti durante i periodi di chiusura forzata dei canali fisici. E i risultati le hanno convinte, visto che per 4 PMI su 10 l’e-commerce è una priorità di investimento anche per il 2021.

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Altra area in cui le PMI hanno investito molto sono le soluzioni digitali per lo scambio di dati e informazioni aziendali. Da un lato 9 PMI su 10 gestiscono in maniera elettronica almeno una parte dei propri documenti aziendali, quali documenti di trasporto o conferme d’ordine. Dall’altro, si è registrato un forte aumento dei servizi in Cloud, fruiti dal 69% delle PMI, dovuto principalmente a un maggiore utilizzo dei servizi software di base, e in minor parte a investimenti infrastrutturali in Cloud.

Solo nel 3% delle PMI i dati sono accessibili da remoto

Osservatorio PMI Giorgia Sali

Giorgia Sali, Direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano

“Al netto di questi segnali incoraggianti, però, la trasformazione digitale delle PMI rimane limitata a specifici servizi e strumenti operativi, faticando a decollare verso una revisione strategica dei processi: i dati evidenziano una situazione ancora critica sia dal punto di vista culturale e di competenze, sia da quello tecnologico”, dichiara Giorgia Sali, Direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano.

“Solo il 21% delle PMI ritiene di essere molto avanti o a buon punto del percorso di trasformazione digitale; un ulteriore 36% afferma di stare puntando di più sul digitale anche in risposta alla crisi Covid-19. Rimane di contro una buona parte di imprese (43%) che continua a mostrare resistenze legate ai costi troppo alti (15%) e all’idea che il digitale sia marginale per il proprio settore di attività (27%)”.

A mancare è in primo luogo il know-how: il 42% delle PMI dichiara di possedere competenze digitali basse (17%) o distribuite in maniera non omogenea tra il personale aziendale (25%), che rendono difficile l’implementazione e l’utilizzo diffuso di nuove tecnologie.

L’accessibilità dei dati e delle informazioni al di fuori degli edifici aziendali è stata raggiunta completamente solo dal 3% delle PMI. Nella maggior parte dei casi, infatti, l’accesso è consentito esclusivamente (18%) o prevalentemente (53%) presso la sede.

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ERP e IT Security, scenario a luci e ombre

In termini di piattaforme, solo il 36% delle PMI è dotato di un ERP aziendale che integri le viste dei diversi processi. Ben il 33% invece non conosce la tecnologia o non ne prevede l’introduzione.

Quanto a sicurezza informatica e analisi dei dati, cresce l’interesse ma non è diffuso un approccio consapevole a questi temi: ad esempio, solo il 37% delle PMI utilizza soluzioni avanzate di security e solo il 12% ha svolto progetti che sfruttano i big data.

Per una PMI, intraprendere un percorso di trasformazione digitale non significa soltanto adottare tecnologie e soluzioni lungo i processi aziendali, ma anche lavorare sulla cultura digitale, strategica e operativa. E su questo i risultati di ricerca evidenziano ancora un gap culturale: costruendo un indice di maturità a partire da queste due dimensioni e segmentando il campione sulla base di questo, emerge che solo il 9% delle realtà possiede un approccio “avanzato” rispetto al digitale, ossia cerca di anticipare il cambiamento con una visione strategica del percorso di innovazione.

Eppure sul campione analizzato, queste PMI più mature digitalmente risultano avere in media prestazioni economiche nettamente migliori rispetto alle altre in termini di utile netto (+28%), margine di profitto (+18%), valore aggiunto (+11%), ed EBITDA (+11%), oltre ad avere riscontrato minori rallentamenti operativi durante l’emergenza Covid-19.

Il PNRR può essere importante, ancora più importante investire sulle competenze

In questo scenario, conclude Sali, per stimolare la digitalizzazione delle PMI il NextGenEU può giocare un ruolo importante.

“Sono senza dubbio positivi gli investimenti previsti dal PNRR per la digitalizzazione delle PMI, come ad esempio il potenziamento della banda larga e della connettività e il miglioramento dell’accesso al credito per le imprese. È ancora più cruciale, però, investire sulle competenze, sia specialistiche sia manageriali. Inoltre, migliorare la conoscenza delle misure da parte degli imprenditori, declinare i piani (come il ‘Transizione 4.0’) in un’ottica pluriennale, lavorare sulla chiarezza dei testi di legge e sulla semplificazione delle procedure sono iniziative fondamentali da implementare, per consentire un utilizzo sempre più intensivo delle tecnologie e una revisione strategica dei processi aziendali in chiave digitale”.