Un’ampia coalizione composta da esperti di intelligenza artificiale, economisti, giuristi e dodici ex dipendenti di OpenAI ha rivolto un appello ufficiale ai procuratori generali della California (Rob Bonta) e del Delaware (Kathy Jennings) per impedire la ristrutturazione interna proposta da OpenAI, ritenuta in contrasto con la missione originaria dell’organizzazione.

Secondo questa coalizione, il piano di riorganizzazione metterebbe fine al controllo da parte dell’organizzazione no-profit su cui si fonda OpenAI, consegnando invece le redini dello sviluppo e della distribuzione dell’intelligenza artificiale generale (AGI) a investitori privati. Un cambio di rotta che secondo i membri della coalizione costituirebbe una violazione dello statuto legale di OpenAI e dei principi fondanti sanciti dal suo atto costitutivo, che vieta espressamente l’organizzazione “per il guadagno privato di qualsiasi individuo”.

La lettera della coalizione indirizzata ai procuratori generali è stata firmata da figure eminenti come i premi Nobel Oliver Hart, Geoffrey Hinton e Joseph Stiglitz, e richiama l’attenzione sulla necessità di tutelare il carattere pubblico e l’obiettivo filantropico di OpenAI in un momento cruciale per il futuro dell’intelligenza artificiale.

OpenAI è nata nel 2015 come organizzazione no-profit con l’obiettivo di garantire che l’AGI porti benefici a tutta l’umanità, mentre nel 2019 è passata a un modello a profitto limitato, strutturando una partnership con ritorni finanziari per gli investitori ma mantenendo il controllo completo da parte del consiglio direttivo della fondazione no-profit. Questo assetto era stato ideato per garantire che il controllo dello sviluppo dell’AGI rimanesse ancorato a finalità pubbliche.

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Tuttavia, secondo la coalizione, l’attuale proposta di ristrutturazione mira ad abolire questo equilibrio: il nuovo assetto darebbe infatti controllo decisionale agli azionisti privati, spostando di fatto la governance da un ente filantropico a un’impresa a scopo di lucro.

La richiesta della coalizione è ulteriormente rafforzata da dodici ex dipendenti di OpenAI, che hanno ricoperto ruoli chiave nei settori della ricerca, delle policy e della governance e che hanno testimoniato come come l’organizzazione abbia inizialmente operato nel rispetto rigoroso dei principi della mission originaria. In seguito, però, i valori fondanti di OpenAI si sono piegati a logiche commerciali e le dinamiche interne si sono allontanate dall’iniziale mandato no-profit, fino a culminare nel piano di ristrutturazione che oggi, secondo gli ex dipendenti, minaccia di recidere il legame tra la fondazione e il controllo dell’AGI.

La coalizione conclude la lettera sollecitando un intervento concreto delle autorità legali. Invita infatti i due procuratori a richiedere piena trasparenza sui meccanismi di governance attuali e su quelli proposti, e, se necessario, a intraprendere azioni legali per garantire che OpenAI resti fedele ai suoi obblighi statutari di ente no-profit. “Avete oggi il potere di proteggere lo scopo caritatevole di OpenAI per conto dei suoi beneficiari, tutelando l’interesse pubblico in un momento potenzialmente decisivo nello sviluppo di questa tecnologia”, si legge nella lettera.

Con il rapido progresso nello sviluppo dell’AGI, l’esito di questa disputa interna potrebbe avere ripercussioni non solo per OpenAI, ma anche per il modello globale di regolamentazione dell’intelligenza artificiale. In gioco c’è infatti il principio secondo cui tecnologie capaci di trasformare l’economia, il lavoro e la società debbano rimanere sotto il controllo pubblico e non finire in mano esclusiva agli interessi degli azionisti.

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