RSA: il 75% delle aziende è esposto ad un elevato rischio di incidenti cyber
RSA, la Security Division di EMC, ha pubblicato nei giorni scorsi un nuovo report che evidenzia come le aziende che investono in tecnologie di Detection & Response, piuttosto che su quelle basate su soluzioni perimetrali, siano più reattive quando devono difendersi da attacchi cyber. Il secondo report annuale RSA Cybersecurity Poverty Index, che raccoglie i risultati di un sondaggio condotto su un panel di 878 intervistati e più di 24 aziende in 81 Paesi, ha coinvolto più del doppio del numero di partecipanti rispetto all’anno scorso, e ha offerto loro la possibilità di auto-valutare il livello di maturità dei propri programmi di Cybersecurity, utilizzando come criterio di comparazione il NIST Cybersecurity Framework (CSF).
Anche quest’anno la ricerca dimostra come il 75% degli intervistati sia sensibilmente esposto agli incidenti di Cybersecurity e come le capacità di Incident Response (IR) non sembrino particolarmente sviluppate. Addirittura quasi la metà delle organizzazioni dichiara di volerle acquisire solo in seguito al verificarsi di violazioni della sicurezza o di incidenti. L’indagine evidenzia inoltre come la maggior parte delle organizzazioni continui ad avere forti difficoltà nel migliorare l’area della sicurezza informatica, a causa di una scarsa comprensione dell’influenza e dell’impatto dei Cyber-Risk sulle proprie attività.
Non sono poche poi le aziende che hanno posticipato gli investimenti nello sviluppo della propria Cybersecurity a quando si sono verificati incidenti o violazioni della sicurezza. Per altro, le aziende che prediligono un approccio di Perimeter-Defense risultano in forte difficoltà nell’identificare potenziali minacce, con il rischio di esporre pubblicamente ed in modo critico i propri asset principali.
il 45% degli intervistati ammette difficoltà nel catalogare e nel saper valutare i rischi
Rispetto all’indagine del 2015 si nota comunque un consistente aumento delle organizzazioni dotate di programmi di cybersecurity maturi. La percentuale delle organizzazioni classificate nella categoria advantaged capabilities è infatti passata dal 4.9% al 7.4%, anche se la percezione generale che le organizzazioni hanno della loro capacità di affrontare rischi legati alla sicurezza informatica non è positiva: il 75% degli intervistati dichiara infatti che la propria organizzazione è esposta ai rischi.
L’indagine rileva inoltre alcune criticità da parte delle aziende a muoversi proattivamente per rafforzare la propria Cybersecurity e a giudicare correttamente la propria propensione al rischio. In generale il 45% degli intervistati ammette difficoltà nel catalogare e nel saper valutare i rischi, con solo il 24% che si dichiara maturo al riguardo. L’incapacità di quantificare la propria propensione ai Cyber Risk rende tra l’altro difficile l’assegnazione di priorità e di investimenti, fondamentali per migliorare la propria sicurezza.
Pubblica Amministrazione e Energy sono i settori nei quali gli operatori intervistati dichiarano di avere minori capacità: solo il 18% ritiene di avere capacità sviluppate o avanzate. Nel settore aerospaziale e difesa questa percentuale sale al 39%, in quello finanziario si attesta al 26%, in calo rispetto allo scorso anno (33%). Guardando invece le aree geografiche, le organizzazioni statunitensi si posizionano dietro a EMEA e APJ (Asia-Pacifico-Giappone) per quanto riguarda il loro livello di maturità in cybersecurity; in EMEA, il 29% delle organizzazioni presenta strategie sviluppate o avanzate, mentre la percentuale scende al 26% in APJ e al 23% negli Stati Uniti.