Microsoft Recall torna in versione opt-in: come evitare che diventi un problema per privacy e compliance
Microsoft ha rivisto la funzionalità Recall per i suoi PC Copilot+, insistendo sulla sicurezza di questo sistema di auto-sorveglianza. Il sistema funziona catturando screenshot del desktop Windows ogni pochi secondi, registrando le attività nelle applicazioni e memorizzando i risultati per consentire ricerche testuali o una navigazione visiva nella timeline. In sostanza, si tratta di un registro visivo delle attività con dati associati interrogabili tramite un modello di intelligenza artificiale.
Quando Recall è stato annunciato a maggio, è stato da subito criticato come un potenziale problema per privacy e sicurezza. In risposta a queste preoccupazioni, Microsoft ha ritardato il lancio per ripensare l’intero sistema e ha annunciato ieri nuove funzionalità legate proprio a sicurezza e privacy. David Weston, VP of enterprise and OS security di Microsoft, ha spiegato che gli utenti Windows non hanno nulla da temere dalle “sfide di sicurezza uniche” create e risolte con Recall, precisando innanzitutto che il “nuovo” sistema è opt-in e può essere completamente rimosso dalle impostazioni di Windows.
Inoltre, gli screenshot sono crittografati in un database vettoriale con le chiavi protette dal Trusted Platform Module del PC e l’accesso richiede l’autenticazione biometrica Windows Hello Enhanced Sign-in Security. Le operazioni sono poi eseguite all’interno di un Virtualization-based Security Enclave e sono implementati timeout di autorizzazione, limitazione della frequenza e protezioni anti-hammering.
Weston sottolinea anche che Recall non condivide dati con Microsoft o terze parti, né tra utenti diversi dello stesso dispositivo. Gli utenti hanno il controllo completo e possono eliminare, mettere in pausa o disattivare le registrazioni in qualsiasi momento.
Inoltre, Recall non salva la navigazione in modalità privata nei browser supportati, attività in app e siti web designati dall’utente e contenuti sensibili come password, numeri di ID nazionali e carte di credito (grazie a un filtro attivo di default).
Gli utenti, infine, hanno controlli per tempo di conservazione dei contenuti, allocazione dello spazio su disco per lo storage ed eliminazione dei record per tempo, app, sito web o interamente.
Nonostante tutte queste rassicurazioni di Microsoft, Recall solleva ancora interrogativi sulla sorveglianza digitale e sull’equilibrio tra utilità e privacy nell’era dell’intelligenza artificiale. Per le aziende, infatti, potrebbe ancora rappresentare un problema di governance dei dati, possibile sorveglianza remota del lavoratore e un setaccio con cui trovare prove in caso di audit o indagini della magistratura. L’efficacia delle misure di sicurezza e il reale controllo degli utenti sui propri dati rimangono quindi punti di discussione cruciali mentre Recall si avvicina al rilascio pubblico.