Carta di identità elettronica: ora usarla è facile come SPID
Se da una parte con l’inserimento di Infocamere tra i gestori accreditati, il Governo dà l’idea di voler rafforzare SPID, dall’altra invece semplificando il modo di accedere tramite Carta di Identità Elettronica (CIE) ai servizi online della PA sembra volerne decretare la fine. Insomma, la situazione si fa sempre più ingarbugliata e il futuro di SPID più incerto.
L’ultimo baluardo che faceva preferire SPID alla CIE era la possibilità di accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione senza obbligatoriamente disporre di un documento che attestasse l’identità, come invece accadeva con la CIE, che doveva essere riconosciuta tramite un dispositivo dotato di tecnologia NFC e collegato al computer.
Non serve più avere la CIE
Ora anche questo non è più necessario. Infatti, come si legge in una nota rilasciata dal Ministero dell’Interno, con i nuovi livelli 1 e 2 tutti i cittadini in possesso di CIE possono accedere ai servizi online in pochi passi e da qualsiasi dispositivo, semplicemente attivando una coppia di credenziali (username e password). Inoltre, non è necessario essere in possesso della Carta di Identità Elettronica fisica: sono sufficienti il codice PUK e il numero di serie della CIE consegnati dal comune in fase di richiesta della carta.
In pratica, basterà agire nello stesso modo con cui si accede ai servizi tramite SPID. Anzitutto, tramite l’app CIEid (che ovviamente è stata adeguatamente aggiornata) sarà necessario certificare la sicurezza del dispositivo usato, che quindi si lega in modo in dissoluto all’app stessa. Secondariamente, sul sito del Ministero dell’Interno si devono, definire le canoniche credenziali, ovvero login e password. Fatto ciò, si agisce come si fa con SPID: per usufruire di un servizio della PA ci si collega al sito, si digitano login e password, si ottiene un terzo codice di identificazione su dispositivo certificato, e una volta digitato tale codice, si accede.
Va detto che la nuova procedura non elimina la precedente che rimane comunque valida. Così che è abituato ad accedere ai servizi della PA facendo leggere la sua CIE tramite NFC può continuare a farlo.
Persi i codici?
Chi invece vuole usare il nuovo metodo, può trovarsi di fronte a un ostacolo: ricordare il codice PUK e il numero di serie della CIE consegnati dal comune in fase di richiesta della carta. Siccome sinora non hanno avuto molte occasioni di dover essere usati, sicuramente molti avranno scordato dove li hanno messi. Il Ministero è cosciente di ciò e quindi ha definito una procedura per recuperarli dall’applicazione CIEid. Va precisato che la generazione del codice non è immediata, ma è sottolineato che per moritivi di sicurezza richiede almeno 48 ore.
Una lenta transizione
In sostanza sembra davvero che il Ministero degli Interni le abbia studiate tutte per favorire il passaggio da SPID a CIE nell’accesso ai servizi della PA. Non è certo da sottovalutare che attualmente siano più di 33 milioni le attivazioni di SPID e quindi perché tutti passino alla CIE ci vorrà del tempo. Non solo. Chi non ha la CIE non può richiederla quando ritiene più opportuno. Può essere ottenuta solo a partire da centottanta giorni prima della scadenza della propria carta d’identità cartacea o in seguito a smarrimento, furto o deterioramento. Quindi se accade che manca ancora qualche anno alla scadenza, c’è da attendere.
Solo lo Stato può gestire l’identità digitale dei cittadini
Sia come sia, il sottosegretario al dipartimento della Transizione digitale, Alessio Butti non hai mai fatto mistero di ritenere la CIE l’unico strumento adatto ad accedere ai servizi online della PA perché è l’unico sotto controllo dello Stato. Lo SPID è controllato da privati, mentre spetta allo Stato garantire l’identità digitale dei cittadini. Butti si è detto però cosciente che portare all’interno dello Stato la gestione di tutte le identità digitali dei cittadini italiani non è un processo né semplice né tantomeno breve. Per questo ha espresso l’intenzione di prorogare ulteriormente le concessioni ai gestori di SPID, ma non ha fornito particolari dettagli a riguardo. E potrebbe non essere semplice raggiungere questo risultato, dato che i gestori sono sul piede di guerra proprio per la poca chiarezza che caratterizza il futuro SPID (e anche per le perdite economiche che questo comporta). Tuttavia, Butti si è mostrato sicuro nel dire che una proroga ci sarà.
Il rischio che potremmo correre è uno smarrimento di massa delle carte di identità cartacee così da avere tutti quelle elettroniche per poter accedere ai servizi della PA.