Google I/O 2017: ecco cosa ci aspetta con Android O
Ieri è andato in scena Google I/O 2017, la nuova edizione dell’evento di Mountain View dedicato agli sviluppatori che ha riservato parecchie sorprese soprattutto in ambito Android. Tanto per cominciare Google ha annunciato che i dispositivi Android attivi su base mensile hanno superato quota due miliardi.
Non solo però smartphone e tablet, ma anche smartwatch con Android Wear, TV con Android TV, automobili con Android Auto e, presto, anche dispositivi IoT con a bordo Android Things.
Impressionante anche il numero di download di applicazioni scaricate da Play Store nel 2016 (82 miliardi), ma la novità più importante è che il nuovo Android O, annunciato inizialmente a marzo, è disponibile da oggi in versione beta e arriverà nei prossimi mesi in versione stabile iniziando (come al solito) dai dispositivi Pixel.
Le tre direttive principali che caratterizzeranno il successore di Android Nougat sono essenzialmente autonomia, prestazioni e sicurezza. Google promette di migliorare la prima attraverso una gestione più efficace delle app in background, mentre per le prestazioni si parla già di tempi di avvio dimezzati rispetto a quelli di Nougat.
Sul versante della sicurezza Google sembra puntare molto sul machine learning e su Google Play Protect, una piattaforma che permette di analizzare le app installate (ne scansiona oltre 50 miliardi al giorno), in modo da scoprire se sono presenti applicazioni dannose per l’utente.
A livello di multitasking le finestre possono essere ridimensionate e trascinate a piacimento, mentre il machine learning mostrerà per ogni tipologia di informazione delle azioni contestuali; se per esempio evidenziamo un indirizzo, potremo accedere direttamente a Maps con un solo tocco e così via.
Spazio infine alle novità per gli sviluppatori, che potranno accedere a nuovi tool all’interno della console sviluppatori del Play Store e utilizzare il nuovo linguaggio di programmazione Kotlin, che verrà supportato in maniera completamente nativa grazie alla sua integrazione all’interno del codice di Android O.