Nokia in Italia, a che punto è il 5G
Da oltre 30 anni di Nokia sui media si parla praticamente solo per i telefonini, e tuttora è così: basta fare una ricerca su Google per constatarlo. Eppure oggi la multinazionale finlandese ricava quasi il 90% del suo fatturato (22,6 miliardi di euro nel 2018) dallo sviluppo e produzione di soluzioni per reti di comunicazione fissa e mobile (apparati, sistemi, e relativo software), area in cui è uno dei principali attori mondiali insieme a Ericsson e Huawei. E la sua massima priorità in questo momento è abilitare le infrastrutture per il decollo del 5G, missione in cui le attività italiane di Nokia hanno un ruolo di primo piano, tra l’altro come partner di Vodafone e Iliad per lo sviluppo delle rispettive reti 5G in Italia.
“Nokia in Italia oggi impiega 1400 persone, tutti i business group della corporation e le funzioni di staff sono presenti in Italia, anche le customer operations, cioè il front end verso i clienti”, ha spiegato Massimo Mazzocchini, Vice President Nokia Mediterranean e Country Senior Officer Italy, in un recente incontro con la stampa al quartier generale italiano di Nokia a Vimercate.
“Circa una persona su 4 è nella ricerca e sviluppo, un punto di forza dell’Italia entro Nokia, che si specializza in tre aree: microwave products, cioè ponti radio, trasporto dati su reti ottiche, e il competence center EMEA sui Big Data, che è nato da pochi mesi, conta 80 persone e lavora sui dati delle reti degli operatori nostri clienti (l’84% del fatturato Nokia proviene da communications service provider, ndr). Inoltre ci sono i Bell Labs, storico motore di innovazione tecnologica, che studia gli impatti ambientali delle tecnologie che sviluppiamo”.
Training online molto più immersivo col 5G
Nokia ha altre due sedi in Italia (a Roma e Battipaglia) ma quella di Milano – situata in uno degli edifici più moderni e “green” dell’Energy Park di Vimercate – è la principale, con circa 1150 persone, continua Mazzocchini. “È caratterizzata soprattutto dal Technology Center, in cui si studiano e si combinano tutte le tecnologie su cui Nokia sta lavorando, dall’Innovation Hub, un demo center dove si sviluppano con clienti e università dei POC (proof-of-concept) di infrastrutture 5G end-to-end, e dall’Education Hub, dedicato al training interno e per i clienti: il responsabile mondiale Education di Nokia è italiano ed è basato qui”.
Con una serie di demo poi Nokia Italia ha mostrato lo stato dell’arte degli sviluppi 5G in vari ambiti. Una, proprio in campo Education, è un POC sulla formazione in realtà aumentata e virtuale: “È molto più immersivo degli attuali ambienti di virtual training, il docente può parlare, mostrare presentazioni e video, gli studenti possono intervenire, si possono condividere e smontare oggetti, e trasferirsi in qualsiasi ambiente reale, il tutto in streaming live grazie al 5G. La formazione a distanza vale miliardi di euro, trainata da due forti esigenze: diffondere i nuovi skill digitali, e ridurre i costi aziendali delle trasferte”. Altre demo hanno riguardato la customer experience e la cybersecurity, con monitoraggio in tempo reale della rete aziendale (“oggi per mitigare l’impatto di un attacco ci vogliono giorni, con il 5G basteranno pochi minuti”).
Nokia, ha sottolineato Mazzocchini, crede moltissimo nel 5G: “Come utenti l’abbiamo già implementato nella nostra fabbrica di Holu, basata sui principi di Industria 4.0, e come fornitori proponiamo un portafoglio di soluzioni end-to-end, dall’accesso radio ai tool di security. Siamo per l’apertura delle piattaforme infrastrutturali, ma pensiamo che nella fase di startup di una tecnologia epocale come il 5G, offrire tutto lo stack può accelerare i tempi”.
“Il 5G non è un prodotto da laboratorio”
Il 5G, hanno concluso poi Mazzocchini e altri manager italiani e internazionali di Nokia, non è solo un’evoluzione tecnologica nata nei laboratori dei carrier, ma è partita dalla necessità di abilitare applicazioni prima tecnicamente impossibili, con tantissimi casi d’uso nuovi e molto diversi tra loro, dalla fabbrica connessa (Industria 4.0) all’autonomous car, ai miliardi di sensori IoT connessi.
“Arrivano molte richieste dai settori verticali, perché il 5G avrà impatti molto più vasti in ambito business che in ambito consumer, e la cosa positiva è che i produttori di infrastrutture e i communication provider lavorano insieme per introdurre nuovi servizi, con un cambiamento di atteggiamento evidente rispetto al passato”.
Ma ci sono anche molte criticità da superare. Ci sono standard altissimi da raggiungere nella sicurezza e soprattutto nell’ambito quality of service/SLA: per applicazioni critiche come le auto autonome o le operazioni chirurgiche in remoto, per esempio, le indisponibilità di rete non sono ammissibili.
E poi la rete stessa, e la sua gestione, diventano molto più complesse: molte linee di sviluppo tecnologico vanno sincronizzate, e la componente software diventa preponderante rispetto all’hardware. Network virtualization, network slicing, programmable networks e SDN (software-defined networks), sono fondamentali per introdurre la nuova generazione di servizi basati su 5G, e la maturità di tutte queste tecnologie va raggiunta gradualmente, in un percorso che durerà un paio d’anni.