Nuovo display 4K professionale per NEC

Nuovo display 4K professionale per NEC
NEC rafforza la sua serie di display 4K UHD professionali con un modello da 65 pollici per applicazioni high-end.

NEC Display Solutions Europe espande la sua gamma di display MultiSync UHD con il modello X651UHD da 65’’ e risoluzione di 3840×2160 pixel, rivolto principalmente a settori business-critical come control room, simulazioni CAD/CAM, settori industriali e del design, refertazione medica, retail e business office.

Questo nuovo display, già disponibile sul mercato, offre numerose modalità multi-picture, in grado di rendere disponibili a video e gestire simultaneamente fino a quattro tipi di contenuti, aumentando decisamente l’efficienza e l’ergonomia della visione. Previsto anche anche l’upscaling attraverso un’immagine più ricca e precisa con margini più nitidi, anche quando viene utilizzato un contenuto con una risoluzione nativa più bassa (HD o Full HD).

Lo SpectraView Engine integrato offre una completa gestione del colore e rende possibile la regolazione di tutti i parametri visivi per migliorare ulteriormente le applicazioni colour-critical che necessitano di una precisa calibrazione cromatica. Inoltre, per perfezionare la gestione del colore on-board, il display offre una piena calibrazione e profilazione attraverso la suite software NEC SpectraView II.

Tra le altre caratteristiche del display spiccano la retro-illuminazione a LED, la gestione termica intelligente, la calibrazione LUT dell’hardware e otto ingressi digitali, inclusa una DisplayPort, quattro HDMI, due DVI-D e OPS. E’ possibile inoltre effettuare l’upgrade del monitor con l’espansione OPS senza l’aggiunta di cavi o device esterni.

L’operatività di installazioni di grandi dimensioni è semplificata al massimo, visto che la gestione può essere effettuata attraverso una location centralizzata grazie alla software suite NaViSet Administrator 2 fornita a corredo. Da sottolineare anche l’utilizzo di caratteristiche e sensori per il risparmio energetico, il basso consumo, l’utilizzo di plastiche riciclate e l’assenza di sostanze tossiche.

“I display di grande formato giocano un ruolo cruciale in numerosi contesti. Sia che si tratti di applicazioni color critical nel settore dei media od in quello dei big data, ciò che conta è soddisfare la domanda di display high-end in grado di garantire funzionalità e flssibilità assieme. Con l’aggiunta di questo nuovo modello da 65 pollici, NEC permette di aumentare la produttività in molte realtà e portare la customer experience ad un nuovo livello” ha dichiarato Antonio Zulianello, General Manager Italy & Southeast Mediterranean di NEC.

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Da Arduino a Genuino, ma fatto in USA

Da Arduino a Genuino, ma fatto in USA
L’intricata vicenda legale che dilania il marchio italiano dell’IoT costringe la società a puntare su un nuovo nome, prima che il danno d’immagine sia irreparabile

Il successo troppo rapido può dare alla testa, e come una boy band che litiga di fronte ai primi grossi guadagni, spezzando il cuore alle fan, anche il team originario di Arduino continua a darsele di santa ragione.
Con la differenza che il litigio rischia di far perdere, alla sempre più grande community di sviluppatori open source, qualcosa di ben più importante e duraturo di una manciata di motivetti orecchiabili.

Il mancato accordo sullo sfruttamento del marchio tra la società originaria Arduino Llc, creata nel 2008, e la Arduino Srl che faceva capo al socio dissidente Gianluca Martino, sta infatti arrivando all’epilogo, proprio mentre il mercato dell’Internet of Things si accinge a decollare, e i concorrenti, nazionali come STmicroelectronics o internazionali come Samsung, si moltiplicano. Da qui la decisione di Massimo Banzi e soci di liberarsi della zavorra e cambiare il nome alle schede in ‘Genuino’, abbandonando quello del bar di Ivrea da cui tutto ha avuto origine nell’ormai lontano 2005.

Riassunto delle puntate precedenti

Per tirare le fila di una vicenda resa ancora più confusa dalle lungaggini della giustizia italiana e dalla complessità del diritto internazionale, si potrebbe dire che alla base di tutto c’è la diversa concezione del business tra Banzi e Martino. Il primo ha sempre considerato l’hardware poco importante, rispetto al valore della creazione di un’infrastruttura di servizi, anche in cloud, e di supporto alle imprese e agli sviluppatori, al di là di quella che poteva essere la natura hobbistica del progetto iniziale. Martino aveva invece come riferimento la fabbricazione delle schede, stampate attraverso la sua Smart Project Srl che da quest’anno ha cambiato nome in Arduino srl.
La prima crepa nel sodalizio degli ex amici della scuola d’Ivrea si forma nel 2008, quando i buoni risultati suggeriscono la creazione di una società internazionale, in cui i soci avrebbero dovuto riversare i diritti del marchio. Registrando il brand Arduino negli Stati Uniti si apriva così la possibilità di lasciare la produzione dell’hardware a chiunque, incassando le royalties e concentrandosi sul supporto e i servizi a valore aggiunto. Tutti sembravano d’accordo con l’iniziativa, ma Banzi e i suoi soci scoprirono ben presto che la società di Gianluca Martino si era già intestata il marchio in Italia senza farne parola con nessuno. Malgrado la fiducia incrinata, il gruppo ha continuato a lavorare insieme per qualche anno, durante i quali, secondo il racconto dello stesso Banzi, ci sarebbero stati numerosi infruttuosi tentativi per convincere Martino a cedere i diritti del nome.
Oggi la situazione è diventata insanabile, e vede contrapposte la Arduino Llc, di Banzi e gli altri co-fondatori, a cui fanno riferimento il portale arduino.cc e la community originaria, e la Arduino srl che nel frattempo Martino ha venduto, con il sito, simile nella grafica, arduino.org, stampato anche sulle schede attualmente prodotte in Italia.

Nuovo nome per ritrovare l’indipendenza

In attesa che le due cause civili, in Italia e USA, arrivino a decretare torti e ragioni in punta di diritto, la società di Banzi (di cui Martino resta comunque socio al 20%) stava perdendo gran parte della produzione delle schede.
Da qui la decisione di accelerare la rinascita con un nuovo nome, annunciata a New York nel corso dell’evento Maker Faire, durante il quale è stata presentata anche la partnership con l’americana Adafruit per la produzione dell’hardware.

Massimo Banzi durante una conferenza del 2010  (credits Arduino Tinkering)

Massimo Banzi durante una conferenza del 2010
(credits Arduino Tinkering)

Sul mercato esisteranno quindi contemporaneamente le schede Arduino, prodotte in Italia, e le schede Genuino prodotte negli Stati Uniti, ma solo queste ultime fanno riferimento al progetto originario, a cui la community, malgrado tutto, resta legata. Insomma, un pasticcio all’italiana in salsa business amercan style.

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