La realtà aumentata per la chirurgia protesica
Primo intervento al mondo di chirurgia protesica alla spalla con realtà aumentata NextAr. La paziente aveva 80 anni ma questo non ha impedito all’equipe guidata da Pietro Burdassi del Piccole Figlie Hospital di Parma di realizzare il difficile intervento.
La particolarità dell’operazione è consistita, appunto, nell’utilizzo della realtà aumentata che ha permesso di integrare le immagini reali del campo operatorio con quelle virtuali pre-programmate, utilizzabili grazie a un particolare tipo di occhiali. Il paziente soffriva di omartrosi destra con importante versamento sieroso.
“Si è trattato di un difficile intervento di ricostruzione protesica – precisa Budassi – in una spalla molto rovinata con la parte scapolare tanto compromessa da necessitare di un innesto osseo a ricostruzione dell’anatomia e della normale biomeccanica dell’articolazione”.
L’intervento, disponibile anche su Youtube, si è svolto senza complicazioni. La paziente ha avuto un recupero molto veloce dal punto di vista funzionale della spalla e a breve potrà iniziare un percorso riabilitativo.
Il sistema utilizzato e i vantaggi
“Per la prima volta al mondo abbiamo applicato la piattaforma NextAr, creata dall’azienda svizzera Medacta International, per un intervento alla spalla – sottolinea Budassi – ovvero una metodica di controllo dell’attività chirurgica di sala basata sulla sovrapposizione di immagini virtuali pre-programmate in fase pre-operatoria a quelle reali del chirurgo in sala operatoria. Abbiamo utilizzato tecniche di realtà aumentata grazie all’uso di un particolare tipo di occhiale che sovrappone l’immagine elaborata con il computer a quella vista direttamente dal chirurgo. Il sistema NextAR utilizzato è un passo ulteriore verso il miglior adattamento possibile di un impianto protesico al paziente”.
I principali vantaggi di questa metodica consistono nell’aumentare la precisione nel posizionare l’impianto e incrementare la capacità di essere integrato da un punto di vista bio-meccanico da parte dell’organismo. Questa tecnica prevede una velocità maggiore nell’esecuzione di interventi chirurgici complessi e una semplificazione delle procedure di sala operatoria.
Si tratta anche di un eccellente sistema per introdurre metodiche di guida e di controllo a distanza per cui un chirurgo a distanza può aiutare e seguire un collega nell’esecuzione di interventi particolari. “Nel caso in questione – sottolinea Budassi – la tecnologia mi ha offerto la possibilità di vedere e seguire i piani operativi più dettagliati proiettati sulla lente degli occhiali smart”.
In precedenza, nel febbraio dello scorso anno, il Sant’Orsola di Bologna aveva portato a termine un intervento maxillo-facciale sempre con l’aiuto della realtà aumentata. In quel caso era stato utilizzato Vostars (Video-optical see-through augmented reality system), un dispositivo messo a punto da un team europeo formato da scienziati e tecnici di quattro Paesi diversi e coordinato dall’Università di Pisa.
Come ha sottolineato Vincenzo Ferrari, ingegnere biomedico, coordinatore del team europeo che ha progettato Vostars, “nella chirurgia aperta con la realtà aumentata possiamo proiettare le informazioni davanti agli occhi del chirurgo che indossa un visore”. In questo modo il chirurgo non deve più distogliere lo sguardo dal paziente per guardare il monitor del navigatore tradizionale con realtà virtuale.
La metodologia permette inoltre di implementare paradigmi per guidare il chirurgo che non sono possibili guardando sul monitor. “Si pensi che oggi alcuni chirurghi possono pianificare in dettaglio alcuni interventi decidendo lungo quali piani ossei tagliare per poi ricomporre. Con il monitor esterno è impossibile coordinare correttamente la mano con l’occhio e seguire le linee di taglio pianificate, mentre con la proiezione di fronte agli occhi diventa facile come nel gioco “unisci i puntini”.