Google andrà a giudizio per la privacy degli utenti in modalità “Incognito”
La giudice americana Yvonne Gonzalez Rogers ha rigettato la richiesta di Google di archiviare una class action intentata da utenti che si sono sentiti danneggiati da un tracciamento delle proprie abitudini di navigazione effettuato senza consenso.
La causa ruota attorno alla modalità Incognito del browser Chrome, che impedisce che sul dispositivo usato per la navigazione vengano registrate tracce dell’attività degli utenti. Quando si apre una finestra in Incognito, Google chiarisce che queste attività rimangono visibili per chi gestisce la rete usata per l’accesso (l’Internet provider o il gestore della rete aziendale o scolastica), e per i gestori dei siti visitati.
Quel che secondo la giudice non viene chiarito a sufficienza è che se l’utente si logga su un servizio Google quando è in modalità Incognito, l’azienda diventa in grado di tracciare i siti visitati che utilizzino altri servizi Google come Analytics o i network pubblicitari. Verrebbe quindi tradita l’aspettativa sul livello di privacy che l’utente ritiene di avere quando naviga in modalità Incognito.
Secondo i proponenti della class action, uno dei punti più critici per Google è il fatto che il tracciamento avviene anche retroattivamente, su tutti i siti visitati in modalità Incognito prima che l’utente si logghi su un servizio Google. Quando si apre una finestra in Incognito su un browser viene creato un ambiente in cui vengono archiviati cookie e cronologia di navigazione, che vengono poi cancellati nel momento in cui la finestra viene chiusa.
Se prima della chiusura però l’utente fa il login su un servizio Google, come Gmail o YouTube, tutti quei dati vengono aggiunti al profilo pubblicitario e comportamentale che Google ha sull’utente.
Queste cose, insieme alla formulazione di alcuni passaggi dell’informativa privacy, hanno fatto ritenere alla giudice che esistano i presupposti per andare a giudizio per valutare se le clausole dell’informativa possano costituire un impegno legale a non raccogliere dati degli utenti quando questi navigano in modalità privata.