ChatGPT aggiunge i plugin e farà ricerche sul web

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Gli abbonati a ChatGPT Plus potranno presto utilizzare il servizio di intelligenza artificiale generativa per effettuare ricerche sul web grazie all'introduzione di plugin di terze parti.

Gli abbonati a pagamento di ChatGPT avranno accesso questa settimana a plugin che consentiranno di accedere ai siti web e alla ricerca su Internet di Bing. Il sistema di plugin è stato annunciato a marzo e consente all’IA generativa creata da OpenAI di utilizzare più di 70 servizi di terze parti, tra cui Instacart, Expedia, Klarna, OpenTable e altri ancora (i servizi saranno disponibili in versione beta, tramite un nuovo pannello su ChatGPT Plus).

L’integrazione di questi servizi da parte di ChatGPT si basa sulla sua intelligenza nativa per sapere quando determinate richieste possono essere soddisfatte da un servizio di terze parti. “Anche se non è un’analogia perfetta, i plugin possono essere occhi e orecchie per i modelli linguistici, dando loro accesso a informazioni troppo recenti, troppo personali o troppo specifiche per essere incluse nei dati di addestramento”, scriveva a marzo OpenAI. “In risposta a una richiesta esplicita dell’utente, i plugin possono anche consentire ai modelli linguistici di eseguire azioni sicure e limitate per suo conto, aumentando l’utilità del sistema nel suo complesso”. ChatGPT può quindi essere utilizzato per cercare prenotazioni di ristoranti, viaggi e così via tramite questi plugin.

OpenAI rafforza la sicurezza di ChatGPT

OpenAI ha inoltre dichiarato di aver effettuato importanti esercizi di red-team e di aver lavorato per eliminare gli scenari potenzialmente abusivi, come l’utilizzo dei plugin per eseguire iniezioni di prompt, l’uso improprio delle informazioni inviate al plugin o persino l’invio di e-mail di spam.

Un plugin sviluppato internamente da OpenAI è Browsing. Mentre in precedenza ChatGPT era in grado di rispondere alle domande solo sulla base dei suoi dati di addestramento, che includevano una parte significativa di Internet ma non potevano tenere conto di contenuti web recenti o in tempo reale, questo plugin può utilizzare l’API Bing di Microsoft per cercare sul web le risposte ad alcune domande.

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Secondo l’analista di Gartner Arun Chandrasekharan, questa aggiunta risolve un notevole punto debole di ChatGPT. “ChatGPT è un’applicazione piuttosto statica, in cui il modello sottostante ha una data limite per l’addestramento, oltre la quale potrebbe non avere informazioni accurate. Questo plugin amplia notevolmente la quantità di contenuti che possono essere discussi, andando oltre il corpus di addestramento per ottenere informazioni aggiornate al giorno d’oggi”.

OpenAI ha precisato che questa nuova funzione funzione di browsing “eredita un lavoro sostanziale da Microsoft” sull’identificazione di fonti affidabili e informazioni accurate e opera in modalità sicura per evitare di far emergere quelli che OpenAI ha definito contenuti “problematici”. Inoltre, è stata progettata per rispettare i file robots.txt, il che significa che non effettuerà il crawling dei siti web che glielo chiedono e non è destinata a fornire alcun tipo di crawling automatico del web.

I plugin saranno disponibili solo per gli utenti a pagamento di ChatGPT Plus, la versione a pagamento di ChatGPT lanciata a febbraio. Il costo è di 20 dollari al mese e consente agli utenti di accedere ininterrottamente a ChatGPT (gli utenti “free” potrebbero non essere in grado di accedere al servizio nei momenti di maggior traffico), di avere un accesso prioritario per una risposta più rapida e di avere accesso anticipato a nuove funzionalità come appunto i plugin. Gli utenti di ChatGPT Plus possono accedere alle nuove funzioni nella scheda “beta features” del menu delle impostazioni.

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Se ci preoccupiamo delle Big Tech, cosa accadrà con le Big IA?

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Il consolidamento, le fusioni e le acquisizioni nel settore dell'intelligenza artificiale favoriranno un'ulteriore coalizione di potere nel settore tecnologico. Cosa ci si può aspettare dalle Big IA?

Volenti o nolenti, dobbiamo prepararci. Dal caso antitrust di Microsoft fino alle indagini in corso sul potere delle Big Tech, abbiamo visto le grandi aziende tecnologiche sfidare le regole e diventare dominanti in molti settori. Ma questa era solo una prova generale rispetto all’inevitabile concentrazione di ricchezza e potere che si verificherà con l’intelligenza artificiale. Pensateci bene. Microsoft, Apple e Google insieme costituiscono la stragrande maggioranza dei servizi e dei sistemi operativi in uso oggi. Di conseguenza, hanno accumulato un enorme potere sul nostro modo di vivere. Oggi ogni grande azienda è già un’azienda tecnologica, il che implica che prima o poi ogni grande azienda sarà un’azienda IA.

Molte lo sono già. L’analisi dei dati va oltre il controllo del traffico su Google e arriva fino ai processi e ai sistemi aziendali e diverse catene di supermercati utilizzano già l’intelligenza dei dati per decidere quale cadenza seguire nel rifornimento degli scaffali. Questo non accade per caso. Le scorte vengono ordinate appena in tempo sulla base di informazioni fornite in parte da sistemi automatizzati che prevedono, a volte con mesi di anticipo, quali saranno le necessità degli acquirenti. È così che funzionano le supply chain al giorno d’oggi.

Noi stessi utilizziamo già una quantità crescente di IA nella nostra vita quotidiana; la maggior parte delle persone non lo sa nemmeno, ma i leader aziendali lo sanno benissimo. Ecco perché il machine learning, la scienza dei dati, l’analisi dei dati e l’IA sono tra le professioni tecnologiche più richieste in questo momento.

Il problema, ovviamente, è che non ci sono abbastanza lavoratori qualificati per questi ruoli. Questo è un bene per i lavoratori disponibili, che vengono pagati bene e possono scegliere il proprio ruolo. È meno positivo per le imprese competitive, che potrebbero avere grandi idee su come implementare l’IA nella loro azienda, ma che all’atto pratico non hanno accesso alle competenze necessarie per realizzare queste visioni. Quindi, cosa fanno? Affidano lo sviluppo a società terze che, attraverso la procedura standard delle fusioni e delle acquisizioni, si riuniranno rapidamente in un piccolo numero di aziende concorrenti.

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Basti pensare alla storia di OpenAI e ChatGPT, a Microsoft e all’attuale esplosione dell’IA generativa. Improvvisamente, tutte le grandi aziende tech vogliono avere un equivalente di ChatGPT e la sensazione generale è che senza un chatbot IA all’altezza molte di esse falliranno. La stessa Apple, che tra i big è quella più indietro nello sviluppo dell’IA generativa, potrebbe fare cose dal forte impatto sulle nostre vite con questa tecnologia.

Il balletto delle fusioni e acquisizioni

Questa voglia di intelligenza artificiale si è trasformata rapidamente in una frenesia da acquisizioni nell’ambito di sviluppo dell’IA, caratterizzata da affari da capogiro e da un ambiente altamente competitivo. GlobalData riporta che gli affari legati all’IA sono aumentati del 43% nel primo trimestre del 2023, con 12,7 miliardi di dollari di transazioni nei primi tre mesi di quest’anno.

La concorrenza è un bene, ma in questo caso il passo successivo più probabile è che, per poter competere, le aziende abbastanza fortunate da primeggiare in questo spazio abbandoneranno i concetti di IA etica sulla base dell’antico argomento che se non lo fanno loro, lo faranno i loro concorrenti. Potremmo così vedere un’IA che funziona e basta, anziché funzionare bene. Man mano che il potere si consolida, si può prevedere una corsa al ribasso, seguita dall’emergere costante di un numero molto ristretto di protagonisti.

Nel frattempo, per rendere le cose ancora più “interessanti”, questi operatori produrranno motori di IA che contribuiranno alle decisioni di un numero crescente di aziende, distretti scolastici o clienti governativi. Questo scenario farà sembrare le affermazioni sull’egemonia dell’App Store di Apple come una gita a Disneyland, poiché gli stessi modelli di IA rifletteranno quasi certamente i pregiudizi di coloro che li possiedono. Ma forse tutto ciò non avrà molta importanza, perché tutti noi indosseremo i nostri begli occhiali per la realtà mista e passeremo qualche ora al giorno a esplorare un “metaverso” a pagamento per distrarci da ciò che sta accadendo.

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