Alistair Wildman spiega le mosse di VMware nel campo del Mobile Device Management
Dopo aver consolidato la sua posizione nel settore della virtualizzazione dei server e nei servizi cloud, VMware torna a espandersi nel settore in cui tutto è cominciato, quello dell’end-user computing. Se però agli albori dell’azienda questo territorio era dominato dalle workstation, oggi il panorama hardware è quanto mai diversificato, e comprende desktop, laptop, tablet e smartphone, ciascuno con mix di tecnologie differenti che può comprendere almeno diverse architetture hardware (x386, ia64, Arm), quattro sistemi operativi (Windows, Mac OS, iOS, Android) e tre piattaforme di servizi cloud (Google, Microsoft, iCloud, per non parlare dei servizi indipendenti come Dropbox).
L’esplosione dei fenomeni “bring your own device” e “bring your own cloud” pone seri limiti alle possibilità di governo degli amministratori di sistema, che si trovano quindi alla ricerca di strumenti per poter gestire, da un unico punto centrale, una gamma eterogenea di dispositivi e sistemi. Vista evidente la possibilità di business, VMware ha deciso di accelerare la sua penetrazione in questo settore acquisendo, a fine gennaio, una delle aziende più affermate nel campo: AirWatch.
L’esplosione dei fenomeni “bring your own device” e “bring your own cloud” pone seri limiti alle possibilità di governo degli amministratori di sistema
AirWatch, che continua a operare con il suo marchio, è infatti specializzata nella gestione dei dispositivi mobili (MDM) e offre avanzate possibilità di gestione dell’accesso a dati e applicazioni e la separazione tra dati aziendali e personali sui dispositivi mobili usati in modalità “BYOD”.
Abbiamo parlato della strategia di VMware in questo campo con Alistair Wildman, Responsabile End User Computing EMEA per VMware, che ha anche commentato con noi i risultati di una ricerca che dipinge gli italiani come veri “ribelli della mobility” per l’utilizzo vasto e intenso dei dispositivi mobile, anche in campo lavorativo.
Computerworld Italia: Nell’ultimo periodo VMware ha fatto diverse acquisizioni che estendono il raggio d’azione dell’azienda fuori dal suo terreno di gioco abituale. Qual è il quadro globale e dove sta andando VMware?
Alistair Wildman: La virtualizzazione permette di centralizzare e standardizzare il controllo e gestire al meglio le risorse. Sul lato server il mercato è ormai maturo, anche se continua a crescere sotto la spinta del cloud. La virtualizzazione dei desktop sul server ha ancora forti possibilità di crescita (al momento, circa il 15% dei desktop in azienda è virtualizzato), ma la strada per arrivare lì è ancora lunga. È chiaro che oggi il settore in maggiore espansioni, e dove la sfida tecnologica è più forte, è quello della gestione centralizzata di piattaforme, sistemi e applicazioni eterogenei, in molti casi su dispositivi mobile. Avendo chiara l’intenzione di accogliere questa sfida, abbiamo deciso di accorciare i tempi di penetrazione acquisendo direttamente uno dei protagonisti di questo mercato, come AirWatch.
AirWatch si integra nell’offerta di VMware che oggi può toccare tutta la flotta di dispositivi, a partire dal server centrale con VSphere per arrivare agli spazi di lavoro con la gestione centralizzata dell’identità e dei diritti di accesso alle risorse, alla gestione delle applicazioni e infine, con AirWatch, alla gestione dei singoli dispositivi.
Le soluzioni VMware sono quindi uno strumento che offre un singolo punto di controllo e gestione che attraversa in orizzontale tutte le singole piattaforme (Windows, Apple, Android) e relativi sistemi di autenticazione per l’uso delle risorse aziendali o in cloud. Questo grazie al supporto attivo dello standard ACE (App Configuration for Enterprise), che punta a fornire linee guida per lo sviluppo di applicazioni che possano essere gestite attraverso sistemi centralizzati in termini di disponibilità, configurazione e policy di sicurezza.
CWI: Con un tessuto imprenditoriale quanto mai variegato, formato da moltissime piccole aziende, l’Italia presenta caratteristiche diverse dal resto dell’Europa? Come vede la situazione delle aziende italiane?
AW: Sicuramente, paesi come Germania o UK sono in una situazione più avanzata e matura, ma per noi l’Italia segue a ruota insieme agli altri paesi europei. Ci sono settori in cui la richiesta è più forte, come quello bancario, mentre altri – come la pubblica amministrazione – sono quasi fermi.
Da un punto di vista personale, posso dire che i clienti italiani sono meno orientati a correre rischi per provare tecnologie o fornitori nuovi, e preferiscono implementare tecnologie la cui efficacia e affidabilità sono dimostrate. Cercano anche una relazione di fiducia con il proprio fornitore, che deve però dimostrare nella pratica il proprio valore. In questo senso, il fatto che VMware sia sul mercato da 15 anni e lavori come EMC che opera da ben 25 è sicuramente un vantaggio.
Le aziende percepiscono l’importanza del fenomeno BYOD ma ancora si muovono con lentezza, ed è un grande peccato, perché una nostra ricerca dimostra che i dipendenti italiani sono più rapidi dei colleghi di altri paesi nell’adottare modalità di lavoro, soluzioni e piattaforme mobile.
CWI: Dipende dalla grande penetrazione degli smartphone anche nel mercato consumer?
AW: Non solo. La ricerca condotta per noi da Vanson Bourne dice che il 57% degli italiani ha usato un proprio dispositivo personale per ricevere, inviare o elaborare documenti di lavoro. La maggior parte di essi ritiene però che l’azienda non stia fornendo gli strumenti adeguati a lavorare in mobilità, o che le policy aziendali di sicurezza rappresentino un freno alla propria produttività. Una quota minore ma significativa (45%) ritiene che il proprio staff IT non abbia la capacità di far fronte alle richieste dei dipendenti in questo campo.
Fortunatamente le aziende stanno l’esigenza, e l’81% ha dichiarato di avere messo in atto soluzioni a sostegno del BYOD o di volerlo fare in futuro.
CWI: Qual è la sua visione sul futuro dell’IT aziendale, diciamo a cinque anni?
AW: Sicuramente molte applicazioni mission critical si sposteranno sul cloud. Già oggi le aziende hanno spostato sul cloud molto carico di lavoro, ma in gran parte questo carico è costituito da email o web e non da applicazioni mission critical. A quel punto, con la possibilità di agire su ogni applicativo aziendale da qualsiasi dispositivo, se i CIO e le strutture IT delle aziende non riusciranno a stare al passo delle crescenti esigenze di mobilità dei dipendenti, dovranno lottare per difendere il proprio diritto a esistere.
se CIO e strutture IT non staranno al passo delle esigenze di mobilità dei dipendenti, dovranno lottare per difendere il proprio diritto a esistere
Molti CIO in piccole e medie imprese devono aggiungere più valore al proprio lavoro, altrimenti i dipendenti troveranno autonomamente un modo per rispondere alle proprie esigenze, con i rischi connessi. Molti progetti IT non decollano perché sono ritenuti troppo complessi, specialmente quelli che puntano a trasformare il desktop.
In definitiva, per noi l’End User Computing non è focalizzato sui dispositivi, ma sulle persone e su come renderle più produttive mantenendo comunque controllo e gestione centralizzati. Il nostro ruolo è proprio quello di permettere la gestione del business rendendo irrilevante la tecnologia impiegata o il tipo di dispositivo: non importa se sia Apple, Windows o Samsung, con Windows, Linux o Android.