Come coinvolgere i dipendenti su LinkedIn: Link&Lead li mette in gioco
Per le aziende, avere una buona visibilità su LinkedIn è importante per raggiungere un maggior numero di potenziali clienti, aumentare le probabilità di incontri che possono trasformarsi in partnership e attirare nuovi talenti. Far crescere in modo organico il numero di follower di una pagina istituzionale su LinkedIn è però molto difficile.
La buona notizia è che ogni azienda ha un tesoretto che può far fruttare: il numero di connessioni dei dipendenti è mediamente dieci volte quello dei follower dell’azienda. La cattiva notizia è che, secondo i dati ufficiali di LinkedIn, solo il 2% dei dipendenti interagisce con i contenuti dell’azienda attraverso consigli, condivisioni o commenti.
Questo significa sprecare un potenziale enorme per amplificare la comunicazione, ampliare la rete di contatti e raccogliere nuovi lead.
Non è, però, così semplice spingere i propri dipendenti a parlare dell’azienda su LinkedIn. Il rischio è che si sentano costretti o che abbiano paura di sbagliare. Risulta, quindi, necessario fornirgli linee guida chiare per evitare dubbi che potrebbero inibire la partecipazione social, assicurare una formazione utile all’azienda ma anche al proprio personal branding ed un metodo, come quello della gamification, che stimoli senza stressare, offrendo anzi dei premi a chi fa bene.
Da questa premessa nasce Link&Lead, una piattaforma di engagement dei dipendenti aziendali che si basa su un algoritmo proprietario. L’obiettivo è quello di guidare e stimolare la partecipazione su LinkedIn, formare dei brand ambassador, incentivare il social selling e generare lead.
Gianluigi Bonanomi, ideatore e co-founder, e Andrea Fattori, responsabile tecnico e co-founder di Link&Lead hanno risposto ad alcune nostre domande sull’argomento.
CWI: Perché è così difficile aumentare l’engagement dei propri dipendenti sui social?
Link&Lead: I motivi che abbiamo individuato, dopo anni di consulenze e formazione, sono sostanzialmente tre: mancanza di motivazione, carenza di competenze, insicurezza. I dipendenti non ci guadagnano nulla o comunque il lavoro non viene riconosciuto e non sempre sanno usare bene gli strumenti: quanti sanno usare davvero hashtag e menzioni? Soprattutto, temono di fare “danni” rispetto a eventuali policy aziendali.
L’azienda, invece, ha bisogno del loro contributo, in termini di interazioni con la pagina LinkedIn istituzionale, difficile da far crescere in organico. Nello specifico servono tanti “Consiglia”, ma soprattutto, in ottica social, una marea di “Condividi”. Certo, sono importantissimi anche i post originali, ma noi ci concentriamo in modo particolare sull’aiuto all’azienda.
CWI: Cosa ci guadagna l’azienda in un maggior coinvolgimento social dei dipendenti?
Link&Lead: Il bello sta tutto qui. Se i dipendenti partecipassero, si otterrebbero subito dei risultati concreti: LinkedIn ci dice, e noi l’abbiamo verificato con le prime sperimentazioni di un anno fa, che mediamente ogni sei condivisioni dei contenuti della pagina aziendale si conquista un follower per l’azienda. E poi possiamo generare quelle che chiamiamo “social lead”.
Facciamo un esempio concreto. Supponiamo che l’obiettivo dell’azienda sia di far iscrivere potenziali clienti a un webinar gratuito a fini di lead generation: dotiamo ogni partecipante di link tracciati e quindi misuriamo quanto traffico ciascuno porta sulla landing page dell’evento e, grazie agli analytics in possesso dell’azienda, premiamo le conversioni. In questo modo non sono solo i commerciali a generare lead, ma tutti i dipendenti.
CWI: Qual è il confine tra personale e professionale nella nostra attività social?
Link&Lead premia i contenuti e le interazioni efficaci, non svolge un lavoro di censura e non penalizza l’attività personale. Noi suggeriamo sempre di ricordare che LinkedIn è comunque un social network professionale, diverso da Facebook, e che quindi dovrebbe essere utilizzato prevalentemente per comunicare in questo ambito. Non c’è però alcun tipo di monitoraggio o limitazione rispetto a quello che le singole persone decidono di condividere: semplicemente, i contenuti non pertinenti non vengono presi in considerazione.
CWI: Come affrontate e risolvete questi temi?
Link&Lead: Lo scopo della piattaforma Link&Lead è il cambiamento dei comportamenti rispetto all’uso di LinkedIn. Le persone che finora hanno partecipato al “gioco” hanno migliorato il proprio posizionamento e la propria comunicazione online. In pratica hanno migliorato il loro personal branding, del resto il profilo LinkedIn è personale. In alcuni casi hanno portato a casa anche qualche premio, come buoni spesa e gadget. Così facendo, però, hanno aiutato anche l’azienda. Non vi è mai stata, da parte loro, l’idea del controllo: però certo essere ultimi in classifica non è piacevole per nessuno, per questo azzeriamo la classifica a intervalli fissi, per esempio ogni mese, per dare l’opportunità a tutti di rimettersi in gioco.
CWI: Qual è il vostro metodo di misurazione e l’approccio con azienda e dipendenti?
Link&Lead: Per favorire la comunicazione dei dipendenti usiamo la gamification e, in particolare, un algoritmo proprietario, chiamato QBE (che sta per Quality, Balance ed Engagement) per misurare la comunicazione LinkedIn da tutti i punti di vista. Ogni partecipante guadagna punti quando segue dei corsi (abbiamo creato l’academy Link&Learn), riceve bonus quando condivide i contenuti della pagina aziendale e ancora punti quando crea propri post. Meglio ancora se genera conversazioni o addirittura lead. A fine giornata può vedere le classifiche, giornaliera e totale, sul nostro sito con accesso riservato. Seguiamo tutti, li incitiamo, li aiutiamo uno a uno. Praticamente li affianchiamo come “LinkedIn coach”.
CWI: Vi concentrate solo su LinkedIn? Aprirete ad altri social?
Link&Lead: Al momento abbiamo scelto di essere verticali su LinkedIn per due motivi: è il social business di riferimento e la gamification funziona particolarmente bene nell’aiutare l’azienda a crescere tramite la pagina ufficiale. Non avrebbe lo stesso impatto su altri social. Ma il meccanismo è replicabile, non escludiamo nulla. L’importante è che ci sia la voglia di mettersi… in gioco!
L’employee engagement è, quindi, fondamentale per le aziende: è un processo win-win, il dipendente migliora il proprio personal branding e l’azienda guadagna brand ambassador e visibilità dal loro coinvolgimento su social network come LinkedIn.