Sempre meno ufficio. È giunta la fine del lavoro tradizionale?
IWG ha reso noti i risultati di un sondaggio sulle attitudini del lavoro flessibile condotto su 18.000 professionisti in 96 Paesi. Secondo lo studio più di due terzi degli interpellati lavorano da remoto una volta alla settimana, mentre oltre il 50% lo fa per metà della settimana e circa l’11% svolge le proprie mansioni fuori dalla sede principale della propria azienda cinque volte a settimana. Tutto ciò, come è prevedibile, sta determinando un’importante rivalutazione degli immobili aziendali.
Secondo IWG l’emergere di questa tendenza è dettata da innovazione tecnologica, globalizzazione e cambiamenti nelle aspettative dei lavoratori. “Le persone, da Seattle a Singapore, da Londra a Lagos non hanno più necessità di passare la maggior parte del proprio tempo in un determinato ufficio. Siamo entrati nell’era del lavoro flessibile e questa è una sfida entusiasmante non solo per i lavoratori ma anche per le aziende. Il cambiamento è epocale e implicherà anche valutazioni da parte delle aziende per ciò che concerne i loro portafogli immobiliari” ha dichiarato Mauro Mordini, Country Manager di Regus Italia.
Lo studio di IWG ha rilevato che le aziende che hanno messo in atto strategie di lavoro flessibile per i propri dipendenti hanno tratto benefici da questa scelta:
- Crescita del business (89% – dal 67% del 2016)
- Competitività (87%, in aumento rispetto al 59% del 2014)
- Produttività (82%, in aumento rispetto al 75% del 2013)
- Attrarre e mantenere i migliori talenti (80%, in aumento rispetto al 64% del 2016)
- Massimizzazione dei profitti (83%)
Per intere generazioni lo standard lavorativo si è basato su una postazione fissa in ufficio con un orario 9-17. Oggi un notevole numero di aziende sta adottando un modello di lavoro molto diverso, che produce benefici sia per le aziende stesse che per i dipendenti. Il sondaggio IWG ha rivelato che la nuova modalità di lavorare non solo riduce il tempo del pendolarismo, ma migliora la produttività e fidelizza il personale, aumentandone la soddisfazione e persino la creatività. A questo si aggiungono i vantaggi finanziari e strategici che vengono apportati all’attività.
Il passaggio a spazi di lavoro flessibile riflette le nuove esigenze e le nuove aspettative dei lavoratori. L’80% degli interpellati sostiene che il lavoro flessibile aiuta a mantenere i talenti migliori, mentre per il 64% questa modalità di lavoro consente di attrarre talenti. Il 58% ritiene che l’offerta di lavoro flessibile aumenta la soddisfazione del lavoro, dimostrando la necessità per le imprese di fornire ambienti di lavoro adatti alle nuove esigenze dei dipendenti, al fine di mantenere una forza lavoro di eccellenza.
Un solido 91% degli intervistati sostiene inoltre che gli spazi di lavoro flessibili aumentano la produttività dei dipendenti in movimento, con evidenti vantaggi per le aziende. Dal sondaggio emerge infine come il lavoro flessibile e gli spazi di lavoro condivisi non siano più solo destinati alle start-up. Le aziende di maggior successo al mondo, tra cui Etihad Airways, Diesel, GSK, Mastercard, Microsoft, Oracle e Uber, stanno infatti già adottando un approccio allo spazio di lavoro flessibile.
“I cambiamenti nel mondo ICT hanno portato a un crescente utilizzo dei servizi on demand con strutture di qualsiasi dimensione che vogliono esternalizzare sempre maggiormente le attività non strategiche. Il lavoro flessibile, supportato da una rete di aree di lavoro on demand professionali, è ora oggetto di discussione da parte del management di tutte le funzioni aziendali, tra cui il risk management, lo sviluppo del business, le risorse umane e le funzioni di marketing e strategia. Un giorno, non molto lontano, il lavoro flessibile potrebbe semplicemente essere chiamato lavoro. Stiamo raggiungendo il punto di svolta”, conclude Mordini.