Il 5G italiano è pronto a mantenere un elevato numero delle promesse fatte nel corso degli anni, ma richiede che la sicurezza sia portata a livelli opportuni. D’altronde, ogni cyberinvasione nei nostri spazi è una perdita di libertà e valore di tutti, soprattutto a livello di infrastrutture nazionali. Ne abbiamo parlato con Giosuè Vitaglione, Director Global Alliances Telco Sales EMEA di Fortinet, a latere dell’incontro sulla situazione della nuova rete proposta dall’Osservatorio 5G & Beyond.

Il monito principale è chiaro: “il fallimento dell’adozione di pratiche di cybersecurity è un rischio per la crescita sociale ed economica”, dice Vitaglione.

È indiscutibile che, per affrontare le nuove sfide,  le aziende moderne debbano partire da un approccio di security by design e che sia necessario combattere lo skill shortage che sta colpendo anche questo settore e in maniera più forte di altri.

Fortinet investe su un milione di nuovi esperti

Gli stessi media, soprattutto quelli generalisti ma anche alcune testate specializzate, spesso rendono le cose più difficili, descrivendo gli eventi del settore in modo inadeguato a formare la base di una conoscenza diffusa. Anzi, fanno il contrario, perché ripetendo all’infinito formulette scontate, creano nel lettore una resistenza a qualsiasi argomento provenga da quel settore.

L’informazione è solo una parte del problema. Il mondo sta cambiando e la preparazione manca. “La ricerca di personale con le opportune competenze di cybersecurity è sempre più forte in tutti i settori e nel 5G lo è ancora di più”, conferma Vitaglione. Le aziende di sicurezza informatica stanno investendo moltissimo in una crescita della preparazione a livello mondiale. Anche Fortinet ha da poco impostato un progetto veramente interessante, annunciato in settembre da Ken Xie, Ceo di Fortinet, che prevede la formazione di un milione di nuovi esperti in cinque anni.

FTNT-fabric-diagram-jpg

Il mercato 5G è pronto al successo

Da punto di vista tecnico, il 5G offre nuove e ricche possibilità di fare nuovo business e di restare sul mercato da protagonista, ma al contempo propone nuove sfide. La fase dei timidi tentativi è finita, e gli use case dei quali si parla spesso, dall’agricoltura all’IoT, dal metering alla logistica e via dicendo, sono ormai consolidati. Certo esistono ancora due macro categorie, a seconda dell’effettiva industrializzazione della soluzione finale, ma tutte concorrono al quadro generale.

La situazione infrastrutturale, anche nel nostro Paese, vede ormai una situazione pronta a diventare di mercato. La diffusione della rete 5G, comprendendo anche le stazioni in DSS (Dynamic Spectrum Sharing), è abbastanza ampia; sono poi arrivati i nuovi terminali, rendendo il mercato pronto ad affrontare il cambiamento.

La collaborazione tra gli operatori

Un contesto così competitivo richiede alleanze e collaborazioni. Dal punto di vista della sicurezza, il 5G è un ecosistema che estende la superficie di attacco e la differenzia nel tempo concesso agli attacker. Per affrontare correttamente questo scenario serve un’elevata progettualità negli interventi di sicurezza.

L’ecosistema complessivo si sta organizzando a livello mondiale, Vitaglione ne è certo:

“Gli operatori telefonici si stanno organizzando per mettere in sicurezza le loro infrastrutture ma ancora tanto resta da fare. Gli stessi fornitori di sicurezza collaborano a livello di ricerca e sviluppo”, come avviene nel consorzio Cyber Threat Alliance nel quale Palo Alto, Cisco, Check Point e Fortinet fungono da Charter Members.