L’OCSE dà i numeri sulla banda larga e l’Italia non se la passa bene
L’OCSE ha pubblicato nei giorni scorsi i risultati del suo annuale rapporto sulla diffusione e sulle prestazioni della banda larga mobile nei 35 Paesi aderenti, la cui penetrazione si attesta 90,3% alla fine del 2015. Stiamo parlando di un bacino di 1,27 miliardi di persone e di 1,15 miliardi di accessi al mobile broadband, con un incremento di 117 milioni di utenti rispetto al 2014, quando la penetrazione si fermava all’81,6%.
Nella classifica OCSE il Giappone supera l’ex numero uno Finlandia e sale sul gradino più alto del podio con 176 milioni di accessi al broadband mobile (tasso di penetrazione del 138,8%) contro i 7,4 milioni di utenti mobile finlandesi, dato che equivale invece a una penetrazione del 135,4%. La Svezia è terza in classifica, con una penetrazione del mobile broadband del 120,8%.
Sono altri sei i Paesi che superano il 100% di utenze attive, ovvero Stati Uniti, Danimarca, Australia, Estonia, Nuova Zelanda e Corea del Sud. Altri quattro (Norvegia, Svizzera, Irlanda, Islanda) sono sopra la media OCSE, mentre l’Italia, assieme a Spagna e Lussemburgo, si pone al di sotto della media OCSE con un tasso di penetrazione del 83%.
Passando invece alla banda larga fissa, gli accessi sono stati 371 milioni alla fine di dicembre 2015 contro 356 milioni a fine 2014 e rappresentano un tasso di penetrazione del 29%. Il 45,6% delle connessioni è tramite DSL, mentre il 19,4% su fibra (+16,2% anno su anno) e il 32% via cavo. In questo ambito la Svizzera occupa il primo posto in classifica con una penetrazione del 51,9%, seguita da Danimarca (42,4%) e Olanda (41,3%); l’Italia è invece trentesima su trentacinque, con un tasso di penetrazione del 24,5%, di cui il 21,1% tramite DSL e solo lo 0,6% tramite fibra ottica.