WhatsApp rende la sua crittografia end-to-end “a prova di FBI”

WhatsApp attiva crittografia end-to-end
Completata la transizione al Signal Protocol di Open Whisper Systems: un miliardo di utenti può parlare senza timore di intercettazioni. Chi lo dice all'FBI ora?

Con una mossa che sicuramente non farà piacere agli organi di polizia di mezzo mondo, WhatsApp ha abilitato di default su tutte le nuove versioni dei suoi client di messaggistica la crittografia end-to-end sia nelle chat singole che in quelle di gruppo, utilizzando un sistema che non permette a nessuno, nemmeno  a WhatsApp stessa, di decifrare i messaggi.

La crittografia nei messaggi WhatsApp non è una novità in sé. Nelle chat private è presente fin dal 2013, ed è stata gradualmente rinforzata per supportare anche gruppi e file, anche grazie alla collaborazione con Open Whisper Systems, azienda che ha sviluppato un sistema di crittografia open source specificamente progettato per la messaggistica molto apprezzato dai massimi esperti di crittografia. Tra gli estimatori di Open Whisper System troviamo persone del calibro di Edward Snowden (“usate qualsiasi prodotto di OWS”) e Bruce Schneier (“Sono impressionato dalla conoscenza e cura applicati sia alla sicurezza, sia all’usabilità di questa app. È la mia prima scelta per le conversazioni cifrate”).

La notizia di oggi è quindi che la transizione è stata completata, e tutte le chat, singole e di gruppo,  e anche gli invii di file su piattaforma WhatsApp utilizzano il Signal Protocol sviluppato da Open Whisper Systems. E per l’intero miliardo di attuali utenti della piattaforma (a patto che scarichino la versione più recente dell’app).

Avviso WhatsApp connessione sicura

Visto che nel periodo iniziale non si può essere certi che il destinatario del messaggio abbia una versione adatta, un avviso in alto nella schermata della chat avviserà gli utenti che la “linea è sicura”, come amano dire nei telefilm americani.

WhatsApp sottolinea che la crittografia è attiva di default su tutti i messaggi, senza bisogno di modificare alcuna impostazione né di aprire speciali “chat segrete”, come avviene per esempio nel caso di Telegram, altra popolare app di messaggistica che ha puntato molto della sua promozione sugli aspetti di Privacy, ma che in questo caso è stata superata a destra dall’incumbent del settore.

Questo nuovo sistema rende teoricamente impossibile obbedire a qualsiasi ordine di intercettazione delle comunicazioni, anche se autorizzato da un giudice. La decisione di WhatsApp continuerà ad alimentare le discussioni tra i fautori della privacy robusta e chi invece difende la possibilità per le autorità di intercettare le comunicazioni.

Chi desidera approfondire l’argomento può leggere il post sul blog di WhatsApp, quello di Open Whisper Systems e un white paper in Pdf che spiega in dettaglio il Signal Protocol.

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Dropbox e Acrobat Reader collaborano anche su Android

Dropbox e Acrobat Reader collaborano anche su Android
Dopo la disponibilità via web e su iOS, anche su Android si potrà usufruire della stretta integrazione tra Dropbox e Acrobat Reader per i file in PDF.

L’integrazione tra Adobe Acrobat e Drobox per la gestione e la modifica dei PDF è sbarcata anche su Android con le ultime versioni delle rispettive app, dopo essere già stata disponibile su sistemi desktop via web e su device iOS. Integrazione che permette tramite cloud non solo di accedere ai documenti PDF conservati in Dropbox direttamente dall’app di Acrobat Reader, ma anche di lavorare a un PDF all’interno di Dropbox con maggiori possibilità di editing.

Se infatti si sta utilizzando l’app di Dropbox e si sta visualizzando l’anteprima di un PDF, basta un tocco per aprire lo stesso film in Acrobat Reader, in modo da visualizzarlo e modificarlo cambiando ad esempio testo o inserendo firme elettroniche, note e commenti. Naturalmente qualsiasi modifica eseguita su un PDF viene sincronizzata tra le due app, così da non creare molteplici versioni dello stesso contenuto.

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Un altro aspetto interessante dell’integrazione tra le due app è la possibilità di lavorare a distanza, condividendo ed editando a più mani file PDF tramite link o cartelle condivise e accedendo a uno stesso file sia da web, sia da smartphone o tablet. Per Adobe il successo dell’integrazione via web e su iOS è stato notevole, tanto che in pochi mesi milioni di persone hanno connesso l’applicazione mobile di Acrobat Reader con i loro account di Dropbox, e ogni mese più di un milione di file archiviati su Dropbox vengono aperti tramite l’app mobile di Acrobat Reader.

Contando quanto sia vasta la base installata di device Android e che 300 milioni di utenti del sistema operativo mobile di Google hanno già installato sul loro device sia l’app di Dropbox, sia quella di Adobe, questa integrazione non potrà che ottenere sempre più successo.

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