Nel 2021 i robot ruberanno il 6% dell’occupazione americana
Il The Guardian ha riportato nei giorni scorsi alcuni dettagli su un nuovo studio di Forrester in cui si stima anche l’impatto che la robotica avrà sul mondo del lavoro statunitense da qui al 2021. Il dato che salta subito all’occhio, e in maniera piuttosto inquietante, è che secondo questa ricerca in soli cinque anni il 6% dell’attuale forza lavoro negli USA potrebbe essere eroso a causa della sostituzione dei professionisti in carne o ossa con macchine intelligenti, la cui maggior efficienza e i cui minori costi di gestione sono elementi che faranno sempre più gola alle aziende di grandi dimensioni.
Lo scenario ipotizzato dallo studio di Forrester fa riferimento non solo a quei robot indipendenti o teleguidati che operano ormai da anni nelle catene di montaggio, ma anche a quelli che spostano e prelevano merci nei magazzini nel settore della logistica, per non parlare dei chatbot che sfruttano l’intelligenza artificiale e la comprensione del linguaggio naturale per interagire con utenti in carne e ossa e fornire informazioni o gestire operazioni di troubleshooting.
i robot e in generale l’IA sostituiranno pesantemente l’elemento umano nel settore dei trasporti
La riduzione del 6% della forza lavoro riportata nella ricerca si spiega anche con un immediato futuro in cui i robot e in generale l’IA sostituiranno pesantemente l’elemento umano nel settore dei trasporti. Si pensi solo ai taxi di Uber, ai camion per il trasporto merci o ai mezzi pubblici che nei prossimi anni saranno dotati di sistemi di guida autonoma che, di fatto, renderanno inutile la presenza di un autista in carne e ossa.
E che dire dei già citati chatbot? Facebook conta di sfruttarli sempre più massicciamente e ciò significa che non ci sarà più bisogno di una persona fisica come un commesso o un receptionist per rispondere a richieste degli utenti, per non parlare poi di quei sistemi avanzati di IA in grado di scrivere autonomamente news o articoli per il settore dei media rendendo superfluo in molti casi il lavoro di un giornalista.
È poi vero che si sta parlando di stime e di ipotesi che non tengono conto né di eventuali piani governativi per arginare il fenomeno, né di un probabile rallentamento dello sviluppo di queste tecnologie, che potrebbe portare al raggiungimento di quel 6% non fra cinque anni ma tra molto di più. Rimane comunque evidente come quelli della robotica e dell’intelligenza artificiale siano temi destinati a tornare sempre più spesso alla ribalta e a cambiare radicalmente il nostro modo di vivere e lavorare.