IA e Data Scientist: i lavori del futuro stentano a decollare in Italia
La rivoluzione digitale, forse la più rapida e pervasiva fase di cambiamento che il genere umano abbia mai vissuto, sta modificando profondamente il mondo in cui viviamo. Automobili, elettrodomestici, device personali, macchinari per la produzione industriale. Molto presto tutto sarà connesso, intelligente e raccoglierà e immagazzinerà dati dalla cui analisi potranno emergere insight rivoluzionari.
Tutto questo avrà e ha già profonde ripercussioni su un mondo del lavoro in cui le competenze digitali sono sempre più indispensabili, dove assistiamo in maniera crescente alla sostituzione del lavoro manuale e, nel contempo, all’emergere di nuove figure professionali legate al mondo dei Big Data e dell’Intelligenza Artificiale.
Un processo quest’ultimo che, malgrado l’importanza e la centralità strategica del settore, nel nostro Paese stenta ancora a decollare come dimostrano i dati di Jobrapido, motore di ricerca di lavoro leader nel mondo. Attivo in 58 Paesi con oltre 80 milioni di utenti registrati, Jobrapido può contare su un ampio e aggiornato volume di dati che elabora, contestualizza e confronta, al fine di comprendere le più recenti evoluzioni del mercato del lavoro in Italia e nelle altre nazioni in cui opera.
Analizzando le posizioni aperte alla fine del 2018 per profili come Data Analyst e Data Scientist, sono emersi poco più di 300 annunci di lavoro concentrati soprattutto in Lombardia (115 Data Analyst e 74 Data Scientist), a cui seguono, con un significativo distacco numerico, il Lazio e l’Emilia Romagna. Un numero esiguo se si pensa che nei Paesi Bassi, un mercato sensibilmente più piccolo del nostro, le posizioni aperte nello stesso periodo hanno superato quota 1500, cinque volte il totale italiano.
Il ritardo emerge ancora più nettamente se si raffronta il dato del nostro Paese con quello di un mercato particolarmente avanzato come quello del Regno Unito, dove la domanda di Data Analyst e Data Scientist ha superato le 18000 unità.
Rimangono invece le medesime, in tutti e tre i Paesi in considerazione, le skill richieste a chi cerca lavoro nel mondo dell’IA e dei Big Data, con machine learning, conoscenza del linguaggio Python e di SQL, Apache Spark e Hadoop sempre al vertice dei desiderata. Simili anche le competenze non specifiche richieste, le cosiddette soft skills, che vanno dalla capacità di lavorare in team al problem solving, dalla flessibilità alla capacità di comunicare in maniera chiara ed efficace.
“Secondo una recente indagine di Gartner, già dal 2020 le IA creeranno più posti di quanti ne sostituiranno. Questo sarà però tanto più vero quanto più imprese e governi sapranno muoversi per creare le condizioni favorevoli per cogliere questo fondamentale trend evolutivo globale” ha dichiarato Rob Brouwer, CEO di Jobrapido. “Ciò significa investimenti in formazione, capacità di ripensare i propri modelli operativi e di business, politiche di sostegno all’innovazione tecnologica. Senza dimenticare che, insieme alle competenze digitali, il mercato del lavoro che si va delineando richiederà sempre più doti come creatività, pensiero critico e apertura al cambiamento, capacità squisitamente umane che andranno valorizzate e coltivate con altrettanta cura e attenzione”.