L’IA generativa nell’istruzione è un’arma a doppio taglio
L’UNESCO ha pubblicato la sua prima guida sull’uso dell’IA generativa (GenAI) per l’istruzione esortando le agenzie governative a regolamentare l’uso di questa tecnologia, compresi aspetti come la protezione della privacy dei dati e l’introduzione di un limite di età per gli utenti.
Non è un caso che l’interesse dell’UNESCO si sia rivolto proprio all’istruzione, considerando che gli studenti hanno utilizzato moltissimo (e apprezzato) strumenti di IA generativa ormai popolarissimi come ChatGPT, che è in grado di generare saggi, traduzioni e calcoli matematici con poche righe di istruzioni.
“Stiamo lottando per allineare la velocità di trasformazione del sistema educativo alla velocità del progresso tecnologico e dell’avanzamento di questi modelli di machine learning” ha dichiarato a Reuters Stefania Giannini, assistente del direttore generale per l’istruzione dell’UNESCO. “In molti casi, i governi e le scuole stanno abbracciando una tecnologia radicalmente sconosciuta che persino i più importanti tecnologi non dichiarano di comprendere”.
Tra una serie di linee guida contenute nel rapporto di 64 pagine, l’UNESCO ha sottolineato la necessità di curricula sull’IA approvati dai governi per l’istruzione scolastica, l’istruzione tecnica e professionale e la formazione. “I fornitori di IA dovrebbero essere ritenuti responsabili di garantire l’aderenza ai valori fondamentali e agli scopi leciti, di rispettare la proprietà intellettuale e di sostenere le pratiche etiche, impedendo al contempo la diffusione della disinformazione e dell’incitamento all’odio”.
L’UNESCO ha inoltre invitato a prevenire la GenAI nel caso in cui questa privi gli studenti dell’opportunità di sviluppare abilità cognitive e competenze sociali attraverso l’osservazione del mondo reale, pratiche empiriche come gli esperimenti, discussioni con altri esseri umani e ragionamenti logici indipendenti.
Rimanendo sempre in ambito IA generativa e formazione scolastica e accademica, nella principale università svedese di Lund, sono i docenti a decidere quali studenti possono utilizzare l’intelligenza artificiale per aiutarli a svolgere i compiti. All’Università dell’Australia Occidentale di Perth, il personale ha parlato con gli studenti delle sfide e dei possibili vantaggi dell’uso dell’intelligenza artificiale generativa nel loro lavoro, mentre l’Università di Hong Kong consente l’uso di ChatGPT entro limiti rigorosi.
Gli accademici sono tra coloro che potrebbero trovarsi di fronte a una minaccia esistenziale se l’IA fosse in grado di replicare a velocità molto più elevate le ricerche attualmente svolte dagli esseri umani. Molti però vedono anche i vantaggi della capacità dell’IA di elaborare informazioni e dati in grado di fornire una base per un’analisi critica più approfondita da parte degli esseri umani.
“L’IA generativa può aiutare gli studenti ad adattare il materiale del corso alle loro esigenze individuali, aiutandoli come farebbe un tutor personale” ha dichiarato Leif Kari, vicepresidente per l’istruzione del KTH Royal Institute of Technology di Stoccolma. Alcuni educatori fanno un paragone tra l’IA e l’avvento delle calcolatrici portatili, che hanno iniziato a entrare nelle aule scolastiche negli anni ’70 e hanno suscitato un dibattito su come avrebbero influito sull’apprendimento prima di essere rapidamente accettate come aiuto essenziale.
Alcuni hanno espresso il timore che gli studenti possano affidarsi all’IA per produrre lavori e imbrogliare, soprattutto se i contenuti dell’IA migliorano con il tempo. Spacciare l’IA come un lavoro originale potrebbe anche sollevare problemi di copyright, facendo sorgere il dubbio che l’IA debba essere vietata nel mondo accademico. Rachel Forsyth, project manager dell’Ufficio di Sviluppo Strategico dell’Università di Lund, ha dichiarato che un divieto “sembra qualcosa che non possiamo far rispettare. Stiamo cercando se mai di riportare l’attenzione sull’apprendimento e di allontanare l’idea di imbrogliare e di controllare gli studenti”.
In tutto il mondo, il software Turnitin è da decenni uno dei metodi principali per verificare la presenza di plagi. Ad aprile è stato lanciato uno strumento che utilizza l’intelligenza artificiale per rilevare i contenuti generati dall’IA. Lo strumento è stato fornito gratuitamente a più di 10.000 istituti scolastici in tutto il mondo, anche se da gennaio è previsto il pagamento di una tariffa.
Finora, questo tool ha rilevato che solo il 3% degli studenti ha utilizzato l’IA per più dell’80% dei propri elaborati e che il 78% non l’ha utilizzata affatto. Gli stessi studenti si sono impegnati a sperimentare l’IA generativa e alcuni le hanno dato un voto basso, affermando che questa tecnologia è in grado di riassumere a un livello base, ma che i fatti devono sempre essere verificati perché l’IA non è in grado di distinguere i fatti dalla finzione o il giusto dallo sbagliato. Inoltre, la sua conoscenza è limitata a ciò che può trovare su internet, il che non è sufficiente per domande molto specifiche.