Extreme Networks, di recente inserita per la sesta volta nel quadrante dei leader nel Magic Quadrant 2024 di Gartner per le infrastrutture LAN aziendali cablate e wireless, sta vivendo un momento positivo anche in Italia.

L’azienda cresce infatti “a doppia cifra”, pure nei servizi in abbonamento, grazie anche all’inserimento nel frame agreement di Consip e a una situazione degli approvvigionamenti completamente rientrata nei binari dopo le difficoltà della supply chain che hanno afflitto tutto il settore.

Abbiamo di recente incontrato Vincenzo Lalli, Country Manager per l’Italia di Extreme Networks, e ripercorso con lui le principali tendenze del momento e le novità dell’azienda, cominciando dal crescente ruolo dell’intelligenza artificiale, che è stata una delle tematiche calde delle presentazioni dell’evento Extreme Now tenutosi lo scorso aprile a Legnano (MI).

Consapevole dell’alto tasso di hype che circonda tutto quel che riguarda l’intelligenza artificiale, Lalli mette subito le mani avanti: “La IA oggi è un po’ come il Web all’epoca delle dotcom: tutti ne parlano e devono dire di avere una soluzione, ma non è qualcosa che nasce oggi. Quel che è cambiato è che ci sono strumenti che ne democratizzano l’accesso, permettendo di calarla nell’utilizzo quotidiano. È questo a fare la differenza e nel nostro caso prende il nome di Copilot, un assistente per aiutare l’IT manager a fare operazioni sulla rete di tipo predittivo o proattivo, grazie a un monitoraggio del funzionamento sempre attivo, alla ricerca di eventuali anomalie”.

DigitalWorld: Quali saranno le evoluzioni di questo tipo di soluzioni?

Vincenzo Lalli, Country Manager Italia di Extreme Networks.

Vincenzo Lalli, Country Manager Italia di Extreme Networks.

Vincenzo Lalli: Al Copilot si affiancherà nel prossimo futuro un ulteriore elemento che introdurremo nei prossimi mesi, grazie al quale la IA diventerà sempre più centrale nell’interazione diretta tra l’operatore e la rete. Questo non significa che la linea di comando sparirà dall’oggi al domani, ma cambierà molto il modo di relazionarsi con il network non solo per la generazione di report e il rilevamento dei guasti, ma anche in fase di programmazione e progettazione delle reti. Noi ci stiamo già muovendo in questa direzione, quindi tutti i nuovi prodotti come lo switch 4000 e gli access point Wi-Fi 7 sono già pronti per integrarsi in questo tipo di soluzioni.  

DW: Tra gli annunci recenti che anche Universal ZTNA, una soluzione che porta Extreme Network ancor più nel campo della cybersecurity.

VL: Riteniamo che Universal ZTNA soddisfi un’esigenza molto sentita sul mercato, che è quella di fornire un’esperienza davvero efficace perché centralizzata. Il termine Universal per noi significa infatti che la soluzione incorpora in un’unica dashboard le funzioni di Network Access Control legate all’infrastruttura con quelle di Zero Trust Network Access, più incentrate sul livello applicativo, esaltandone le capacità.

DW: ZTNA viene a volte percepita come una soluzione complessa da implementare, soprattutto per le piccole e medie imprese italiane dove le competenze digitali sono ancora poco diffuse. Qualcuno teme che blocchi e quarantene per elementi sospetti possano inficiare la produttività e aumentare le richieste di supporto da parte degli utenti. Qual è la vostra posizione?

VL: Nel dialogo con i clienti, oggi è imprescindibile un colloquio con il CISO e vediamo che nelle grandi organizzazioni c’è una cultura diversa ed esistono figure di riferimento, in alcuni casi previste per legge. Questo contribuisce a creare una cultura di security che era trascurata. Se nelle piccole aziende gli impatti degli attacchi possono essere più contenuti, nelle medie imprese la scarsa poca consapevolezza è un problema più serio. Universal ZTNA si rivolge a queste aziende, permettendo di semplificare l’accesso a una funzionalità di sicurezza avanzata, che le protegga da minacce sempre più complesse.

L’adozione di UZTNA è semplificata anche dalla possibilità di erogare il servizio su cloud pubblico a scelta del cliente (Azure, AWS, Google…), ma per chi ha bisogno di bassa latenza o di garantire la sovranità dei dati, è possibile adottare una soluzione Cloud Edge, con un server preinstallato che replica le funzionalità della piattaforma su un cloud – pubblico o privato – vicino al cliente e nella sua completa disponibilità.

DW: Oltre alla governance dei dati, una delle preoccupazioni che riguarda l’adozione di servizi cloud in abbonamento è relativa ai costi delle licenze, non sempre così flessibili o prevedibili. Come si pone Extreme Networks?

VL: La nostra filosofia Infinite Enterprise prevede di fornire al cliente soluzioni gestibili in cloud in continua evoluzione: One Network gestita da One Cloud, ma con un sistema di licensing che semplifichi la vita al cliente. Per noi esiste una sola licenza con un prezzo definito, senza costi nascosti, e che può essere riutilizzata anche tra dispositivi diversi, o passando da gestione cloud a on-premises. Se devo dismettere un access point, posso usare la sua licenza per gestire un nuovo switch. Non c’è alcun vincolo.

DW: Si è parlato prima di access point Wi-Fi 7, che cominciano a circolare da qualche mese anche se la ratifica finale dello standard è attesa per fine anno e ci sono ancora incertezze sulle frequenze utilizzabili in Europa. Parallelamente, il Wi-Fi 6 ancora non è adottato in modo universale. Non stiamo correndo un po’ troppo con l’evoluzione degli standard?

VL: L’esigenza dei nuovi standard deriva dal fatto che quel che utilizzavamo non è più sufficiente sia per i clienti consumer, sia per quelli enterprise, soprattutto per via della proliferazione dell’IoT dappertutto. Sebbene la maggior parte dei dispositivi IoT funzioni a 2.4, la loro diffusione satura quella banda, e i dispositivi client (pc e smartphone) si devono spostare sul 5GHz, che a sua volta è diventata una frequenza affollata.

L’utilizzo dei 6 GHz permette di ottimizzare le risorse e fare cose che prima erano complicate, come per esempio Offloading del 5G, che avverrà con i nuovi standard di comunicazione in fonia. Il 5G necessita di un’infrastruttura di accesso più capillare e distribuita, ma molti operatori non hanno la capacità economica per fornire una copertura adeguata in tutte le situazioni. Prendiamo per esempio il caso di uno stadio: non è economicamente conveniente installare antenne 5G per garantire un servizio adeguato a 80.000 persone che saranno presenti solo per poche ore la settimana. In quel caso si può fare l’offloading delle connessioni telefoniche sulle reti Wi-Fi.

A un certo punto sembrava che il 5G avrebbe fatto concorrenza al Wi-Fi, ma la realtà che è il Wi-Fi sta correndo in aiuto del 5G dove questo non arriva.

 

(Immagine di apertura: MacroEcon / Shutterstock.com)