Oggi, a livello globale, si contano oltre 572 milioni di professionisti della conoscenza (knowledge worker) e ogni settimana vengono trascorse miliardi di ore in riunioni virtuali. Tuttavia, molte di queste si svolgono in ambienti che non favoriscono affatto la collaborazione o la produttività. Lo evidenzia il recente Hybrid Ways of Working 2023 Global Report di Jabra, secondo cui solo il 15% degli uffici è completamente equipaggiato con tecnologia per sale riunioni e circa il 60% dei professionisti della conoscenza si affida ancora a telecamere e microfoni integrati nei laptop.

In questo scenario, quanto la tecnologia che utilizziamo influisce sul nostro comportamento durante le riunioni e sulla nostra capacità di collaborare in modo efficace? Per rispondere a questo quesito, è stato necessario un anno di lavoro da parte di Jabra per studiare il comportamento umano in un ambiente controllato presso il Behavioural Lab della London School of Economics and Political Science (LSE). La ricerca che ne è scaturita (Meeting Great Expectations: Behaviour, Emotion and Trust) ha cercato di capire l’impatto biopsicologico della tecnologia che utilizziamo nel nostro lavoro quotidiano e come questa influisca sulla collaborazione e sull’inclusione nelle riunioni virtuali.

Le riunioni sono anche un’esperienza olistica e devono tenere conto di tutti i partecipanti. Quando si è passati al lavoro a distanza durante la pandemia, la maggior parte delle imprese ha fornito ai dipendenti cuffie e webcam per le riunioni online. Tuttavia, la qualità di questa tecnologia variava e spesso era inadeguata. Infatti, solo il 19% dei professionisti della conoscenza utilizza una webcam personale e professionale.

Analizzando l’impatto della tecnologia sulla qualità percepita da ogni persona durante una riunione, e quanto la parità di condizioni dei dispositivi abbia influito sulla percezione complessiva della collaborazione, lo studio condotto ha messo in luce miglioramenti significativi quando tutti i partecipanti a una riunione utilizzano le stesse apparecchiature professionali standard, rispetto all’audio e al video integrati nei laptop o ad apparecchiature di qualità inferiore. Si è così registrato un aumento del 27% della chiarezza, del 16% della fiducia, del 35% dell’espressività, e un miglioramento del 47% della qualità dei contributi percepiti.

Inoltre, sono le persone che lavorano da remoto ad affrontare più spesso le sfide maggiori con la tecnologia nelle riunioni ibride. Se dotati di cuffie e telecamere professionali, la ricerca ha rilevato che la qualità complessiva delle chiamate migliora del 18% tra i lavoratori da remoto, mentre i partecipanti alle sale riunioni hanno valutato gli utenti in smart working con un 32% in più in termini di espressività.

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I partecipanti alle sale riunioni hanno anche mostrato un livello di coinvolgimento quasi doppio (84%) quando hanno confrontato i professionisti ibridi che utilizzano apparecchiature professionali con quelli che utilizzano laptop con hardware integrato. Inoltre, partecipanti da remoto si sono fidati degli altri che si univano a distanza con una percentuale del 22% in più quando utilizzavano tecnologie professionali. Questi risultati hanno evidenziato l’aumento dei livelli di partecipazione e di contributo dei professionisti da remoto alle riunioni ibride e i vantaggi che la giusta tecnologia può offrire loro.

Molti percepiscono la situazione in cui si partecipa a una riunione da remoto mentre tutti gli altri sono in ufficio. Può essere frustrante: si fa fatica a sentire quello che viene detto, non si riescono a vedere tutti i presenti e a volte ci si sente trascurati. Ma cosa succederebbe se gli strumenti giusti facessero sentire costoro più presenti e inclusi?

Lo studio ha scoperto che, quando le persone hanno utilizzato tecnologie professionali sia in sala riunioni, che a distanza, coloro che si sono uniti da remoto hanno registrato un miglioramento del 56% nella qualità dei contributi in sala conferenze. Sebbene nulla possa sostituire l’interazione “faccia a faccia”, le valutazioni più alte in termini di collaborazione, subito dopo le riunioni di persona sono state ottenute dai partecipanti da remoto che hanno valutato gli utenti di sale conferenze dotate di apparecchiature video professionali.

Questi risultati evidenziano che la tecnologia può colmare il divario tra i partecipanti alle riunioni separati dalla distanza fisica. In sintesi, è chiaro che una tecnologia di alta qualità in sala migliora significativamente l’esperienza dei partecipanti da remoto. Tutte le aziende che puntano a riunioni inclusive dovrebbero dare priorità all’aggiornamento degli spazi predefiniti per supportare una collaborazione equa.

Il dottor Simon Noyce, psicologo britannico, ricercatore principale presso la LSE, ha dichiarato: “Nell’attuale mondo caratterizzato da riunioni virtuali, colmare il divario tra la collaborazione di persona e quella a distanza non è mai stato così importante. Il nostro obiettivo è incoraggiare le aziende a sfruttare questa tecnologia per consentire interazioni significative che si avvicinino il più possibile alla ricchezza dell’impegno faccia a faccia”.