Crisi sempre più nera per Edge e Internet Explorer

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Secondo le ultime stime di Net Applications Edge e Internet Explorer hanno perso quasi un punto percentuale nel giro di un mese.

Solo qualche anno fa era impensabile usare il termine crisi associato a Internet Explorer, browser web che per anni è stato leader incontrastato del settore. Eppure, da quando Chrome ha iniziato a macinare numeri sempre più importanti, il browser di Microsoft ha intrapreso una china discendente che continua ancora oggi e che non è stata fermata nemmeno dall’arrivo (oltre due anni fa) di Edge, il browser esclusivo per Windows 10.

Secondo le ultime rilevazioni di Net Applications ad agosto i due browser assieme hanno totalizzato un market share del 21%, ovvero -0,9% rispetto a luglio (quasi un punto percentuale in un solo mese è un calo a dir poco preoccupante). Chrome risulta invece utilizzato dal 60% del campione rilevato da Net Applications, seguito da Firefox al 12%, da Safari al 4% e da tutti gli altri browser (Opera in testa) al 3%.

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Se il calo di Edge e Internet Explorer dovesse continuare con un ritmo simile a quello di agosto, Net Applications prevede addirittura la scomparsa dei due browser nel giro di 24 mesi. Certo, si tratta della peggiore ipotesi possibile e non è detto che questo rallentamento non cali nei prossimi mesi, ma per Microsoft si tratta di un campanello d’allarme da non sottovalutare, anche perché Edge, seppur continuamente migliorato, continua ad avere un supporto per le estensioni quasi inesistente.

Inoltre Edge è presente solo su Windows 10, che a sua volta è ancora lontano dalle percentuali di Windows 7 e, come se non bastasse, Microsoft non offre alcun suo browser per Android, che come sappiamo bene è ormai la piattaforma più utilizzata in assoluto per l’accesso a internet. Una flebile speranza per una ripresa potrebbe arrivare da Windows 10 S, sul quale (almeno per ora) non può essere installato nessun’altro browser a parte Edge, ma difficilmente questa versione limitata di Windows 10 riuscirà a fare grandi numeri.

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Google inizia a sperimentare il proprio ad blocker su Chrome

L’aggiornamento di ieri di Chrome Canary per Android ha portato con sé anche il tanto chiacchierato ad blocker di Google in versione sperimentale.

Ne avevamo già parlato ad aprile, ma solo nelle scorse ore Google ha lanciato il proprio ad blocker all’interno di Chrome. L’aggiornamento di ieri della versione Android di Chrome Canary (la release sperimentale del browser della grande G rivolta più che altro agli sviluppatori) ha infatti aggiunto un ad blocker proprietario, che nelle intenzioni di Google ha il compito di impedire la visualizzazione di contenuti pubblicitari su specifici siti web.

In particolare questo ad blocker punta a bloccare i pop-up, i video a riproduzione automatica, certi banner molto invasivi e gli interstiziali. Per abilitare l’ad blocker, basta andare nel menu Impostazioni di Chrome Canary, continuare su Impostazioni sito e quindi su Ads. Da questa schermata si può quindi attivare il nuovo strumento toccando l’apposito interruttore, sotto il quale troviamo la scritta “blocca l’advertising dei siti che tendono a risultare invadenti”.

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Sembra un controsenso che proprio Google, che basa gran parte dei suoi introiti sulla pubblicità online, voglia proporre uno strumento simile (a prima vista sarebbe la classica zappa sui piedi), ma nei piani di Mountain View sarebbe meglio che gli utenti di Chrome utilizzassero questo nuovo tool invece di altri ad blocker che sono proliferati negli ultimi anni.

Tra l’altro un recente sondaggio della Coalition for Better Ads ha messo in mostra come gli utenti mobile siano scocciati soprattutto dai pop-up pubblicitari che compaiono prima del caricamento del contenuto sulla pagina, mentre gli utenti desktop trovano particolarmente irritanti i video che partono da soli (con tanto di audio) e gli ad pubblicitari di grandi dimensioni, che spesso coprono quasi l’intera pagina.

Al momento non si sa quando l’ad blocker di Google sarà rilasciato anche nelle versioni stabili di Chrome, ma contando il tempo che solitamente passa tra l’introduzione di una feature nel ramo Canary al suo rilascio globale, è molto probabile che ciò avverrà solo a partire dal prossimo anno.

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