Internet of Things, l’Italia può vincere la sfida
Cos’ha a che fare un’affettatrice rosa confetto con Microsoft Azure? Per capirlo bisogna partire dalla constatazione che il nostro Pese ha alcune caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto a sviluppare il mercato degli oggetti intelligenti. L’internet delle cose è stato in effetti definito l’artigianato dell’era digitale. Non si tratta di solo monitoraggio di attività produttive, impianti o abitazioni, ma di innumerevoli oggetti di uso comune che possono acquisire qualcosa in più fatto di tecnologia, servizi e valore aggiunto.
Ma se l’aspetto tecnologico dell’operazione diventa ogni giorno più facile da implementare ed economico da integrare, l’ergonomia, il design e l’originalità degli oggetti da rendere intelligenti richiedono competenze che in Italia non sono difficili da reperire. Anzi, si può ben dire che lo stivale tanto bistrattato, con il suo milione e mezzo di imprese artigiane non è secondo a nessuno quando si tratta di costruire oggetti capaci di stupire, siano essi strumenti meccanici, lampade, gioielli o elementi d’arredo.
Se a questo si aggiunge che, a dispetto del digital divide che ancora affligge alcune aree, siamo tra le nazioni più orientate al mobile di tutto l’occidente, si può intuire quanto il mercato dell’IoT sia pronto a decollare qui prima che altrove.
Per favorire questo processo hanno deciso di unire le forze Microsoft e STMicroelecronics, realtà nostrana di peso internazionale che da quasi trent’anni si occupa di semiconduttori e che nel 2014 ha ottenuto ricavi netti per 7,4 miliardi di dollari.
Il momento e il posto giusto
Tra cinque anni saranno oltre 50 miliardi gli oggetti dotati di una certa intelligenza e connessi alla rete, molti dei quali faranno parte della sfera di attività quotidiana di ciascun individuo, che ne userà quotidianamente sei o sette, dai sensori indossabili agli utensili, dai mezzi di trasporto ai giocattoli, dai prodotti per l’intrattenimento a quelli per la salute. Questo scenario era considerato fino a poco tempo fa potenzialmente ingestibile, per il traffico generato e la complessità di sviluppo di sistemi ben armonizzati tra loro. Oggi le cose sono cambiate, sviluppare soluzioni IoT è diventato molto più facile ed economico, le reti sono più affidabili e pervasive e soprattutto c’è il cloud come elemento abilitante.
Per Carlo Purassanta, il nostro Paese resta ancora indietro quanto a diffusione della tecnologia informatica, ma è particolarmente avanti nell’attitudine all’uso della stessa da parte dei consumatori. Anzi, il Ceo di Microsoft Italia cita studi che ci fotografano come talmente tech-addicted da essere per il 64% disponibili a farci impiantare un chip nel corpo pur di averne qualche tipo di vantaggio. Questo mentre l’Istat ricorda che nel 2014 sono ancora un terzo gli italiani che non hanno mai navigato in Internet e che solo il 64% delle famiglie ha una connessione domestica.
Questa apparente arretratezza, in contrasto con la forte attitudine, sembra proprio un terreno favorevole per l’industria che volesse sviluppare l’IoT anche come metodo per rendere l’uso dei servizi della rete separato dall’operazione stessa di navigazione, che per una certa fascia della popolazione risulta ancora ostica.
Un accordo che piacerà ai piccoli
L’accordo firmato tra STMicroelectronics e Microsoft punta a favorire proprio chi ha voglia di cavalcare quest’onda. Il punto di partenza è l’STM32, una completa famiglia di microcontrollori per ambienti di sviluppo a 32 bit basati su Cpu ARM da Cortex-M0+ a Cortex-M7. Si tratta di soluzioni a basso costo, modulabili dalle versioni a modestissimo consumo a quelle a relativamente alte prestazioni.
Quanto ai sensori, si va da quelli di movimento, del tutto analoghi a quelli inseriti nei migliori smartphone, ai microfoni digitali, da quelli ambientali, capaci di misurare pressione, umidità e temperatura, alle videocamere miniaturizzate. ST si è sforzata di rendere agevolmente abbinabili i microcontrollori con i sensori, creando un sistema di building block facile da assemblare, con i componenti montati su piccole board che semplificano la fase di prototipazione. In questo modo lo sviluppatore potrà partire con un investimento di poche centinaia di dollari e avrà tutto il necessario per creare la sua applicazione. Questo consente di abbassare la barriera all’ingresso per inserire la tecnologia negli oggetti, rendendo il processo alla portata della piccola azienda artigiana.
Quanto a Microsoft, abbinerà alle soluzioni hardware e all’ambiente di sviluppo ST i servizi cloud della sua Azure IoT Suite per la raccolta e l’analisi dei dati, garantendo scalabilità, geo-referenziazione, sicurezza e gestione dei device.
Anche le affettatrici, a volte, si connettono
Un esempio di come un’impresa italiana decisamente tradizionale possa creare valore sfruttando una semplice applicazione dell’IoT è quello di Minerva. Specializzata da 70 anni nella meccanica di precisione delle affettatrici per uso personale e industriale, l’azienda bolognese ha saputo resistere alla tentazione di portare la produzione oltre confine, e ora ha trovato un modo ingegnoso per dare valore aggiunto al suo mercato tradizionale. Ha infatti implementato una soluzione per rendere oggetti intelligenti e connessi le sue macchine, semplicemente monitorandone con precisione il consumo di corrente, tramite un circuito che può essere montato internamente o aggiunto alle affettatrici all’altezza del cavo di alimentazione, senza intaccarne la progettazione. L’analisi dell’assorbimento consente di intuire nel dettaglio quale tipo di utilizzo si sta facendo della macchina, aiutando a monitorarne l’usura e suggerendo l’intervento in caso di manutenzione necessaria. Inoltre è possibile limitare gli accessi allo strumento solo alle persone autorizzate, riducendo il rischio di incidenti, e in futuro il sistema potrà anche leggere il codice a barre degli alimenti da lavorare per creare statistiche ancora più dettagliate.
Anche il gruppo Cimbali ha dotato le sue macchine da caffè di un sistema di monitoraggio remoto, raccogliendo dati preziosi sul loro funzionamento, assicurando anche il controllo dei guasti.
Mentre Arduino litiga…
Impossibile non ravvisare nelle caratteristiche della soluzione ST diversi elementi del progetto Arduino, una delle migliori idee nell’IoT, nata in Italia ma apprezzata anche all’estero. Dall’approccio modulare all’ambiente di sviluppo integrato e open, è evidente l’ispirazione. Del resto lo scontro tra i fondatori della società piemontese sta dilaniando una realtà che sulla vendita delle schede stava facendo registrare un giro d’affari da 15 milioni di euro l’anno, con prospettive di crescita eccellenti. Sempre che la battaglia legale tra Gianluca Marino e Massimo Banzi non porti ad affondare uno dei pochi fiori all’occhiello nel panorama tecnologico di casa nostra. Intanto, com’è evidente, la concorrenza non sta a guardare.