La digitalizzazione vista con gli occhi dell’imprenditore di una PMI italiana
A cura di Paolo Aversa, Managing Director, ally Consulting
Se chiedessimo a un consulente di business cos’è la digitalizzazione riceveremmo come risposta il sintetico concetto di supportare i processi aziendali con tecnologie che ottimizzano le attività critiche. E se lo chiedessimo a un imprenditore di una piccola media impresa italiana?
ally Consulting, innovative partner che da oltre 30 anni affianca le PMI nei percorsi di trasformazione digitale con un approccio orientato ai processi e alle persone, ha identificato tre principali pilastri che definiscono la digitalizzazione e rispondono alle domande che, da un punto di vista imprenditoriale, sempre più frequentemente è chiamata a rispondere:
- visualizzare dati, grafici, infografiche, digital twin e tutte le informazioni e i concetti prima intangibili, come ad esempio l’avanzamento dei processi e la performance produttiva;
- simulare scenari futuri attraverso strumenti che combinano calcoli estremamente complessi e basati su innumerevoli informazioni con l’esperienza maturata dai manager nel prendere decisioni;
- crescere introducendo strumenti che semplificano le attività e differenziano il business per qualità e innovazione.
Vedere la digitalizzazione con gli occhi di un imprenditore vuol dire, quindi, andare oltre la digitalizzazione dei processi esistenti, aprendosi a nuove opportunità e ripensando in chiave digitale i processi e la raccolta dei dati che ne derivano.
ally Consulting affianca le aziende nel gestire la correlazione tra la digitalizzazione del processo produttivo, la previsione di scenari futuri e la servitization. In una fabbrica in cui le macchine sono collegate e inviano dati, infatti, è possibile immaginare nuovi scenari di business, dove il produttore non vende più solo il prodotto ma anche il servizio ad esso collegato, come le ore di lavorazione, i metri di percorso utensile o il volume di truciolo asportato. In questo scenario la digitalizzazione diventa fondamentale e abilitante poiché introducendo tecnologie che guidano le attività e le automatizzano, sono raccolte enormi quantità di dati che opportunamente elaborate da algoritmi di Business Analitycs e di Intelligenza Artificiale aiutano i manager a prendere decisioni informate. In alcuni contesti, come ad esempio quello della manutenzione degli impianti industriali, questi algoritmi possono addirittura predire possibili scenari di malfunzionamento delle macchine così da poter intervenire prima delle criticità.
Da questo punto di vista, la digitalizzazione porta vantaggi sui livelli di servizio pattuiti a contratto e sui flussi di cassa, oltre che sulle persone che, potendo pianificare meglio il proprio lavoro, ricorrono meno a straordinari e interventi di manutenzione fuori orario, migliorando il rapporto del loro work-life balance.
Negli ultimi anni, questi pilastri della digitalizzazione, che prima venivano considerati prevalentemente dalle aziende più grandi e lungimiranti per un proprio vantaggio competitivo, hanno iniziato a emergere in modo dirompente in ogni contesto organizzativo. Quasi come se il lockdown fosse stato il ‘booster’ per far sì che le ipotesi di trasformazione e investimento nel digitale diventassero concrete e iniziassero a portare i primi risultati.
La quarta rivoluzione industriale è ormai iniziata: non investire in digitalizzazione non è più sinonimo di obsoleto, bensì di esclusione.