Privacy e sicurezza: cosa pensano i cittadini europei?
Una ricerca commissionata da F5 Networks in Europa ha rivelato che, nonostante la scarsa fiducia nella capacità delle organizzazioni di mantenere i dati al sicuro, i consumatori sono disposti a condividere le proprie informazioni personali in cambio dell’utilizzo di un servizio gratuito. Lo studio, condotto da Opinium Research, ha coinvolto oltre 7.000 consumatori in area EMEA con lo scopo di comprendere le loro opinioni e gli atteggiamenti rispetto alla sicurezza e al possesso dei dati.
Condividere i dati con le aziende private è fonte di preoccupazione per quasi tre quarti (70%) degli intervistati, che temono che i dati finiscano nelle mani sbagliate, con la rapida conseguenza di subire una violazione della privacy (64%). I dubbi peggiori nascono quando si fa riferimento ai social network e alle agenzie di marketing, rispetto ai quali il 75% dei consumatori dichiara di non avere fiducia e solo il 21% pensa che in passato queste realtà siano state in grado di proteggere efficacemente i dati dagli attacchi degli hacker.
Ma, per molti, i timori vengono abbandonati quando si fa riferimento all’utilizzo di servizi gratuiti forniti dalle aziende. Oltre la metà degli intervistati si dichiara infatti disposta a condividere informazioni sulla propria data di nascita (53%), lo stato civile (51%) e gli interessi personali (50%). In Polonia, il 58% non ha problemi a condividere le informazioni sulle proprie abitudini di acquisto, e la metà degli intervistati in Arabia Saudita è disposta a fornire il proprio numero di cellulare. Eppure, quasi un quinto (18%) degli intervistati sottolinea di scegliere accuratamente a chi fornire i propri dati, con una percentuale che raggiunge il 33% in Inghilterra.
Le banche sono state indicate dal 76% degli intervistati come le aziende più affidabili, capaci per il 73% dei consumatori di proteggere i dati meglio delle aziende di tutti gli altri settori. Nonostante questo, il 77% pensa che gli istituti bancari, seguiti dalla sanità (71%) e dal settore pubblico e statale (74%) debbano mettere in campo soluzioni di autenticazione più forti per offrire una sicurezza maggiore.
Globalmente, l’88% dei consumatori ritiene che le aziende dovrebbero migliorare gli aspetti legati all’autenticazione.
più di un quinto degli intervistati ritiene che i consumatori stessi debbano essere responsabili della propria protezione
“Le aziende con una solida tradizione di attenzione agli aspetti della sicurezza, come le banche, sono considerate di gran lunga più affidabili, ma è interessante notare che condividiamo sempre più le nostre informazioni sui social anche se non li riteniamo affidabili dal punto di vista della tutela e protezione dei nostri dati personali” ha commentato Mike Convertino, CISO e VP, Information Security di F5 Networks.
Il nuovo regolamento UE sulla privacy dei dati (GDPR), recentemente approvato dal Parlamento Europeo, conferisce ai cittadini il diritto di segnalare e ottenere un risarcimento se i propri dati sono utilizzati impropriamente all’interno dell’UE. Alla domanda su che cosa a loro avviso possa essere considerato un uso improprio dei dati, più di due terzi degli intervistati (67%) ha indicato la condivisione con terze parti senza avere ottenuto prima il consenso degli interessati.
Sulla scia del dibattito tra Apple e FBI sulla possibilità di sbloccare uno smartphone, il 43% dei consumatori concorda che le aziende di tecnologia debbano dare priorità alla sicurezza nazionale rispetto alla privacy dei consumatori (31%) e fornire alle agenzie governative l’accesso a dispositivi bloccati. Il dato è ancora più elevato in Inghilterra (50%) e nel Benelux (49%).
Riguardo alla responsabilità nella protezione dalle minacce del cyber-terrorismo, più di un quinto (21%) degli intervistati ritiene inoltre che i consumatori stessi debbano essere responsabili della propria protezione, ma quasi il doppio (43%) dichiara che le iniziative messe in atto dal proprio governo hanno avuto un ruolo importante nel proteggere il Paese. Il primo dato evidenzia come i consumatori inizino a comprendere che il loro ruolo è determinante nella protezione dalle minacce esterne, anche se la strada verso una responsabilità veramente consapevole è ancora lunga.