Il Garante: il metaverso dovrà avere una privacy by design

Il Garante: il metaverso dovrà avere una privacy by design
Il Presidente del Garante della privacy, Pasquale Stanzione, delinea le notevoli opportunità che prospetta il metaverso, ma esprime anche grande preoccupazione sulla gestione dei dati personali in un ambiente in cui è ancora da definire quale sarà la governance e chi se ne occuperà

“Non vi è dubbio che quella che viviamo sia non tanto un’epoca di cambiamenti quando un vero e proprio mutamento, in cui il digitale ha svolto un ruolo demiurgico non solamente sotto il profilo economico, sociale e politico, ma persino antropologico”. Non usa mezzi termini il Presidente del Garante della Privacy, Pasquale Stanzione, fornendo la sua opinione sul ruolo del digitale, sia tecnologico sia sociale, intervenendo al convegno Il Metaverso tra utopie e distopie: orizzonti e sfide della protezione dei dati.

“Le nuove tecnologie – aggiunge Stanzione – hanno mutato in maniera decisiva le coordinate fondamentali sulle quali si articola il rapporto tra l’uomo e il mondo, innovando i concetti di spazio e di tempo, di forme e di contenuti delle relazioni sociali. E con esse delle categorie giuridiche come anche del rapporto tra poteri”. Il Presidente del Garante della privacy ricorda come già nel 2021 Mark Zuckerberg aveva individuato nel metaverso la prossima frontiera nel connettere le persone, tant’è che lo ha definito una piattaforma immersiva, un Internet incarnato che consente di stare dentro l’esperienza invece di guardarla dall’esterno. Nel metaverso l’utente non si limita a vedere con i famosi occhiali, ma finisce con l’essere il contenuto”.

Secondo Gartner, entro il 2026 una persona su quattro trascorrerà almeno un’ora al giorno in questo spazio virtuale, anche collettivo, in cui realtà fisica e digitale convergono in un’esperienza immersiva capace di restituire persino percezioni sensoriali. “Si tratterà di una dimensione articolata anche su plurime piattaforme, caratterizzata da un’interattività persistente tridimensionale”, precisa Stanzione.

Nuove opportunità ma anche rischi e problematiche noti

Questo universo multisensoriale a confini mobili con ambiti suscettibili di coprire ogni settore della vita, spaziando dal lavoro al commercio all’intrattenimento, “riproporrà con valenza esponenziale opportunità ma anche rischi e problematiche emersi con l’Internet tradizionale”. Rappresenterà il crocevia tra alcune delle tecnologie più rilevanti del contesto in cui viviamo come l’intelligenza artificiale, i dispositivi indossabili, la realtà aumentata, i big data, la robotica avanzata e il cloud computing. Tali tecnologie potranno fornire al metaverso caratteristiche come scalabilità, persistenza, interoperabilità, possibilità di effettuare transazioni commerciali e di garantire l’identità dell’utente anche attraverso avatar, convergenza tra esperienza virtuale e percettiva.

“Non sono chiari i contorni che assumerà il metaverso – sottolinea Stanzione – né quali di queste caratteristiche possiederà. Non sappiamo se la sua struttura sarà centralizzata o policentrica, unitaria o multipolare. Né quale modello di governance la ispirerà. Ma sappiamo che, pur nella varietà delle forme che dovesse assumere, il metaverso avrà implicazioni importanti su alcuni aspetti”.

Il primo di tali aspetti riguarda il fatto che la trasversalità e la molteplicità delle esperienze realizzabili e il volume delle informazioni che potranno generarsi nel metaverso determineranno una raccolta di dati personali non comparabile con quella del web per quantità ma anche per qualità. Saranno infatti compresi anche dati biometrici veicolati, tra gli altri, da dispositivi indossabili di cui va impedito ogni utilizzo abusivo. La rilevanza qualitativa e quantitativa di flussi di dati indurrà a ripensare by design il sistema di raccolta del consenso e le garanzie di trasparenza negli obblighi informativi.

Decisivi il GDPR e l’AI Act

Anche in ragione del notevole tasso di interazione tra gli utenti e della conseguente esigenza di proteggere i minori da esperienze pregiudizievoli, “sarà determinante la garanzia dell’edge verification, sostiene Stanzione, naturalmente con sistemi che non comportino un monitoraggio eccessivamente invasivo dell’attività dell’utente. Decisiva sarà anche la tenuta delle garanzie previste ora dal GDPR e a breve dall’Artificial Intelligence (AI) Act, rispetto alle decisioni algoritmiche e alle interazioni tra uomo e macchine che simulino il comportamento umano: si pensi soltanto agli assistenti virtuali di cui si dovrà assicurare la trasparenza e la consapevole gestione.

“L’impostazione tecnologicamente neutra del GDPR – aggiunge Stanzione – potrà fornire una regolazione tendenzialmente completa sui principali aspetti online di questo mondo nuovo, soprattutto grazie all’approccio basato sul rischio determinante per modulare le tutele sulle caratteristiche di una in realtà in continua evoluzione”. Con tutta probabilità, la personalizzazione dei contenuti propria del metaverso farà nascere nuove istanze di tutela a fronte di nuove vulnerabilità e persino nuove soggettività, come quella del gemello digitale. O anche di categorie del tutto peculiari come le interazioni online suscettibili di esprimere stati emotivi cui dovrà corrispondere la capacità di fornire una tutela proporzionale al grado di intimità rivelabile.

“La creatività digitale obbligherà a delineare un confine tra data economy e monetizzazione della privacy, con tutti i rischi in termini di libertà e di eguaglianza che potrebbero derivarne – afferma Stanzione. Quanto più l’esperienza immersiva e totalizzante di questa vita altra sarà mediata dai contenuti proposti dagli algoritmi tanto più si dovrà garantire la libertà del singolo dal continuo condizionamento esercitato dal pedinamento digitale”.

Evitare scelte condizionate

C’è però il rischio che la libertà di dare forma al proprio mondo promessa dal metaverso sia solo apparente e nasconda, invece, un condizionamento delle scelte. Alcune significative garanzie deriveranno dagli obblighi di trasparenza e di responsabilizzazione introdotta dal Digital Service Act e, per la moderazione dei contenuti, soprattutto dal punto di vista commerciale, dal Digital Markets Act. Come pure dalla valorizzazione delle garanzie che hanno comportato alcuni recenti orientamenti delle autorità di protezione dei dati sul terreno della pubblicità mirata. “L’accrescimento del potere informativo, e persino performativo, delle piattaforme che accompagnerà lo sviluppo del metaverso imporrà scelte lungimiranti sotto il profilo della governance – conclude Stanzione. I modelli in astratto possibili sono quelli di un cartello oligopolistico ove ciascun big tech occupi un settore specifico. Oppure di un metaverso open source accessibile e modificabile da ciascun utente volto a favorire la partecipazione diretta più ampia, ma non di agevole realizzazione. Infine, l’ultimo modello è quello della gestione pubblica. Quale che sia il modello cui si orienterà allo sviluppo del metaverso, è indispensabile l’adozione di alcune garanzie essenziali volte a impedire che questa dimensione altra da spazio utopico del possibile degeneri in un luogo anomico dove impunemente violare i diritti”.

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Metaverso e Sanità, i primi passi verso i servizi sanitari virtuali

Metaverso e Sanità, i primi passi verso i servizi sanitari virtuali
Primi passi della realtà virtuale nel mondo sanitario. Con la telemedicina in pole position e qualche criticità soprattutto per quanto riguarda l'atteggiamento delle persone nei confronti delle cure online o a distanza.

Il primo Ospedale italiano nel metaverso c’è già. O meglio, Olimaint ha sviluppato una nuova applicazione che permette di fruire di una serie di servizi al paziente direttamente attraverso la tecnologia immersiva del metaverso. Nel MetaOspedale è possibile usufruire di una serie di servizi collegati alla struttura sanitaria come la consultazione della propria situazione clinica con un medico collegato attraverso visore, che si può incontrare all’interno del metaverso, prenotare esami e fruire di consulenze.

Il MetaOspedale può permettere di gestire e contenere contemporaneamente fino a cinquecento persone che vengono identificate in ingresso e in uscita attraverso il loro avatar biometrico e tramite riconoscimento una chiave di accesso con tecnologia NFC.

È possibile visitare un parente ricoverato, mentre per quanto riguarda i servizi sanitari l’Ospedale digitale consente di ricevere prestazioni nelle quali non c’è una reale necessità di un contatto fisico tra il medico e il paziente. Il MetaOspedale permette anche di visualizzare a fianco dell’avatar uno schermo con una diretta attraverso la telecamera del computer o del cellulare, per far vedere fisicamente la persona nella sua condizione reale al fine di agevolare il lavoro di valutazione del medico che sta dall’altra parte. L’applicazione, precisa Olimaint, “non è dotata di un sistema di archiviazione di informazioni sanitarie, ma permette ai medici e alle strutture autorizzate di poter condividere queste informazioni attraverso un’operazione di condivisione del proprio personal computer o laptop all’interno dell’ambiente digitalizzato”.

I vantaggi dell’Ospedale virtuale

Anche negli USA si sta lavorando a un Ospedale virtuale. Latus Healthcare, fornitore di assistenza sanitaria online, ne sta sviluppando uno che potrebbe diventare disponibile come servizio entro 12-18 mesi. Si tratta di un ambiente ospedaliero in realtà virtuale, a cui si accede attraverso un visore, dove i trattamenti saranno inizialmente incentrati sui servizi di consulenza e fisioterapia. La fisioterapia si avvarrà della visione computerizzata, per esempio utilizzando telecamere per esaminare la gamma di movimenti delle articolazioni danneggiate e i progressi che i pazienti stanno compiendo verso la guarigione. Secondo Jack Latus, CEO di Latus Health, “Con VR e AR siamo in grado di fornire ai pazienti un feedback molto migliore sul loro processo. Se una persona con un problema all’articolazione della spalla migliora del tre per cento la sua gamma di movimento, come individuo probabilmente non lo sentirebbe. Ma se si riesce a ottenere un resoconto, si rende conto che funziona e tramite un piano di cura sa che se migliora a questo ritmo, si può tornare alla normalità in un certo numero di settimane. Dal punto di vista della motivazione o della compliance questo avrà un effetto enorme”.

Telemedicina in primo piano

Le possibilità però sono più ampie e comprendono sicuramente la telemedicina dove la realtà virtuale, una tecnologia chiave che consente un’immersione di livello superiore che qualifica in parte una piattaforma o un’applicazione come parte del metaverso, apre una gamma completamente nuova di possibilità. Le esperienze VR basate su cuffie trasmettono un senso di presenza molto più forte rispetto ad altri ambienti virtuali, si dimostrano utili per i consulti con i medici e possono essere utilizzate anche per la terapia. Gli ambienti possono essere personalizzati per i singoli pazienti: la VR infatti è già utilizzata da psicologi e psichiatri nella terapia dell’avversione, dove i pazienti possono interagire con situazioni che causano loro ansia, in ambienti sicuri dove ogni aspetto dell’interazione può essere strettamente monitorato e controllato.

Altra possibile applicazione riguarda il modello digitale. Stiamo parlando di un modello virtuale, o simulazione, di qualsiasi oggetto, processo o sistema generato utilizzando dati del mondo reale allo scopo di conoscere meglio la controparte reale. Nel caso del metaverso, il gemello digitale potrebbe essere il paziente. L’ipotesi è che i gemelli digitali potrebbero diventare dei manichini da utilizzare per prevedere tutto, dal modo in cui il paziente si riprende da un intervento chirurgico alle reazioni che potrà avere utilizzando specifici farmaci. Questo grazie alla crescente capacità di mappare e comprendere la genetica individuale.

La convergenza delle tecnologie di base in ambienti online – il metaverso – significa che i professionisti della sanità saranno in grado di fornire programmi e pacchetti di trattamento più integrati, senza essere ostacolati dalla natura isolata di gran parte del sistema sanitario esistente. La rapida condivisione delle informazioni tra i medici consentirebbe di individuare più rapidamente le cause di fondo della malattia. Il monitoraggio dell’attività del paziente nel metaverso indica che fattori come la compliance, l’aderenza alle terapie, potrebbero essere tracciati più facilmente, il che aiuterebbe ulteriormente la diagnosi e il trattamento della malattia. L’esempio è quello di un paziente in cura da un fisioterapista per una lesione al ginocchio che non migliora. Questo succede perché il paziente, afflitto da depressione, non completa gli esercizi di riabilitazione. Offrire un trattamento congiunto in ambienti virtuali, con un nuovo approccio alla condivisione dei dati, dovrebbe rendere questo tipo di trattamento più rapido ed efficace.

L’uguaglianza di accesso

Le criticità non mancano soprattutto per quanto riguarda l’atteggiamento delle persone nei confronti delle cure online o a distanza, che per molti possono essere ancora viste come un’opzione di ripiego o di riserva. Ci sono anche questioni legate all’uguaglianza di accesso: i visori per la realtà virtuale non sono a buon mercato e questo potrebbe essere visto come un ulteriore contributo alla disuguaglianza nell’accesso all’assistenza sanitaria. In più tutto questo, soprattutto in Italia, può apparire come una fuga nel futuro quando i problemi attuali sono ben altri.

C’è del vero in questo, ma è utile sapere che il rapporto Healthcare in the Metaverse di Market Research Future dell’agosto 2022 prevede che entro il 2030 il mercato del metaverso sanitario crescerà con un CAGR del 48,3% e avrà un valore di 5,37 miliardi di dollari. La tecnologia del mondo virtuale provocherà un cambiamento dirompente nell’assistenza sanitaria, fornendo una migliore precisione chirurgica, aprendo nuovi canali di trattamento e riducendo i costi e migliorando i risultati dei pazienti.

La salute mentale è un campo dove il nuovo mondo virtuale potrebbe essere di aiuto. Il rapporto 2022 State of Mental Health in America racconta che quasi 50 milioni di adulti americani (19,86%) hanno avuto una malattia mentale nel 2019 e più di 2,5 milioni di giovani lottano contro la depressione grave. Sia gli adulti sia i giovani non possono accedere alle cure a causa della mancanza di assicurazione, dei lunghi tempi di attesa, della mancanza di professionisti e di un sistema di salute mentale sovraccarico e inefficiente.

TechRepublic ha intervistato Robert Bell, fondatore e amministratore delegato di 2B3D, un’azienda californiana che utilizza la tecnologia metaverse per fornire cure mentali ai veterani statunitensi, un altro gruppo fortemente colpito dal problema. 2B3D sta migrando le sue piattaforme di teleassistenza nell’ambiente medico di realtà virtuale (VRME), attualmente in fase di sviluppo da parte della sua consociata VRx Solutions. La migrazione della teleassistenza di 2B3D avverrà per fasi, concentrandosi prima sulla priorità di fornire un trattamento in ambiente virtuale in tempo reale per l’ideazione di suicidio e il disturbo da stress post-traumatico (PTSD). Una volta convalidato il metaverso di 2B3D, si prevede l’espansione a tutti gli Stati. “Statisticamente, ogni anno nel mondo si uccidono più di 800.000 persone e 45.000 di queste vivono negli Stati Uniti. In confronto, l’alta percentuale di suicidi di veterani rimane inaccettabile, con 6.261 suicidi di veterani nel 2019“, ha dichiarato il fondatore e CEO di 2B3D. Il nuovo progetto di metaverso di 2B3D è in piena fase di sviluppo.

Di recente ha completato un programma iniziale di test cognitivi con Forge Forward Project, un’organizzazione non profit gestita da veterani e dedicata a porre fine ai suicidi dei veterani attraverso l’uso della tecnologia VR. I risultati dei test cognitivi saranno utilizzati per incorporare le terapie più efficaci per il trattamento dei traumi in un ambiente di realtà virtuale. “Con la migrazione dalle attuali piattaforme di teleassistenza a un ambiente virtuale in tempo reale, saremo in grado di eliminare la frustrazione dell’esperienza per l’individuo; non dovremo più aspettare in linea telefonica o sentirci dire che i nostri sintomi non sono abbastanza gravi da meritare attenzione“, ha detto Bell. L’obiettivo principale di 2B3D è di costruire un’esperienza metaverbale che consenta un trattamento professionale qualificato.

Gli sforzi di 2B3D per il metaverso sono stati progettati principalmente in Unity, una piattaforma per la creazione di contenuti in tempo reale. L’azienda è anche ansiosa di esaminare Unreal Engine 5, uno strumento avanzato di generazione di contenuti ed esperienze 3D in tempo reale di nuova generazione. Sicurezza dei dati, cybersicurezza e accessibilità sono le principali priorità dell’azienda. Per la sicurezza dei dati, 2B3D ritiene che la blockchain e le funzioni NFT siano la soluzione per affrontare questi temi. “La gestione delle cartelle cliniche potrebbe essere facilmente eseguita attraverso le tecnologie blockchain“, assicura Bell. Il fondatore di 2B3D però è molto chiaro. Il metaverso sanitario non potrà sostituire i professionisti medici o gli specialisti della salute mentale. “Per esempio, nel metaverso si può facilmente fare consulenza di gruppo, ma non si può fare una radiografia o riparare un osso rotto”. Il mondo virtuale “è un’integrazione, un’aggiunta e un miglioramento disperato dei servizi di base che dovranno ancora essere forniti“.

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