Commissione europea contro X: aperta procedura formale in base al DSA
La Commissione europea ha inviato a X (ex Twitter) una richiesta formale di informazioni ai sensi del Digital Services Act (DSA), legislazione che stabilisce un nuovo standard per la responsabilità delle piattaforme online in materia di disinformazione, contenuti illegali e altri rischi per la società.
La richiesta (la prima in assoluto fatta ai sensi del DSA) fa seguito alle indicazioni ricevute dai servizi della Commissione in merito alla presunta diffusione su X di contenuti illegali e di disinformazione (terrorismo, violenza e incitamento all’odio) all’indomani dell’attacco di Hamas a Israele (ne abbiamo già parlato qui). La richiesta riguarda anche il rispetto di altre disposizioni del DSA.
A seguito della sua designazione come piattaforma online di grandi dimensioni, X è tenuta a rispettare l’intera serie di disposizioni introdotte dal DSA a partire dalla fine di agosto 2023, tra cui la valutazione e la mitigazione dei rischi legati alla diffusione di contenuti illegali, alla disinformazione, alla violenza di genere e a qualsiasi effetto negativo sull’esercizio dei diritti fondamentali, dei diritti dei minori, della sicurezza pubblica e del benessere mentale.
In questo caso particolare, i servizi della Commissione stanno indagando sulla conformità di X alla DSA anche per quanto riguarda le sue politiche e pratiche relative agli avvisi sui contenuti illegali, la gestione dei reclami, la valutazione dei rischi e le misure per mitigare i rischi individuati. I servizi della Commissione europea hanno la facoltà di richiedere ulteriori informazioni a X per verificare la corretta applicazione della legge.
X dovrà fornire le informazioni richieste dalla Commissione entro il 18 ottobre 2023 per le domande relative all’attivazione e al funzionamento del protocollo di risposta alle crisi ed entro il 31 ottobre 2023 per il resto. Sulla base della valutazione delle risposte di X, la Commissione valuterà le fasi successive, che potrebbero anche portare all’avvio formale di un procedimento ai sensi dell’articolo 66 del DSA. Inoltre, secondo quanto stabilito dall’articolo 74, paragrafo 2, del DSA, la Commissione può imporre ammende in caso di informazioni inesatte, incomplete o fuorvianti fornite in risposta a una richiesta di informazioni.
X non è comunque l’unica piattaforma di social media ad aver ricevuto un avvertimento dall’UE. La Commissione ha infatti inviato una lettera anche a TikTok. Tuttavia, a differenza di TikTok, X è l’unica di queste grandi piattaforme ad aver abbandonato il Codice di condotta sulla disinformazione dell’UE, un accordo volontario per affrontare il tema della disinformazione. Mentre il DSA ha formalizzato gran parte di quel codice in legge, Musk ha rimosso X dal Codice segnalando all’UE quanto l’azienda dia priorità al suo ruolo di moderatore dei contenuti sulla sua piattaforma.
Dal canto suo, X ha già risposto alla prima lettera di Thierry Breton (Commissario UE per il mercato interno) prima con alcuni messaggi di Elon Musk e poi con un post più lungo ed elaborato della CEO di X Linda Yaccarino, secondo la quale “poco dopo la diffusione della notizia dell’attacco di Hamas, X ha riunito un gruppo di dirigenti per valutare la situazione”. Yaccarino ha continuato a elencare le politiche di X relative ai media sensibili e ai contenuti manipolati e ha fornito una cifra vaga dei post segnalati che sono stati eliminati dalla piattaforma, pur senza fornire numeri specifici.