Le startup e PMI innovative dell’ICT crescono e generano ritorni più alti delle non-ICT
Nonostante la crisi economica provocata dal Covid-19 le startup e PMI innovative riconducibili al settore ICT in Italia continuano a crescere come numero, e generano più valore aggiunto e maggiori ritorni d’investimento sul capitale rispetto alle startup e PMI innovative non attive nell’ICT.
Sono i responsi principali della ricerca “Startup e PMI innovative ICT: performance economica” di Anitec-Assinform e InfoCamere, presentata oggi.
Più specificamente, all’inizio di ottobre 2021 le startup e PMI innovative ICT iscritte all’apposita sezione speciale del Registro delle Imprese erano 7749, in aumento del 16,3% rispetto alle 6663 di fine febbraio 2021, e rimangono circa la metà (49%) del totale di startup e PMI innovative italiane.
I ricercatori hanno classificato queste 7749 realtà in 4 gruppi: nel gruppo “Digital Enabler” le realtà più numerose sono quelle di AI e Machine Learning (721) seguite dalle specialiste di Mobile App (538). Nel gruppo “4.0” ci sono 715 specialiste di IoT, 258 di Industria 4.0 e 53 di Automation. Nel gruppo “altre tecnologie ICT e soluzioni digitali” ci sono 725 specialiste di digital solution, 343 di e-commerce, e 81 di crowdfunding. Infine nel gruppo “ICT non specificato” le più numerose sono le realtà di hardware e software (1046) seguite da quelle di technology (697).
Alle tipiche caratteristiche delle startup e PMI innovative richieste dalla normativa – forte attitudine a digitale e smart working, forte velocità e flessibilità nell’adattarsi ai cambiamenti del mercato, ottimi livelli di competenze tecniche e IT – quelle del settore ICT uniscono anche il perdurare di un forte potenziale di mercato soprattutto per le soluzioni digitali che supportano le attività durante i lockdown: didattica e lavoro a distanza, e-commerce, attività sociali, sostegno all’emergenza sanitaria. Dinamiche ulteriormente positive, spiegano i ricercatori, emergono per le startup e PMI innovative in ambito IA, blockchain, cybersecurity, digital solutions.
Valore di produzione medio: 263mila euro
Complessivamente le 4537 startup e PMI innovative ICT con bilancio depositato hanno prodotto nel 2020 beni e servizi per un totale di 1,2 miliardi di euro, contro complessivi 1,5 miliardi di euro delle 4863 startup e PMI innovative non-ICT.
Il valore della produzione medio per startup e PMI innovativa ICT nel 2020 è di 263.300 euro (contro 310.600 euro per startup e PMI non-ICT), ma con valori medi più alti per il segmento impresa 4.0 (300.500 euro).
Gli indicatori di produttività confermano che la ricerca di vantaggio competitivo in mercati molto innovativi e tecnologicamente avanzati si traduce in livelli più alti di produttività, con medie superiori nei filoni di attività 4.0 e altre tecnologie digitali, anche se complessivamente restano inferiori a quelle di startup e PMI innovative nei settori non ICT, probabilmente a causa di tempi più lunghi di accesso ai mercati innovativi ad alto contenuto tecnologico e di una quota maggiore di startup innovative in fase embrionale di sviluppo.
Nell’ICT più valore aggiunto ma meno remunerazione iniziale
Complessivamente nel 2020 per ogni euro di produzione, le PMI e startup innovative ICT hanno generato 33,8 centesimi di valore aggiunto contro 22,2 centesimi nel segmento non-ICT. Tuttavia, anche a causa dei maggiori costi per addetto, gli indicatori di profittabilità sono meno remunerativi nel settore ICT rispetto al settore non-ICT almeno nei primi anni di attività di startup e PMI innovative. L’incidenza maggiore dei livelli di perdita rispetto ai segmenti non-ICT conferma la necessità fisiologica di tempi più lunghi di accesso al mercato per startup e PMI innovative ICT, soprattutto nei filoni di attività legati al digitale.
Le 4537 startup e PMI innovative ICT con bilancio 2020 depositato hanno generato valore aggiunto per 406 milioni di euro, un valore superiore ai 332,8 milioni del segmento non-ICT.
Le stesse differenze, ma ancora più marcate, si verificano a livello di valore aggiunto per addetto (21,8 mila euro di media nel segmento ICT contro 11,2 mila euro di media nel segmento non ICT), a conferma dell’elevato grado di conoscenza e competenze applicate nel segmento ICT. Nettamente più positivi i risultati delle startup e PMI innovative ICT con un valore complessivo di 18 Milioni di euro di MOL rispetto a quelle non ICT che registrano un MOL negativo di -27,8 milioni di euro. Una sostanziale parità di risultati e di capacità di autofinanziamento tra settore ICT e non-ICT è rilevabile anche dal MOL rapportato al valore dei ricavi.
Passando alla redditività del patrimonio netto ovvero il ritorno economico dell’investimento effettuato dai soci dell’azienda, almeno il 50% delle startup e PMI innovative ICT registra stabilmente negli ultimi tre anni un valore pari o superiore all’1,1%.
Startup ICT, la sostenibilità finanziaria migliora con l’età
Gli indicatori finanziari – da quelli di equilibrio finanziario a quelli di rotazione degli asset a quelli sul potenziale delle risorse di generare valore lungo un arco temporale di più esercizi – confermano come l’apparente squilibrio finanziario iniziale di molte startup e PMI innovative ICT sia compensato con il consolidarsi delle attività dopo la fase iniziale.
Le startup e PMI innovative ICT registrano un indice mediano di liquidità corrente pari a 1,6 (1,4 nel segmento non ICT) e medio di 9,4 (17,5 nel segmento non-ICT). Il rapporto tra debiti (o mezzi di terzi) e mezzi propri di startup e PMI innovative ICT registra un valore mediano di 0,8 (1,0 settore non-ICT) ovvero appena sopra i livelli di equilibrio “limite”, confermati anche nel tempo per le società con bilanci depositati nel periodo 2018-2020.
Una seconda caratteristica distintiva di startup e PMI innovative è l’alto valore delle risorse immateriali (soprattutto brevetti, marchi, avviamento) che partecipano al raggiungimento del vantaggio competitivo aziendale.
“Questi dati dimostrano la vitalità del segmento delle startup e delle PMI innovative ICT”, ha commentato Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform. “Certamente il PNRR fornirà un contributo importante alla crescita di questo segmento di imprese, cui peraltro affida un ruolo da protagonista per l’attuazione della missione 1 relativa alla digitalizzazione di PA e imprese. Coinvolgere start up e PMI innovative nei grandi progetti del PNRR consente, infatti, di attivare un meccanismo virtuoso nell’ottica di sviluppare il mercato del venture capital e sostenere l’afflusso di capitali di rischio”.
“Nel quadro generale di ripresa dell’economia italiana, l’ecosistema delle startup e PMI innovative si conferma un organismo vitale, capace di cogliere le opportunità offerte dalla spinta verso il digitale. Grazie ai dati del Registro delle Imprese riusciamo a seguirne da vicino le performance, i comportamenti e le scelte per agevolare la loro conoscenza da parte di decisori pubblici e operatori di mercato, favorendone così le possibilità di sviluppo”, ha aggiunto Paolo Ghezzi, Direttore Generale di InfoCamere.