Demandware in Italia per la digital boutique

Demandware in Italia per la digital boutique
Sempre più attiva nel nostro Paese, la compagnia di e-commerce in cloud si allea con DS Group, offrendo la sua piattaforma Saas per catturare l’attenzione delle grandi firme della moda

I nuovi paradigmi dell’e-commerce, che mettono insieme i negozi retail tradizionali con lo shopping online e il marketing più avanzato, si fanno strada anche nel mondo della moda. Della digital boutique progettata dal system integrator italiano Ds Group avevamo già scritto, e ora il progetto è giunto a interessare circa 1500 negozi in Italia e all’estero.

Al di là dell’integrazione tecnologica in-store, fatta di camerini interattivi, sensori di prossimità per schermi e manichini, modalità di acquisto e sconto personalizzate e tracciamento delle abitudini del potenziale cliente anche tramite Rfid e Nfc, il sistema d’ora in poi si avvarrà di un partner robusto per fare da ponte con la gestione delle vendite online.
Ds Group ha infatti firmato un accordo per la customizzazione e l’integrazione della piattaforma Demandware, realtà globale specializzata in soluzioni di e-commerce in cloud fornite as-a-service.

Nata nel 2004, Demandware ha sede a Burlington, in Massachusetts, e ha saputo crescere vertiginosamente proprio negli anni della crisi, dal 2008 al 2011, fino a diventare una promettente public company nel 2012. La sua soluzione 3-tier per il retail è distribuita come servizio in cloud e adottata da clienti del calibro di L’Oreal, Puma, Panasonic e GoPro.
Demandware gestisce in tutto circa 1300 siti di e-commerce, su cui transitano 200 milioni di utenti, per un fatturato di 145 milioni di dollari nel 2014, pari a un incremento del 52% rispetto all’anno precedente. Niente male per una società con un modello di business basato interamente sulla logica revenue sharing.

Malgrado questa crescita vertiginosa nei servizi per l’e-commerce puro, la compagnia statunitense è oggi in cerca di nuovi obiettivi, perseguiti tramite acquisizioni e partnership. La tendenza del mercato, secondo le analisi prese in considerazione dall’azienda, che peraltro può contare su un’imponente mole di dati interni, è infatti quella di una sempre maggiore convergenza tra commercio online e offline, con la tecnologia a fare da collante tra i due mondi e a influenzare il rapporto tra clienti, brand e ratailer. Sempre secondo Demandware, sta inoltre cambiando il modo in cui gli utenti percepiscono il digital commerce, non più concepito solo come un mezzo per risparmiare. Aumenta infatti il numero di consumatori disposti a spendere di più per garantirsi un’esperienza d’acquisto più comoda e coinvolgente, e soprattutto multicanale. Per questo le piattaforme tradizionali di e-commerce risultano troppo rigide per offrire l’esperienza richiesta soprattutto dai grandi marchi della moda e del lusso, che fanno della capacità di distinguersi la ragione stessa della loro attività.

Ovvio che il mercato italiano risulti tra i più interessanti al mondo per sperimentare in quest’ambito, e da qui nasce la partnership con DS Group. Per Maurizio Capobianco, direttore vendite di Demandware in Italia, quello della moda non è però l’unico settore a cui il nuovo paradigma può essere applicato. La stessa crescita che ha visto esplodere il digital commerce (+16%) nell’abbigliamento e nel fashion, ha infatti interessato anche il Food&Grocery, settore che nel nostro paese può ancora aprirsi a straordinarie opportunità di ammodernamento e crescita.

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L’Istat fotografa il rapporto tra Italia e Internet

L’Istat fotografa il rapporto tra Italia e Internet
Il rapporto Cittadini, imprese e Ict dell’Istat fotografa un Paese con ancora forti limiti nella diffusione di Internet, ma anche con alcuni segnali di ripresa.

Nel report Cittadini, imprese e Ict rilasciato nelle scorse ore, l’Istat si è concentrata sull’utilizzo di Internet nelle famiglie e nelle imprese italiane. Così come avvenuto lo scorso anno, anche nel 2015 sono cresciute le connessioni ad Internet sia per le famiglie che per le PMI, soprattutto per quel che riguarda il settore mobile.

Questo è passato dal 27,6% dello scorso anno all’attuale 30,1%, mentre oltre il 91% del campione analizzato da Istat tra i 15-24enni è connesso a Internet. Da segnalare però anche un incremento di quasi 3 punti percentuali rispetto al 2014 delle persone connesse dai 6 anni in su (60,2% contro il 57,5%). Di questi il 40% accede tutti i giorni a Internet, mentre solo il 16,8% vi accede almeno una volta a settimana.

A livello europeo invece l’Italia si colloca tra gli ultimi 6 Paesi nella graduatoria per diffusione della banda larga con un valore pari al 74%, sebbene in questi anni si sia registrato un aumento annuo più elevato della media dei 28 Paesi dell’Unione Europea e ciò significa che il gap, piano piano, si sta colmando.

Un’azienda su quattro ha sul sito un link al proprio profilo social

Se invece si guarda ai contenuti visitati sul web, Istat riporta al primo posto la cultura (71%), mentre i social network si attestano in seconda posizione con il 56,1%. Cresce anche l’e-commerce anno su anno e passa dal 45,9% del 2014 al 48,7%.

Nell’indagine Istat c’è anche spazio per le aziende, con il 70,7% del campione analizzato tra le imprese con almeno 10 dipendenti che dispone di un sito web. Un’azienda su quattro ha inoltre sul sito un link al proprio profilo social, mentre il 37,3% delle imprese interpellate (+5,3% rispetto al 2014) utilizza un social media e circa un terzo lo fa per ragioni di marketing.

Incremento (+1,8% anno su anno) anche per le aziende che oggi vendono online (10%), ma si tratta di una percentuale ben al di sotto di quelli che erano gli obiettivi europei. Questi infatti indicavano al 33% la quota di piccole e medie aziende che nel 2015 avrebbero dovuto vendere online per almeno l’1% del fatturato totale, mentre in realtà si è arrivati solo al 6,5%. Previsioni non rispettate nemmeno per quanto riguarda gli utenti dai 16 ai 74 anni che hanno acquistato online nel 2015. L’obiettivo era infatti del 50%, ma l’Istat ha riportato una quota del 26%.

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