La Internet of Things si conferma al centro nello sviluppo digitale in Italia con un mercato che ha raggiunto i 2,8 miliardi di euro nel 2016, il 40% in più rispetto all’anno precedente. La spinta per una simile crescita è arrivata sia dalle applicazioni consolidate che sfruttano la connettività cellulare (1,7 miliardi di euro, +36%), sia da quelle che utilizzano altre tecnologie (1,1 miliardi di euro, +47%).

Un boom di grande rilievo e in linea (o superiore) a quello di altri Paesi occidentali, anche se in larga parte deriva dagli obblighi relativi allo Smart Metering Gas, che impongono alle utility di mettere in servizio almeno 11 milioni di contatori intelligenti entro la fine del 2018.

Tuttavia, anche “depurando” il valore del mercato IoT dagli effetti della normativa, nel 2016 si evidenzia comunque una crescita di tutto rispetto, superiore al 20%. Oltre ai contatori gas, è la Smart Car a guidare il mercato, con 7,5 milioni di auto connesse circolanti: questi due ambiti da soli rappresentano più della metà del fatturato IoT. E se si aggiungono le applicazioni negli edifici (Smart Building), soprattutto per la sicurezza, si supera il 70% del valore totale.

Insieme al mercato cresce il numero degli oggetti. In Italia sono già 14,1 milioni quelli connessi tramite rete cellulare (+37%), senza contare gli oggetti che sfruttano altre tecnologie di comunicazione, come i 36 milioni di contatori elettrici connessi tramite PLC (Power Line Communication), gli 1,3 milioni di contatori gas che comunicano tramite radiofrequenza e i 650.000 lampioni per l’Illuminazione intelligente connessi tramite PLC o radiofrequenza.

Sono alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano presentata questa mattina al convegno Internet of Things: oltre gli oggetti, verso i servizi.

Tra gli ambiti IoT ancora in stato embrionale, in particolare tre vanno monitorati. La Smart City, il cui potenziale è ancora ampiamente da esprimere, il Retail con la possibilità di raccogliere moltissimi dati sul comportamento dei clienti all’interno del negozio, e la Smart Agriculture, dove l’IoT offre opportunità non solo in termini di tracciabilità dei prodotti, ma anche per la gestione delle attività agricole, soprattutto se si guarda a colture ad alto valore.

Sul versante più tecnologico in Italia sono state raggiunte alcune tappe importanti per quanto riguarda i protocolli a lungo raggio. La rete SigFox a fine 2016 era già in grado di coprire oltre il 70% della popolazione italiana, diventando la prima rete pubblica LPWA (Low Power Wide Area) dedicata ad applicazioni IoT disponibile a livello nazionale.

La tecnologia LoRaWAN è in fase di sperimentazione in varie città italiane da parte di più attori, come iNebula, Ray Way, Telemar, Unidata, mentre più matura è la realizzazione di A2A Smart City nei territori di Milano, Brescia e Bergamo.

Infine, è stata completata la ratifica dello standard Narrow-Band IoT (NB-IoT) e gli operatori hanno annunciato anche in Italia la disponibilità di servizi commerciali entro fine 2017, mentre già parte la sperimentazione sui servizi per l’IoT delle future reti 5G grazie ad un bando del MISE sull’uso delle frequenze 3.6-3.8 GHz.