Windows 7 rimarrà un sistema operativo ampiamente utilizzato almeno per il prossimo decennio se dovesse seguire il sentiero tracciato dal suo predecessore Windows XP. Più di cinque anni fa (l’8 aprile del 2014) Microsoft toglieva il supporto a Windows XP, ma ancora oggi, a 60 mesi di distanza, più di 40 milioni di PC in tutto il mondo si affidano a questo sistema operativo ormai obsoleto e insicuro.

La traiettoria di post-pensionamento di Windows XP può essere istruttiva quando si prevede cosa potrà accadere a Windows 7, il cui supporto da parte di Microsoft cesserà il 14 gennaio 2020. Quando Windows XP fu “abbandonato” da Microsoft, poteva ancora contare su circa il 29% di tutti gli utenti Windows.

Le stime per Windows 7 parlano di poco più del 35% di utenti quando, a gennaio del prossimo anno, questo sistema operativo non verrà più supportato da Microsoft. Non sorprende che Windows XP abbia visto un ampio calo nel primo anno dopo che Microsoft gli ha tolto supporto. Durante questo periodo infatti la quota di XP tra tutte le versioni Windows era scesa dal 29% al 17,5% e nei tre anni successivi è diminuita di circa il 50% ogni anno. Da aprile 2015 ad aprile 2016, ad esempio, Windows XP è sceso dal 17,5% al 12%, con i due anni successivi che hanno registrato un calo del 56%.

Anni in cui si è assistito a una resa progressiva e definitiva degli utenti di XP che fino a quel momento non avevano avvertito grandi pressioni per l’aggiornamento ma che, a un certo punto, si sono decisi ad abbandonare quel sistema operativo del 2001 per passare a qualcosa di più recente e supportato. Tuttavia, nel quinto anno dopo il pensionamento di Windows XP, dall’aprile 2018 all’aprile 2019, il tasso di declino di XP è sceso di circa il 77%, poiché la sua quota tra tutte le versioni di Windows è calata dal 5% al 2,8%.

Pur essendo consci che non esistono due sistemi operativi uguali, ecco cosa potrebbe accadere se Windows 7 finirà per seguire la strada di XP nel periodo del post-pensionamento. Il primo anno, fino al gennaio 2021, Windows 7 potrebbe crollare dal 35,3% al 21,3%. Una caduta di ben 14 punti percentuali, di cui 8,5 si verificheranno molto probabilmente prima del 31 luglio 2020.

Nei tre anni successivi la percentuale di Windows 7 si ridurrebbe ulteriormente, raggiungendo rispettivamente il 14,6%, il 9,3% e il 6% alla fine di gennaio 2022, 2023 e 2024. Ciò potrebbe non sembrare dannoso per l’ecosistema di Windows, ma a ben vedere il primo numero indica che un personal computer Windows su sette starà ancora utilizzando Windows 7 due anni dopo la cessazione del supporto.

La decisione di Microsoft di offrire ai clienti aziendali un supporto esteso a pagamento per Windows 7, che può essere acquistato per coprire i dispositivi fino al gennaio 2023, appare come intelligente in questo scenario. Il quinto anno della timeline di supporto post-vendita (gennaio 2025) dovrebbe concludersi per Windows 7 con una percentuale del 3,4% di tutti i PC Windows.

Nei prossimi mesi Windows 7 continuerà a perdere quota utente, ma quasi certamente non ogni mese. Net Applications, ad esempio, ha affermato che Windows 7 ha addirittura guadagnato quote in tre degli ultimi 12 mesi. Il sistema operativo ha una tendenza di 12 mesi pari al -0,6%, il che significa che in media perde sei decimi di punto percentuale al mese. Se si manterrà su tale media, Windows 7 scivolerebbe sotto il 40% (di tutti i PC Windows) a fine giugno e chiuderà il 2019 addirittura al 36%.

Nel frattempo, Windows 10, che nel gioco del sistema operativo a somma zero vince quando Windows 7 perde, dovrebbe raggiungere una quota del il 52% a giugno, del 56% a ottobre e salire al 59% quando, a gennaio 2020, Microsoft manderà in pensione Windows 7. Un anno dopo il ritiro di Windows 7, nel gennaio 2021, Windows 10 dovrebbe infine trovarsi su più del 70% di tutti i PC Windows.