Svaligiare un container usando una stampante 3D
Che le stampanti 3D si possono usare per attività criminali o comunque non lecite è cosa nota. Sono stati documentati casi di contraffazione di oggetti sotto copyright, dai giocattoli ai marchi, riproduzione di frontalini dei bancomat per inserire dispositivi che catturano i codici delle carte inserite (skimmer), e anche la possibilità di stampare una pistola funzionante.
L’azienda di sicurezza G4S, che opera anche nel campo dei trasporti e della logistica, punta i riflettori su un altro possibile illecito: il furto di materiali e beni durante la loro spedizione. Gran parte della sicurezza nei trasporti e nello stoccaggio è fornita da un dispositivo molto semplice: un sigillo in plastica o metallo posto sulle serrature dei container, che si rompe quando le porte vengono aperte.
Usando una stampante 3D, è possibile ricreare fedelmente un sigillo e applicarlo nuovamente sul container dopo averlo aperto e svuotato del suo contenuto. Stampanti 3D possono essere usate anche per produrre chiavi per aprire il container, avendo a disposizione solo una fotografia delle chiavi originali, o una copia dell’intero lucchetto, qualora i ladri optassero per aprirlo con la forza bruta, rompendolo.
Il fatto che il furto verrebbe scoperto probabilmente dopo giorni o settimane, magari a migliaia di chilometri di distanza da dove è stato commesso, rende praticamente impossibile risalire ai responsabili.
Tecniche simili non sono una novità assoluta, ma richiedevano esperienza nella contraffazione e apparecchiature costose, sofisticate e voluminose. Tutti aspetti che limitavano questo tipo di crimine a organizzazioni strutturate e a pochi casi. Il fatto che ora sia possibile usare queste tecniche con apparecchiature da poche centinaia di euro e senza competenze specifiche di progettazione, cambiano le proporzioni del problema. Secondo Robert Dodge, Senior Vice President per i Corporate Risk Services di G4S, “per i ladri non è nemmeno necessario acquistare l’apparecchiatura, perché esistono numerosi negozi e servizi online che possono produrre i pezzi necessari senza fare troppe domande”.
G4S propone alcune contromisure a questo tipo di attacco, come per esempio eseguire un assessment di sicurezza delle aziende usate per le spedizioni, chiedendo anche controlli su eventuali precedenti dei dipendenti (ove ammissibile per legge), rendere meno prevedibile l’identificazione di mittente e contenuto, variando le rotte e i tempi di spedizione, eliminando i logo aziendali dai container e modificando marca e colore dei sigilli, ma soprattutto impiegare sensori GPS e videocamere attivate dal movimento per tracciare esattamente il percorso e avere una traccia certa dell’avvenuta violazione.