Call for speech: tavola rotonda su ChatGPT e le IA generative in azienda – NUOVA DATA

Call for speech: tavola rotonda su ChatGPT e le IA generative in azienda – NUOVA DATA
Un appuntamento per discutere tra CIO sugli impatti dell'IA generativa sulla produttività, sui flussi di lavoro, sui servizi interni ed esterni, valutando attentamente i rischi di governance e security di questa tecnologia ancora acerba

ChatGPT e le IA generative stanno per trasformare per sempre il mondo del lavoro. La loro introduzione in azienda potrà avere un impatto simile a quello della nascita del web o dell’iPhone. Da strumento per la redazione di testi, stanno diventando un’interfaccia discorsiva con i software (Microsoft Copilot, Adobe Firefly) o con i dati aziendali (Tableau, ma anche funzionalità intrinseche ai modelli).  

Si tratta però di strumenti il cui funzionamento è estremamente variabile e dipendente dall’interazione con l’utente, e che sollevano molti dubbi riguardo alla governance, tra rischi di cybersecurity, comunicazione di dati personali o violazioni di copyright. 

  • Quali sono le principali aspettative dei CIO relative all’uso delle IA generative? 
  • Quali le principali preoccupazioni?  
  • Come approcciare un’introduzione consapevole di questa tecnologia, coinvolgendo tutti gli stakeholder? 
  • Come arrivare a una policy di utilizzo condivisa? 

Call for speech 

CIO Italia e Computerworld chiamano a raccolta i CIO di medie e grandi aziende che stanno lavorando o ragionando sull’utilizzo di ChatgGPT e IA generative come strumenti per i dipendenti o direttamente nei processi aziendali, per dibattere su questi argomento in un confronto tra pari, condividendo approcci ed esperienze per ricavane una conoscenza condivisa. 

Dove, quando e come 

L’incontro si terrà Giovedì 18 maggio dalle 17.00 alle 18.30 presso la redazione di CIO Italia/Computerworld a Milano. 

Ogni speaker avrà a disposizione 5-7 minuti per una presentazione iniziale e parteciperà successivamente al dibattito su temi concordati. Se necessario ai fini della discussione, sarà possibile proiettare slide con grafici, schemi o tabelle, ma per il resto sarà un evento “PowerPoint free”. 

È previsto un rinfresco al termine dei lavori. 

Uno scambio tra pari in un ambiente riservato 

L’incontro sarà registrato e diffuso al pubblico solamente con il consenso di tutti i partecipanti. Diversamente, sarà da considerarsi riservato e “a porte chiuse”. 

La redazione produrrà un report che sarà inviato ai soli partecipanti, e un articolo di sintesi che sarà pubblicato sul sito di CIO Italia (www.digitalworlditalia.it/digitalmanager). L’articolo includerà gli argomenti generali trattati, ma senza attribuire agli speaker i singoli interventi, a meno di diverse indicazioni ricevute dallo speaker stesso. 

Con queste nostre regole di ingaggio, intendiamo favorire uno scambio sereno e aperto tra tutti i partecipanti, nel rispetto di eventuali policy aziendali sulle dichiarazioni in pubblico o alla stampa. 

Candidature 

Per candidarsi a far parte del panel di discussione, basta compilare il modulo qui sotto entro Lunedì 8 maggio. Nei giorni successivi sarete contattati dalla redazione per un allineamento sui contenuti dell’intervento e la programmazione in agenda. 

Nei limiti del possibile e per favorire la varietà nella discussione, cercheremo di evitare di avere tra i partecipanti i rappresentanti di aziende dello stesso settore o che siano dirette concorrenti. 

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La crescita di Webscience sotto il segno dell’Agile

La crescita di Webscience sotto il segno dell’Agile
"La connotazione domestica da boutique software house non ci bastava più, perciò abbiamo deciso di unirci a un gruppo internazionale”, ci spiega Stefano Mainetti, fondatore di Webscience

La metodologia Agile, che prevede progetti che cambiano continuamente adattando lo sviluppo in base alle necessità degli utenti di business in un continuo confronto, fa ancora fatica a introdursi in alcune aziende particolarmente burocratizzate e nel settore pubblico. Queste organizzazioni prevedono gare con condizioni rigide e costi definiti, condizioni incompatibili con questo approccio allo sviluppo software. Malgrado ciò, la necessità di introdurre una digitalizzazione profonda dei processi, reagire velocemente a stimoli esterni o implementare tecnologie emergenti, sta convincendo sempre più aziende innovative ad abbracciare questa filosofia.

Ne è una dimostrazione lo sviluppo della “Agile digital factory” italiana Webscience, che dopo una crescita organica del 20% all’anno circa negli ultimi anni (100 dipendenti e 10 milioni di fatturato nel 2022), è stata acquisita a inizio anno da Adesso SE, gruppo da più di 8.000 dipendenti e 900 milioni di fatturato, per stabilire così la sua base in Italia.

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“Lavoriamo da sempre per grandi clienti con interessi internazionali, ma la connotazione domestica da boutique software house non ci bastava più. Avevamo aspirazioni realmente internazionali. Per questo abbiamo deciso di unirci a un gruppo internazionale che avesse il nostro stesso Dna”, spiega a DigitalWorld il founder di Webscience Stefano Mainetti.

“Ci siamo riconosciuti nel purpose del gruppo (Growing together) e nella profonda fiducia nella metodologia Agile. Abbiamo usato i principi dell’Agile Manifesto anche per gestire la fase di acquisizione, chiudendoci dalle 7.30 alle 9 di sera in un ufficio con panini, bibite e una lavagna”.

Agile: un rimedio ai bandi di gara sul software poco onesti

Tra i punti condivisi, la ferma convinzione di voler perseguire solo una clientela disposta a sposare il modello Agile, disposta a una una continua collaborazione tra sviluppatori e utenti, lavorando per iterazioni con rilasci frequenti e apprendendo dalla collaborazione per ridefinire gli obiettivi e la portata del progetto. “La nostra esperienza dimostra che in questo modo i progetti procedono più velocemente, c’è una maggiore soddisfazione per i risultati e – in definitiva – si spende meno”, afferma Mainetti.

Stefano Mainetti, founder di Webscience

Stefano Mainetti, founder di Webscience

Per lavorare in questo modo, occorre stabilire una forte relazione improntata alla fiducia reciproca. “Molte aziende fanno gare a pacchetto per una certa funzionalità, ma le condizioni pratiche in cui andrà sviluppata sono ignote. Spesso queste aziende sono bloccate in regole di governance che impongono questo modo di lavoro, ma per noi è un approccio intellettualmente disonesto. I capitolati di gara spesso sono costruiti progettando il motivo per cui si andrà a litigare. Spesso tra fornitore e cliente ci sono un reciproco sospetto e una reciproca malafede”.

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Non è raro, infatti, che i clienti definiscano le funzionalità da sviluppare nascondendo enormi problemi di integrazione che lo sviluppatore scoprirà solo in seguito e dovrà superare a proprie spese. O che, al contrario, i fornitori software rilascino un prodotto che corrisponde alla lettera al capitolato, ma che per funzionare correttamente richiederà molte più giornate/uomo, che saranno fatturate separatamente al cliente come change request o nuova funzionalità.

“Con la metodologia Agile possiamo approcciare il cliente in totale buona fede, perché con un rilascio ogni quindici giorni ci si può confrontare e vedere immediatamente se la relazione funziona ed è profittevole per entrambi, misurando metriche e obiettivi. Se così non è, si può interrompere il rapporto e salutarsi senza grandi conseguenze”. Mainetti non ha problemi ad ammettere che Webscience in questa fase ha lasciato sul tavolo diverse opportunità di business, perché entrambe le parti hanno convenuto che questo tipo di relazione non funzionava per l’organizzazione o il progetto in questione.

IA generativa: avanti con giudizio

Sul tema del momento, i large language model e la IA generativa, l’azienda sta adottando un approccio prudente: “Con la IA è possibile arrivare a dei proof of concept che generano “l’effetto wow”, ma sotto la superficie il progetto non è nemmeno partito, perché magari manca il giusto mindset per costruire e gestire il ciclo di vita dei dati necessario a far funzionare bene la IA. In ogni caso, il gruppo Adesso ha fatto partire una practice e siamo molto attenti a imparare il più possibile”.

Discorso diverso invece per quanto riguarda l’utilizzo della IA generativa, come Copilot, come aiutante nello sviluppo del software, che offre davvero una marcia in più a sviluppatori di ogni livello di competenza. “Abbiamo molte persone giovani che si gratificano con il lavoro, molto orgogliosi del proprio codice, che rifiutano qualsiasi assistenza da parte della IA, ma è un mindset da sconfiggere, perché l’aumento di produttività, così come la possibilità di concentrarsi sui compiti che davvero richiedono abilità e competenza umana, non si possono ignorare. Gli sviluppatori devono trovare il modo per usare questi strumenti, mettendo comunque in risalto la propria individualità”.

Tra i compiti meno gratificanti che la IA riesce a svolgere ottimamente Mainetti cita la scrittura della documentazione, i test automatici e i porting di codice da un ambiente all’altro. Secondo Mainetti, quella del bravo sviluppatore non è una professione a rischio nel futuro, ma chi scrive la documentazione o fa test sui software dovrebbe sicuramente pensare a come ridefinire il proprio ruolo con la IA.

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