Con la fine del supporto di Windows 10 prevista per il 14 ottobre 2025, Microsoft si trova a dover affrontare le conseguenze della sua strategia basata sulla compatibilità hardware. Nonostante la possibilità per alcuni utenti di prolungare il supporto tramite abbonamenti a pagamento o versioni Long Term Servicing Channel (LTSC), come Windows 10 IoT Enterprise LTSC (fino al 2032) e Windows 10 Enterprise LTSC (fino al 2029), la maggior parte dei consumatori avrà solo un anno prima che gli aggiornamenti e le patch di sicurezza vengano definitivamente sospesi.

La fine del supporto non comporterà l’immediato blocco di Windows 10, ma la mancanza di aggiornamenti di sicurezza renderà i dispositivi vulnerabili agli attacchi informatici. Organizzazioni come il Public Interest Research Group (PIRG) hanno già espresso preoccupazione, chiedendo a Microsoft di estendere il supporto per evitare che milioni di dispositivi funzionanti vengano gettati in discarica, contribuendo a un grave problema ambientale. Steve Haskew di Circular Computing ha definito questa transizione “il più grande Ctrl-Alt-Canc della storia”.

Un’altra questione cruciale riguarda la migrazione verso Windows 11, che sta procedendo a rilento. Nonostante i dati di Statcounter mostrino un modesto incremento nell’adozione di Windows 11, che ora detiene circa la metà del mercato rispetto a Windows 10, i report di Lansweeper indicano che la crescita potrebbe essere più legata a migrazioni aziendali forzate che all’acquisto di nuovi dispositivi.

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Infatti, uno degli aspetti più controversi del passaggio a Windows 11 è legato ai requisiti hardware che Microsoft ha introdotto con il nuovo sistema operativo. Molti dispositivi perfettamente funzionanti con Windows 10 sono stati dichiarati obsoleti per Windows 11, causando un disincentivo all’adozione soprattutto perché vari utenti hanno dimostrato che Windows 11 può essere comunque eseguito su macchine ufficialmente non supportate tramite dei semplici “trucchetti”.

Questa disparità tra i requisiti dichiarati e le prestazioni effettive ha contribuito a rafforzare l’impressione che i requisiti di Windows 11 fossero più una strategia per stimolare l’acquisto di nuovi hardware piuttosto che una necessità tecnologica reale. Tuttavia, tale strategia non ha portato a un boom delle vendite di PC, come sperato da Microsoft e dai suoi partner. I dati sulle spedizioni di PC restano infatti incerti, con gli analisti che non riescono a concordare se il mercato stia crescendo o stagnando.

Microsoft intanto, consapevole del rischio che i consumatori scelgano soluzioni alternative piuttosto che aggiornare i loro dispositivi, sta tentando nuove strade per incentivare il passaggio a Windows 11. Uno degli strumenti più recenti è rappresentato dai PC Copilot+, progettati per offrire funzionalità avanzate e sfruttare le potenzialità dell’intelligenza artificiale in locale. Tuttavia, almeno per ora, anche questa mossa sembra non essere sufficiente per convincere molti utenti a uscire dal normale ciclo di aggiornamento dell’hardware.

Un aspetto particolarmente problematico per Microsoft è che molti utenti, davanti alla necessità di acquistare un nuovo dispositivo per far funzionare Windows 11, potrebbero considerare alternative come i Mac o persino sistemi Linux. Quest’ultimo, in particolare, è diventato una soluzione sempre più pratica per chi desidera prolungare la vita dei propri dispositivi, rendendo possibile continuare a utilizzare l’hardware che, altrimenti, sarebbe compatibile solo con Windows 10.