Techedge si ribattezza Avvale: “Non solo un rebranding: è un cambio di passo”
Techedge, uno dei principali system integrator italiani, ha cambiato nome: d’ora in poi si chiamerà Avvale. Il nuovo nome è ispirato al verbo latino vălĕo, che significa “avere forza, stare bene, essere capaci di”, e riunisce sotto un unico marchio i 3mila consulenti digitali del gruppo, distribuiti nel mondo tra Europa, Nord America, America Latina e Arabia Saudita.
Non si tratta, sottolinea una lunga nota, di un semplice rebranding, ma di un cambio di passo a supporto di una nuova visione.
“Crediamo sia necessario ripensare il sistema operativo del modello di sviluppo corrente e prendere atto che le tecnologie digitali e l’economia circolare sono i due mezzi più potenti che le aziende hanno a disposizione per conciliare sostenibilità e profitto”, commenta nella nota Domenico Restuccia, fondatore e CEO di Techedge/Avvale (nella foto). “Per poterlo fare, però, ci vuole visione, e il nuovo nome che ci siamo dati, Avvale, con una radice latina molto chiara nell’evocare i concetti di valore e ingegno, rappresenta al meglio la responsabilità che sentiamo di sfruttare le competenze tecnologiche del nostro DNA per lasciare un mondo migliore a chi verrà dopo di noi”.
Fondata nel 2004, l’anno scorso Techedge ha sfiorato 300 milioni crescendo del 25%
Techedge è stata fondata da Restuccia nel 2004, e in questi anni è cresciuta organicamente e tramite acquisizioni, chiudendo il 2022 a quasi 300 milioni di euro di fatturato (+25% rispetto al 2021). Nel 2018 si era anche quotata in Borsa, ma due anni dopo si è delistata a seguito di un’OPA ostile respinta con un’altra OPA da un gruppo di manager guidato da Restuccia.
Il gruppo ha quartier generale a Milano e lavora, tra gli altri, con colossi come ENI ed Enel e multinazionali come Lavazza e Alfasigma, ma anche con piccole e medie imprese. I piani per quest’anno, ha spiegato Restuccia al Sole 24 Ore, sono di assumere altre 800 persone, di cui il 60% in Italia (l’anno scorso sono state 500), e di raggiungere 330 milioni di fatturato solo per crescita organica – ma sono in preparazione altre acquisizioni – e 500 milioni entro il 2025.
“Le sfide climatiche, energetiche, geopolitiche e sociali ci impongono il superamento di uno schema di sviluppo lineare estrarre-produrre-utilizzare-gettare a favore di modelli più responsabili e circolari che, su scala industriale, possono essere abilitati solamente da processi ad elevatissima automazione e da prodotti sempre più intelligenti e connessi”, spiega Restuccia. “In altre parole, la tecnologia è una leva per abilitare modelli di sviluppo più sostenibili; bisogna sapersene servire. Avvalersene, appunto”.
Modelli circolari basati su vendita del contenuto, non del contenitore
Nella nota, Avvale spiega che la sua visione si basa su sistemi circolari in cui i prodotti vengono re-ingegnerizzati per essere smart, e gli utilizzatori sono sempre connessi tra loro. Un esempio concreto è abilitare la possibilità di comprare il contenuto e non il contenitore, tracciandone tutte le informazioni. Come nel caso di shampoo o prodotti simili. Occorre assicurarsi che il contenitore venga igienizzato correttamente prima del refill; che il materiale di cui è composto ne renda possibile il lavaggio; che venga certificata l’autenticità della “ricarica” e data visibilità a tutti i punti vendita che offrano il servizio, tenendo conto della complessità logistica del sistema di ritiro dei packaging. Terminato il ciclo di riuso del contenitore, sarà comunque necessario attivare un processo di riciclaggio efficiente.
Secondo Avvale, oltre a creare un’opportunità di servizio aggiunto, il modello circolare basato sull’acquisto del contenuto rappresenta una grandissima opportunità di fidelizzazione del cliente. Modelli del genere secondo l’azienda consentono di generare profitto e ridurre gli scarti del sistema, creando servizi ed estendendo il più possibile il ciclo di vita di prodotti e materiali tramite sistemi di riuso, noleggio, condivisione, riciclo.
Avvale, i pilastri tecnologici del nuovo corso
Tra i pilastri fondanti del suo nuovo corso, quindi, Avvale elenca connecting user & products, business ecosystem collaboration ed exponential technology, cioè tutte quelle tecnologie che rendono possibili cloud, intelligenza artificiale ed integrazioni API.
“Continueremo con ERP e hyper automation che saranno fondamentali anche per le aziende più piccole – sottolinea il CEO di Avvale – e metteremo i sistemi di connessione, edge computing, IoT e IIoT al centro di tutti i prodotti per estrarne il maggiore valore come servizi; svilupperemo app cloud native pensate per essere modulari ed integrate e cambiare alla velocità in cui cambiano le richieste del business. Ci spingeremo ancora più avanti con i sistemi di API e integration per estrarre dai dati tutto quello che hanno da raccontarci e applicheremo le più innovative soluzioni di machine learning per essere certi di avere anche qualcosa di più che vada verso i mondi del detection, prediction e generation”.