OpenAI ha annunciato il lancio del prototipo di SearchGPT, il suo tanto chiacchierato motore di ricerca basato sull’intelligenza artificiale. Questo tool di IA, attualmente in fase di test, promette di rivoluzionare il modo in cui interagiamo con le informazioni online, anche se per ora l’accesso è limitato a un gruppo selezionato di utenti e editori che si iscriveranno a una lista d’attesa.

SearchGPT si propone di offrire un’esperienza di ricerca più intuitiva e conversazionale. Utilizzando gli LLM di OpenAI (GPT-3.5, GPT-4 e GPT-4o), il sistema è progettato per fornire risposte rapide e dirette alle domande degli utenti, attingendo a informazioni aggiornate dal web. Una caratteristica interessante è la possibilità di porre domande di follow-up come in ChatGPT, permettendo così agli utenti di approfondire gli argomenti di loro interesse. Tra le sue funzionalità, SearchGPT può fornire informazioni sul meteo e su eventi imminenti, corredando le risposte con articoli di notizie pertinenti.

Nonostante l’entusiasmo di OpenAI, rimangono alcuni dubbi sulla reale innovazione di SearchGPT. Molte delle sue funzionalità sembrano infatti sovrapporsi a quelle già offerte da ChatGPT, senza contare il fatto che rivali come Microsoft Copilot e Google AI Overviews offrono già servizi simili. Ciò che potrebbe differenziare SearchGPT è la partnership strategica con News Corp, che permette l’accesso a contenuti di prestigiose pubblicazioni come il Wall Street Journal e The Atlantic.

OpenAI si impegna a citare chiaramente le fonti e i link quando SearchGPT fa riferimento agli articoli, cercando di affrontare le preoccupazioni sulla proprietà intellettuale. L’azienda guidata da Sam Altman sta anche introducendo un sistema per permettere agli editori di gestire la loro presenza su SearchGPT, in un tentativo di bilanciare gli interessi degli creatori di contenuti con le capacità del motore di ricerca IA.

Il lancio di SearchGPT mette anche in luce la complessa relazione tra OpenAI e Microsoft. Nonostante Microsoft sia un importante investitore in OpenAI, SearchGPT si pone come diretto concorrente di Bing e Copilot, i servizi di ricerca e assistenza IA di Microsoft. Questa mossa sottolinea quindi l’ambizione di OpenAI di mantenere una propria identità e competitività nel mercato dell’IA.

È importante notare che il lancio di SearchGPT avviene in un momento delicato per OpenAI, che non solo sta affrontando cause legali da parte di importanti editori per l’uso non autorizzato di contenuti nell’addestramento dei suoi modelli IA, ma che si trova di fronte anche a una difficile situazione finanziaria.

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OpenAI è in crisi?

Secondo un report di The Information, quest’anno OpenAI potrebbe infatti subire perdite significative fino a 5 miliardi di dollari, rischiando addirittura il fallimento nei prossimi 12 mesi. Questo scenario si delinea principalmente a causa degli enormi costi operativi. L’azienda spende infatti circa 700.000 dollari al giorno solo per mantenere attivo ChatGPT, con previsioni di spesa per il 2024 di 7 miliardi di dollari per l’addestramento dei modelli IA e 1.5 miliardi per il personale.

Sebbene OpenAI generi entrate considerevoli (tra 3.5 e 4.5 miliardi all’anno) principalmente da ChatGPT e dall’accesso ai suoi modelli linguistici, queste non sono sufficienti a coprire i costi operativi. L’azienda ha già raccolto oltre 11 miliardi in finanziamenti ed è valutata 80 miliardi, ma sta operando quasi alla massima capacità, con la maggior parte dei suoi server dedicati a ChatGPT.

Nonostante queste sfide finanziarie, il CEO Sam Altman, che in una mossa dal sapore protezionistico ha fatto un appello per la creazione di una task force internazionale per limitare lo sviluppo della IA nei paesi autoritari (paura della concorrenza cinese?), mantiene il focus sull’obiettivo ambizioso di raggiungere l’intelligenza artificiale generale (AGI), ma l’attuale situazione finanziaria solleva interrogativi sul futuro di OpenAI e sulla sostenibilità del suo modello di business nel competitivo settore dell’IA.

E potrebbe esserci proprio questo momento di difficoltà di OpenAI dietro il preoccupante crollo borsistico di ieri che ha avuto inizio negli USA, dove il Nasdaq ha subito la sua più grande perdita giornaliera dal 2022, con un calo del 3,6% che ha cancellato circa 1 trilione di dollari di valore di mercato.

Il crollo si è poi diffuso in Europa e Asia. In Europa, l’indice Stoxx 600 ha chiuso in ribasso dello 0,7%, con significative perdite per aziende di semiconduttori come ASML, Infineon Technologies e STMicroelectronics, mentre in Asia giganti tecnologici come Samsung, Sony e SoftBank hanno registrato cali considerevoli, con l’indice Nikkei giapponese che ha chiuso in ribasso del 3%.

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L’attuale CEO di OpenAI, Sam Altman

A farne le spese sono state anche le cosiddette “magnificent seven”, le sette grandi aziende tecnologiche che includono Nvidia, Tesla, Alphabet (Google), Microsoft, Apple, Meta (Facebook) e Amazon. Queste aziende avevano visto un’impennata nei loro valori azionari negli ultimi mesi grazie all’entusiasmo per l’intelligenza artificiale, ma proprio l’IA, con i suoi enormi costi di mantenimento e i ricavi tutt’altro che certi e sostenibili, sta facendo temere per una situazione sempre più complessa.

Tesla, in particolare, ha subito il suo peggior calo dal 2020, perdendo il 12% dopo che il suo CEO Elon Musk ha annunciato una diminuzione del 45% nei profitti e ha posticipato i piani per la presentazione dei robotaxi a guida autonoma. Tuttavia, l’entità e la durata di questa flessione dipenderanno in gran parte dai prossimi rapporti sugli utili di aziende chiave come Microsoft, Meta, Apple, Amazon e Nvidia.