Come funzionerà Android sui telefoni pieghevoli
Anche se ci sono smartphone di tutte le forme e dimensioni, i produttori di dispositivi si sono standardizzati sullo schermo piatto. Tuttavia ci aspettiamo un grande cambiamento nel design degli smartphone con l’imminente arrivo di telefoni flessibili, il più atteso dei quali è quello di Samsung che, secondo l’affidabile leaker Evan Blass, potrebbe chiamarsi “Galaxy Fold”.
La tecnologia necessaria per realizzare telefoni pieghevoli esiste da anni, ma Samsung, Xiaomi, Motorola e altri dovrebbero finalmente introdurre sul mercato i telefoni finalmente nel 2019. Come cambierà il sistema operativo Android per adeguarsi a questa nuova generazione di dispositivi?
Lo stato attuale di Android
I pannelli OLED sono flessibili per loro natura: è da anni che vediamo demo di schermi curvi. Per implementare uno schermo OLED flessibile su un telefono, tuttavia, i produttori devono assicurarsi che lo schermo possa piegarsi migliaia di volte senza rovinarsi. Ciò comporta la riprogettazione della laminazione tra gli strati, insieme a nuovi driver di visualizzazione. La tecnologia esiste (Samsung ha già condiviso un teaser del suo display Infinity Flex) e altri OEM non hanno perso tempo.
Tecnicamente è già possibile avere un telefono pieghevole, a patto di non avere troppe pretese. Alcuni mesi fa Royole ha lanciato lo smartphone FlexPai, acquistabile come dispositivo “developer” per circa 1.300 dollari. A detta di tutti, il FlexPai offre un’esperienza piuttosto frustrante, ma rimane il primo telefono pieghevole disponibile al pubblico.
Motorola ha intenzione di rilanciare il brand Razr come telefono flessibile. A differenza del FlexPai o del telefono flessibile di Samsung, il dispositivo Motorola avrebbe uno schermo OLED simile a quello di un telefono più piccolo in una configurazione a conchiglia. Sebbene non sia imponente dal punto di vista del software, richiederà comunque alcune personalizzazioni. Per esempio, sarà necessario un codice personalizzato per supportare la continuità dell’app tra gli schermi esterni e interni. L’obiettivo è creare un’interfaccia continua con il minor numero possibile di interruzioni, insieme a comportamenti di app sensibili che non interrompano l’esperienza dell’utente.
Le app Android possono essere ridimensionate per superfici più grandi (per esempio i tablet), quindi un telefono “che si apre” per fornire più spazio avrebbe questo livello base di funzionalità. Le app potrebbero avere un certo livello di continuità tra stati più piccoli “piegati” e più grandi “aperti”.
A partire da Android Pie, Google ha incluso alcune ottimizzazioni che possono agevolare l’uso dei telefoni pieghevoli. Per esempio c’è il supporto “multi-resume“, che è un’estensione dell’API multi-finestra di Android. La funzione consente ai produttori di dispositivi di mantenere tutte le app in modalità multi-finestra, il che significa che continuano ad aggiornarsi in tempo reale.
Tutto questo è utile, ma le aziende che realizzano telefoni flessibili con Android Pie dovranno creare un codice personalizzato per farli funzionare. Google sta affrontando il problema, e nella prossima versione di Android vedremo i risultati.
Android Q offre maggior supporto per lo schermo flessibile
Alla fine dell’anno scorso Samsung ha creato curiosità intorno al suo telefono pieghevole, completo di un’interfaccia utente Android ottimizzata. Qualcuno si è chiesto se Samsung stesse creando un’interfaccia software completamente personalizzata per i suoi telefoni pieghevoli. Google ha risposto con l’insolita iniziativa di svelare le funzionalità di una prossima versione Android e ha confermato che stava lavorando direttamente con Samsung. Questa naturalmente è una buona notizia: consentire agli OEM di implementare le proprie interfacce porterebbe a problemi con le app e una confusione generale.
La prossima versione di Android (presumibilmente nome in codice Android Q) includerà il supporto per i telefoni pieghevoli in due diverse conformazioni: ci saranno dispositivi a uno schermo che si piegheranno per lasciare il display esposto su entrambi i “lati” del telefono, e pieghevoli a due schermi che si piegheranno lasciando un display secondario all’esterno.
Google afferma inoltre che le funzionalità multi-finestra e di continuità di Android verranno ampliate per supportare i dispositivi pieghevoli. Le app destinate ad Android Q saranno in grado di operare in modalità a schermo unico e di passare con continuità allo stato “piegato”. Questi dispositivi supporteranno anche la funzione Multi-Active Window. E’ il prossimo passo nelle esistenti funzionalità multi-finestra di Android e consentirà di eseguire una applicazione in una visualizzazione più ampia e altre due app in riquadri più piccoli.
Vale la pena acquistare un telefono pieghevole di prima generazione?
Vi ricordate la prima generazione di tablet Android? Gli sviluppatori hanno cercato di venire a patti con nuovi formati e paradigmi di utilizzo, ma gli ostacoli non sono mai stati completamente rimossi e l’interesse per i tablet Android, che è sempre oscillante, è diminuito.
Anche il lancio dei telefoni pieghevoli potrebbero rivelarsi un percorso a ostacoli. Se Google ha imparato la lezione dai tablet, nello sviluppo di Android Q si concentrerà sui dispositivi pieghevoli, anche se non sappiamo come le persone useranno questi dispositivi.
Spendere più di mille euro per un telefono pieghevole di prima generazione sarà un vero e proprio atto di fede. Come utenti, dovremo sperare che Google e Samsung sappiano come far funzionare questo formato, consapevoli che, comunque, saremo delle cavie.