La Internet of Things promette di rivoluzionare il modo in cui usiamo ogni dispositivo elettrico ed elettronico, ma quanto è lontana l’epoca in cui gli oggetti di uso quotidiano potranno dialogare con noi e tra di loro? E quanto costerà rimpiazzare apparecchiature e impianti già esistenti (caldaie, condizionatori, illuminazione, antifurto, sistemi di intrattenimento…) con altri che siano abilitati a queste tecnologie? Sui due piedi, le risposte a queste domande potrebbero essere rispettivamente nell’ordine degli anni e delle migliaia di euro per ogni abitazione.

Secondo Massimilliano Aroffo, Angela Loi e Salvatore Mulliri, fondatori della startup Homy Automation, potrebbero bastare pochi mesi e qualche centinaio di euro per abilitare gli apparecchi già installati a collegarsi a Internet ed entrare a pieno titolo nella Internet of Things. Il trucco è riuscire a sfruttare i canali di comunicazione di cui già molti di questi apparecchi dispongono, come il normale telecomando a infrarossi o uno dei diversi standard di comunicazione della domotica.

A metterli tutti insieme e permettere loro di dialogare penserebbe Pimpy, un dispositivo che ha più o meno le dimensioni di un router Wi-Fi e che funziona da hub per connettere tutti i dispositivi della casa a Internet e rendere le loro funzioni disponibili agli utenti tramite un’interfaccia grafica intuitiva.

Pimpy al momento è un prototipo, e Homy Automation ha lanciato una campagna di crowdfunding sul sito Indiegogo per industrializzare il progetto e produrre il primo lotto di dispositivi. Abbiamo chiesto ai fondatori di spiegarci meglio il progetto, e raccontare la loro esperienza con una startup tecnologica che sta aggirando i percorsi “istituzionali”.

Computerworld Italia: Cos’è Pimpy e cosa permette di fare in pratica?

Homy Automation: Pimpy è un apparecchio che può trasformare una casa comune con elettrodomestici di vecchia concezione, in una casa intelligente. Può controllare tutti gli apparecchi che hanno un telecomando come l’aria condizionata, il televisore, le tende da sole o i cancelli dei garage. Inoltre è compatibile con i nuovi dispositivi IoT che rispettino uno standard, per esempio ZeegBee o Home Kit di Apple.

Con una piccola spesa si possono aggiungere a Pimpy alcuni prodotti per il risparmio energetico, collegando alle prese intelligenti le stufe, lo scaldabagno elettrico, il forno, la lavatrice, la lavastoviglie. In questo modo si rendono intelligenti anche gli apparecchi privi di telecomando. Con le lampadine a LED che si comandano via Wi-Fi si possono automatizzare le luci.

A tutto questo si possono aggiungere un sistema di videosorveglianza compatibile, termostati, valvole intelligenti montate sui termosifoni, aspirapolvere robot e serrature intelligenti per migliorare la sicurezza e la comodità della casa. Il tutto senza complesse installazioni e la necessità di studiare tanti e diversi libretti di istruzioni.

L’interfaccia su smartphone è studiata per essere user friendly e ha tre modalità di utilizzo, ma Pimpy può anche essere quasi autonomo. Grazie ai suoi sensori di temperatura, umidità, qualità dell’aria e movimento, uniti alle funzionalità degli smartphone come GPS, sveglia e agenda, può proporre nuove impostazioni.

Pimpy si controlla con un'app per smartphone,

Pimpy si controlla con un’app per smartphone,

Per esempio, può suggerire di spegnere i dispositivi inutilizzati quando si esce, oppure un’impostazione notturna per le luci dei corridoi, attivata dai sensori di movimento.

Può attivare l’aria condizionata o il riscaldamento quando percepisce che gli abitanti stanno tornando a casa, oppure attivare l’aspirapolvere robot al momento dell’uscita.

È anche in grado di collegarsi a servizi su internet per ottenere informazioni, per esempio grazie al meteo può decidere se attivare o meno gli irrigatori del giardino o abbassare le tende da sole.

Le potenzialità sono enormi e in continua crescita, perché grazie all’aggiornamento delle app e al mercato dell’IoT in evoluzione, ci saranno sempre nuovi dispositivi compatibili e nuove funzionalità da attivare.

CWI: In cosa si differenzia dagli altri sistemi domotici?

Homy: Le soluzioni di domotica finora sono state caratterizzate da grossi impianti da integrare all’interno di muri e scatole elettriche, dal costo di decine di migliaia di euro. Un impianto di questo tipo si poteva installare durante una ristrutturazione importante o ancora meglio durante la costruzione della casa. Una volta installato era immutabile: non si poteva aggiungere o migliorare quasi nulla, non era compatibile con le novità sul mercato, a meno di fare nuovi lavori e nuove spese importanti.

Ultimamente invece il mercato dell’IoT ha lanciato dei piccoli dispositivi economici, privi di installazione, ma con alcuni difetti: ognuno mantiene il proprio standard e la propria interfaccia, quindi non sono in grado di dialogare tra loro.

Ogni dispositivo IoT ha un suo standard e una sua interfaccia, e non può quindi parlare con gli altri

Pimpy prova a superare i limiti di entrambi gli approcci. Con una spesa minima e nessuna installazione consente di unificare in un’unica interfaccia tutte le funzioni della casa. Permette agli apparecchi tradizionali di dialogare tra loro (se accendo la TV, spengo lo stereo) e con il mondo delle informazioni personali (accendo la stufa nel bagno quando suona la sveglia) e globali (se piove non faccio partire l’irrigazione del prato).

Il fatto che Pimpy guardi anche ai vecchi apparecchi, quelli con il telecomando, permette di dare nuova vita agli elettrodomestici che abbiamo, rendendoli più efficenti e smart.

È un aiuto per il portafogli e un doppio aiuto per l’ambiente, perché oltre al risparmio energetico, c’è la riduzione dei rifiuti tecnologici.

CWI: Qual è il funzionamento tecnico “dietro le quinte”?

Il cuore pulsante di Pimpy sarà una scheda che verrà progettata e realizzata da un’azienda specializzata secondo le nostre specifiche. Stiamo lavorando per far sì che l’hardware sia molto affidabile e che abbia consumi minimi. Attualmente i nostri prototipi sono basati su schede Raspberry Pi e Arduino. Questo ci ha consentito di concentrarci sul disegno delle funzionalità e sulla programmazione e test  del software in maniera agile, potendo adattare rapidamente la configurazione dell’hardware.

Sul prototipo abbiamo personalizzato una distribuzione Linux derivata da Raspbian, alleggerita di tutti i pacchetti non necessari, e il software di Pimpy sviluppato da noi. Abbiamo dovuto estendere il codice del progetto LIRC (Linux Infrared Remote Control http://www.lirc.org) per facilitare il riconoscimento automatico dei telecomandi IR. Tutte le modifiche al codice sotto licenze OSI (Open Source Initiative) verrà rilasciato con la stessa modalità. La possibilità di rilasciare anche il nostro software è attualmente in fase di valutazione. Di sicuro, renderemo sicuramente open source alcune librerie che stiamo sviluppando per la gestione dei sensori.

La comunicazione  tra l’applicazione su smartphone e Pimpy avverrà per mezzo di un sistema di messaggistica dedicato. Stiamo valutando se ospitare il servizio su dei server della Homy Automation o se rivolgerci a una compagnia di telecomunicazione, con cui stiamo già trattando. La scelta cadrà sulla soluzione più sicura, affidabile e che garantisca rapida scalabilità.

CWI: Prevedete di ricavare, e utilizzare, dati sull’utilizzo degli apparecchi domestici?

Un altro limite dell’attuale panorama Iot è la mancanza di attenzione verso i dati, gestiti con formati proprietari e utilizzati esclusivamente per il singolo fine dell’apparecchio. Noi abbiamo pensato a Pimpy come un accentratore di funzioni, ma quando si parla di Iot si parla anche di dati, che verrano quindi raccolti e organizzati da Pimpy per gli usi della famiglia e, previa autorizzazione, potrebbero essere forniti in forma anonima per usi pubblici.

Pensiamo per esempio alle prese intelligenti che possono monitorare i consumi dei grandi elettrodomestici energivori (scaldabagno e stufe elettriche, aria condizionata, lavatrice e lavastoviglie). Questi dati serviranno a livello famigliare per ottimizzare i consumi domestici, ma se raccolti a livello di smart city o di pianificazione energetica, possono dare un contributo al miglioramento delle reti di distribuzione elettrica.

I dati raccolti in forma anonima possono aiutare a migliorare le reti di distribuzione elettrica

Vorremmo però garantire ai nostri clienti che i loro dati verranno trattati in maniera sicura e trasparente.

CWI: State cercando finanziamenti su Indiegogo. È una scelta filosofica o non avete riscontrato interesse tra gli investitori più tradizionali? (VC, incubatori, angels)

Siamo arrivati al crowdfunding dopo esserci scontrati con le agevolazioni pubbliche alle startup. Uno strumento pensato per realtà diverse dalle nostre, poco adatto ai tempi frenetici delle tecnologie.

Non mi si può chiedere sei mesi prima un elenco della tecnologie di cui avrò bisogno, perché nel tempo necessario all’approvazione del finanziamento sarà cambiato tutto, e anche l’idea che sembrava vincente sarà stata superata.

I meccanismi delle agevolazioni pubbliche per le startup non sono pensate per i tempi frenetici della tecnolgoia

Il crowdfunding è per noi un modo per organizzare il nostro lavoro in maniera creativa e adeguata alle nostre esigenze. Chi compra Pimpy tramite crowdfunding non vuole sapere se ho un ufficio, non ha bisogno di un foglio firmato da Apple che attesti che il software che sto usando sia nuovo e non usato (per citare due delle cose che chiedevano per il finanziamento statale e che non potevamo fornire), non mi chiede di aspettare a comprare l’attrezzatura. Il pubblico del crowdfuding vuole una cosa che, paradossalmente, il finanziamento statale non mi richiede: terminare il mio lavoro e consegnare un prodotto bello, funzionante e utile.

Inoltre, il crowdfunding internazionale ci sta dando tantissima pubblicità. Il nostro progetto si sta diffondendo e abbiamo già ricevuto numerose proposte da rivenditori, VC e incubatori.

È stata una scelta che si è già rivelata vincente.

Trovate altre informazioni su Pimpy sul sito di Homy Automation e sulla pagina di Indiegogo da cui è possibile acquistare uno dei primi esemplare e finanziare così il progetto.