Secondo quanto riportato da Reuters, nel caso in cui Google fosse costretta a vendere Chrome (ne abbiamo parlato qui), OpenAI sarebbe interessata ad acquistare il browser.

La separazione di Chrome da Google è una delle soluzioni proposte dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti nel caso US v. Google (il verdetto è atteso entro agosto o settembre 2025), in cui il giudice Amit Mehta ha stabilito lo scorso anno che l’azienda detiene un monopolio nella ricerca online, con Chrome che è considerato uno degli strumenti chiave con cui l’azienda avrebbe consolidato la propria posizione dominante. In particolare, Mehta ha ritenuto illegali le pratiche relative all’imposizione da parte di Google del proprio motore di ricerca come predefinito.

La fase dedicata ai rimedi del processo è iniziata lunedì e Google, che non ha ancora messo in vendita Chrome, ha già annunciato l’intenzione di fare appello contro la sentenza.

Nick Turley, dirigente di OpenAI, ha inoltre dichiarato che lo scorso anno OpenAI aveva contattato Google per valutare una possibile collaborazione che avrebbe permesso a ChatGPT di utilizzare la tecnologia di ricerca di Google. Attualmente, secondo quanto riferito da Bloomberg, ChatGPT può accedere alle informazioni di ricerca di Bing e, sebbene Turley non abbia menzionato direttamente Microsoft, ha sottolineato che OpenAI ha avuto “problemi significativi di qualità” con un’azienda chiamata “Provider numero 1”.

In una email mostrata durante il processo, OpenAI ha scritto: “Crediamo che avere più partner, e in particolare l’API di Google, ci permetterebbe di offrire un prodotto migliore agli utenti”. Google ha deciso di non collaborare con OpenAI, e Turley ha aggiunto che “attualmente non abbiamo alcuna partnership con Google”.

google monopolio

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OpenAI sta anche lavorando a un proprio indice di ricerca. Inizialmente, l’obiettivo era far sì che ChatGPT lo utilizzasse per l’80% delle ricerche entro la fine del 2025, ma ora l’azienda ritiene che ci vorranno anni per raggiungere quel traguardo.

Per quanto riguarda le richieste del Dipartimento di Giustizia americano nei confronti della Grande G, sono in ballo tre “rimedi”. Il primo prevede il divieto di Google di siglare qualunque accordo che imponga il suo motore come predefinito, pratica che nel corso degli anni ha consentito a Google di ottenere oltre il 90% di quota di mercato nella ricerca.

La seconda richiesta, già accennata sopra, vorrebbe la separazione di Chrome da Google, che scardinerebbe il legame tra il browser e il motore di ricerca. Il governo chiede infine che i dati raccolti da Google in tutti questi anni siano concessi in licenza a terzi, in modo che nuovi motori di ricerca possano competere ad armi pari.

Come era logico attendersi, Google ha contestato tutte le proposte del governo, definendole estreme e dannose per i consumatori anche per quanto riguarda l’IA, visto che il Dipartimento di Giustizia teme che l’azienda stia mettendo in atto pratiche monopolistiche simili anche in questo ambito tramite Gemini.

Inoltre, già a fine 2024 Google aveva proposto dei suoi rimedi molto meno drastici, tra cui la creazione di un organismo di vigilanza indipendente e non governativo, la scelta del motore di ricerca predefinito per dispositivo e la possibilità dei produttori di smartphone Android di preinstallare motori alternativi e separare Search e Chrome da altre app Google.