A 10 giorni dal “fattaccio” torniamo a parlare del ransomware WannaCry perché Kaspersky Lab ha rilasciato statistiche molto interessanti su questo attacco globale che tanto ha fatto parlare e scrivere. Secondo la software house russa specializzata in sicurezza infatti il 98% dei PC colpiti da WannaCry aveva a bordo una versione di Windows 7, con quella a 64 bit a farla da padrone (60,3%), seguita da quella a 32 bit (31,7%) e dalla Home Edition a 64 bit (3,6%).

Windows XP si è invece rivelato irrilevante per la diffusione del ransomware (1 PC su 1000), contrariamente ai primi giorni dopo l’attacco quando si pensava che proprio il sistema operativo del 2001 avesse giocato un ruolo importante nell’attacco proprio perché considerato vecchio e non più supportato, anche se in realtà già a marzo Microsoft aveva rilasciato una patch per Windows XP proprio per correggere la vulnerabilità sfruttata da WannaCry.

wannacry

È vero che l’analisi si basa solo sui PC nei quali è installato software Kaspersky e quindi non fa riferimento a tutti i PC colpiti da WannaCry, ma rimena indubbia la centralità di Windows 7 come sistema operativo più colpito dal ransomware, con anche BitSight che ha testimoniato questo fatto riportando una percentuale di PC colpiti con Windows 7 a bordo pari al 67% del totale.

Dati che non stupiscono considerando che al momento Windows 7 è installato su poco meno del 50% dei PC in tutto il mondo ed è la versione dell’OS Microsoft più utilizzata in assoluto. Inoltre, dopo dieci giorni, la società di analisi Elliptic specializzata nel tracciare lo scambio illecito di criptovalute ha stimato che WannaCry abbia fruttato agli autori dell’attacco l’equivalente in bitcoin di poco più di 100.000 dollari.

Cifra tutt’altro che ingente se pensiamo al numero di PC colpiti e che testimonia come solo pochissime vittime del ransomware abbiano deciso di pagare il riscatto in bitcoin per riavere indietro i file criptati da WannaCry.